Il nuovo serbatoio per il DEA non può essere montato, ditta impegnata al nord

Il nuovo serbatoio per il DEA non può essere montato, ditta impegnata al nord

“Quello che avete letto fin qui, non lo troverete su nessun giornale. Il giornali locali finora hanno raccontato un’altra storia. La storia di un’azienda che con il suo serbatoio di gas medicali, impedisce alla “povera” Asl di Lecce di aprire subito il DEA. Cioè la storiella, che racconta una mezza verità, raccontata nell’ordinanza di Emiliano. Oppure troverete la storiella trionfale, densa di quell’esaltazione collettiva che in questi giorni ha come allucinato tutti gli italiani, di un Dea che a breve sarà messo in efficienza. Senza verificare che invece dal 21 dicembre scorso il Dea poteva già aprire e che già dal 28 febbraio poteva mettere a disposizione 40 posti per i malati di covid-19.”

Così si conclude l’inchiesta pubblicata il 15 marzo scorso sul sito il tacco di Italia, in merito al nuovo Dea di Lecce che dovrebbe tramutarsi in ospedale COVID. Se parliamo di verità però, va detto che la storia del Dea (dipartimento emergenza e assitenza) e del perchè non apre in un’emergenza come quella che stiamo vivendo, é stata già raccontata su Sanità Salento l’11 marzo e a seguire in un secondo articolo del giorno successivo. E’ la storia e non storiella che abbiamo descritto dopo un’attenta ricerca, dopo aver raccolto interviste, documentazione, materiale fotografico. Un lavoro dettagliato proprio per riportare i fatti come sono, cercando anche di ascoltare la versione dell’asl, seppure invano. Va detto sempre per amore di verità, che il Dea poteva funzionare con l’ossigeno a disposizione della terapia intensiva a fine febbraio, a dicembre erano pronti i locali, ma si dovevano effettuare verifiche e collaudi anche del serbatoio criogenico. Ad ogni modo avremmo avuto già da febbraio, 40 posti letto pronti tra terapia intensiva e sub intensiva.

Screditata un’intera categoria
Spiace che Il tacco di Italia non si sia accorto di quanto scritto su Sanità Salento, già quattro giorni prima di pubblicare l’inchiesta il 15 marzo. Spiace soprattutto che venga screditato un lavoro che ogni giorno si fa proprio per raccontare la verità, spesso da soli, per questo più faticoso perchè senza grosse testate alle spalle o agganci che possano proteggere, spesso pagando il prezzo di questa ricerca della verità. Ci si aspetta proprio da chi conosce bene questo mestiere, che prima di screditare pubblicamente un’intera categoria come quella dei giornalisti locali, abbia la certezza di quanto si affermi, sopratutto se sono affermazioni lesive della professione.

Si smonta il serbatoio di ossigeno del Dea, per suddividere quello del “Fazzi” in tre.
A propostio di verità e del ruolo dell’informazione, va detto che l’azienda che doveva montare il nuovo serbatoio di ossigeno nel Dea, in sostituzione di quello che c’era già da dicembre scorso, montato dall’impresa Rivoira, è impegnata al nord in altri nosocomi e pertanto non sarebbe in condizione di installare un nuovo serbatoio, come avrebbe voluto l’asl salentina e come scritto nero su bianco sull’ordinanza di Emiliano, almeno non sarebbe possibile nei tempi brevi richiesti. La ditta avrebbe dato circa venti giorni, prima di poter portare il serbatoio al Dea. Troppo tempo in questa emergenza, pertanto l’impresa avrebbe sub appaltato i lavori per collegare il serbatoio dei gas medicali del “Vito Fazzi” già esistente al vicino, ma non vicinissimo, Dea. Risultato: l’ossigeno che serve attualmente la terapia intensiva dell’ospedale leccese e del polo oncologico, dovrà servire anche la terapia intensiva del Dea, non appena sarà completato il collegamento.

Partiti i lavori per collegare Fazzi, oncologico e Dea.
Venerdì scorso sarebbero cominciati i lavori in una corsa contro il tempo perché proprio in questi giorni é previsto il picco della diffusione del COVID-19, con possibili aumenti di pazienti bisognosi di terapia intensiva e l’asl sta facendo di tutto per arrivare pronta, speriamo ci riesca. Resta il fatto però che i gas medicali a disposizione, dovranno essere divisi fra tre strutture ospedaliere: “Fazzi”, Oncologico e Dea, quando forse un mese fa si poteva avere un serbatoio dedicato con una capienza di 16mila litri solo per il Dea.

Parte dell’inchiesta:

11/03/20 Si smonta il serbatoio del Dea, per montarne un altro

12/03/20 Smontato il serbatoio di ossigeno nel Dea, pronto fra dieci giorni

Roberta Grima
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