Si vorrebbe costituire parte civile il sindaco di Martano Fabio Tarantino, qualora si dovesse aprire il processo sul caso del poliambulatorio del suo comune. La decisione spetterà però alla giunta comunale che si dovrà riunire e votare sul da farsi. Certo è che come dice il primo cittadino l’amministrazione comunale che rappresenta la cittadinanza risulta parte offesa.
Tutto si chiarirà il 15 ottobre quando si discuterà l’udienza preliminare.
L’inchiesta é stata condotta dal sostituto procuratore di Lecce Alessandro Prontera dopo un lavoro di due anni di indagini portate avanti con il supporto della guardia di finanza e che si è concluso con la richesita di rinvio a giudizio dell’ingegnere Fiorenzo Pisanello ex dipendente dell’Asl leccese e responsabile dell’area tecnica dell’ente, nonchè delle procedure riguardanti i lavori sullo stabile finanziati dalla comunità europea. Insieme a lui é stato rinviato a giudizio anche Antonio Leo all’epoca dei fatti direttore dei lavori.
Rinviati a giudizio
Con loro potrebbero andare a processo anche gli imprenditori che hanno preso parte alle opere strutturali e non del poliambulatorio: Francesco Reddavide rappresentante legale e amministratore di “Atitecnica 85”, Cosimo Partipilo amministratore della società mandataria “Edilmat”, Gaetano Nattuzzi direttore di cantiere a Martano in rappresentanza della società “Elettra” società mandante dell’associazione temporanea di imprese, infine Salvatore Martinelli rappresentante legale di quest’ultima.
I capi di imputazione a vario titolo sono: abuso d’ufficio, peculato, falso ideologico e materiale, frode nelle forniture pubbliche.
SanitàSalento aveva aperto un’inchiesta giornalistica sulla struttura sin dal 2018 con un articolo dell’otto aprile al quale poi ne seguirano tanti altri sino ad oggi. Il caso arrivò ai media nazionali con un servizio di “Striscia La notizia”, vennero stimolate le istituzioni, il sindaco convocò un consiglio monotematico alla presenza del direttore dell’Asl Rodolfo Rollo, si cominciò a porre attenzione a quello che stava accadendo: opere pubbliche finanziate dalla comunità europea per poco più di 4 milioni di euro, che l’Asl leccese avrebbe dovuto ricere per realizzare un polo nuovo accanto a quello esistente e per mettere a norma lo stabile già in loco. Il tutto avrebbe portato ad un risparmio di denaro pubblico evitando all’azienda sanitaria salentina di pagare il canone di affitto per la sede del 118 e la guardia medica, oltre ad ottenre nuovi spazi per ulteriori servizi.
Somme perse, opere incomplete
Quello che però è accaduto è stato esattamente il contrario con uno spreco di soldi dei cittadini perchè le opere non sono state completate nei termini previsti dal finanziamento (dicembre 2015), con conseguente perdita di quest’ultimo. L’Asl si é vista così costretta a completare ciò che era cominciato impiegando risorse del proprio bilancio. Ci sarà da chiarire da parte del direttore dei lavori perché il plesso é stato dichiarato completato quando ancora si dovevano realizzare le opere previste. Soprattutto i responsabili dovranno spiegare come mai si sono dilatati i tempi di consegna dal dicembre 2013 a dicembre 2015 e poi oltre, tanto da perdere somme comunitarie e vedersi costretti a impiegare somme dell’azienda sanitaria. Denaro che la stessa Asl ha cercato di recuperare con la richiesta di altro finanziamento europeo di 7 milioni di euro, fondi fers 2014 -2020. E’ da verificare se con questa seconda richiesta non siano state pagate erroneamente, opere già realizzate e pagate all’impresa con denaro aziendale.
La vicenda arrivò anche all’attenzione della Corte dei Conti che scrisse all’Asl, così come arrivò all’orecchio di Michele Emiliano che volle recarsi sul posto e verificare come stessero le cose, ma poi non se ne fece niente dopo le rassicurzioni dell’allora direttore generale Ottavio Narracci. Lo stesso che mandò via i componenti della commissione anticorruzione: Ciro Saltalamacchia, ex Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Lecce – sezione distaccata di Taranto, l’avvocato Antonio Petrelli, l’ingegnere Vicenzo Saracino, l’ingegnere Luigina Quarta, che con una consulenza gratuita segnalarono per primi anomalie nel poliambulatorio, producendo una relazione redatta proprio sull’appalto di Martano, fascicolo che fu messo a disposizione della guardia di finanza di Otranto e della procura di Lecce dall’allora direttrice dell’Asl Silvana Melli che nominò il gruppo di consulenti. La manager alla lue del resoconto fatto dalla commissione, chiese conto ai responsabili: direttore dei lavori ingegnere Antonio Leo e RUP Fiorenzo Pisanello che venne spostato dalla Melli.
Nel frattempo Silvana Melli venne destituita dal suo posto dal presidente Emiliano, che nominò Ottavio Narracci. Antonio Leo che chiese ed ottenne il trasferimento al “De Bellis”, per un incarico di 12 mesi rinnovabili, presso l’area gestione tecnica, mentre l’ingegnere Pisanello venne spostato dal suo ufficio e nominato responsabile della programmazione delle risorse strumentali e tecnologiche aziendali.
Ad oggi dopo sei anni la struttura di Martano ha ancora un collaudo parziale e non ha attivato i servizi per i quali l’Asl paga un canone di affitto come per la dialisi, 118 e guardia medica. Ci si aspetta perciò che Asl, Regione e Comune si costituiscano parte civile