La finanza negli uffici dell’Asl per il serbatoio di ossigeno del Dea

La finanza negli uffici dell’Asl per il serbatoio di ossigeno del Dea

Negli atti consegnati dall’asl di Lecce alla consigliera regionale Antonella Laricchia, non ci sarebbe la delibera con la quale la asl avrebbe firmato il collaudo dell’impianto dei gas medicali del Dea. Se questa non fosse una dimenticanza, ma l’assenza di un documento, allora significherebbe che da dicembre, da quando è stato inaugurato il Dea, la direzione dell’asl ha un collaudo effettuato sull’impianto, ma mai firmato e approvato dai vertici di via Miglietta. Lo stesso impianto pochi mesi dopo viene dismesso dalla stessa Asl.

E’ questo uno dei punti sui quali si farà luce dopo il blitz dei finanzieri che per ore sono stati negli uffici dell’asl di Lecce. Un’intera giornata di indagine della guardia di finanza che questo pomeriggio si é recata dapprima in via Miglietta nella direzione dell’azienda sanitaria, poi nell’area tecnica, un’altra verifica è stata fatta nell’ufficio patrimonio e infine nell’area tecnica – amministrativa del “Vito Fazzi”.

L’inchiesta giornalistica porta il caso in procura
A portare i finanzieri negli uffici dell’azienda sanitaria, gli esposti arrivati in procura in seguito all’inchiesta giornalistica sul Dea (dipartimento di emergenza e assistenza) di Lecce, attuale ospedale Covid e sul serbatoio criogenico di ossigeno. Inchiesta che SanitàSalento per prima ha avviato con un primo articolo dell’11 marzo scorso, portando alla luce la scelta dell’asl di smantellare un serbatoio di ossigeno già montato, collaudato e funzionante della ditta Rivoira, in un momento come quello dell’emergenza Covid, in cui era indispensabile avere subito il rifornimeto di gas medicale.

L’estensione di un contratto scaduto dove però non comapre il Dea
Lo smantellamento venne giustificato dall’asl con la necessità di montare un nuovo serbatoio della ditta Air Liquide che fornisce di ossigeno il “Vito Fazzi”. Serbatoio che invece non venne montato, preferendo costruire una condotta di collegamento tra l’ospedale leccese e il Dea, dove fare arrivare l’ossigeno direttamente dalla centale del nosocomio leccese. Una decisione che ha fatto si che l’Air Liquide fornisse di ossigeno non uno, ma due ospedali: il “Vito Fazzi” e il Dea, come se si trattasse di un unica centrale da riempire di ossigeno. Proprio grazie alla bretella di collegamento realizzata, la Air Liquid arriva nell’ospedale Covid, segue la proroga di un contratto che la ditta aveva con l’asl per il rifornimento di gas nell’ospedale leccese, scaduto a dicembre, ma dove non é contemplato il Dea. Come scritto nell’inchiesta di SanitàSalento, l’asl non poteva prorogare qualcosa che non c’era nel contratto scaduto, ma tant’è. Di fatto viene eseguita un’estensione del servizio che non sarebbe nè il primo, nè l’unico.

Proprio l’estensione del contratto è oggetto di indagine da parte della magistratura
L’affidamento del servizio all’Air Liquide nel Dea, sarebbe in contrasto con il progetto originario presentato dai tecnici ai vigili del fuoco che, in un soprallugo fatto a dicembre 2019 durante i lavori, avevano segnalato come l’impianto di ossigeno e gas medicali nel Dea, avrebbe dovuto avere due serbatoi e non uno. Il risultato è che oggi non c’è neanche quell’uno! Proprio su questo punto la guardia di finanza farà chiarezza, cercando di capire perchè l’asl decide di modificare quanto progettato, si dovrà verificare se sia stata presentata una variante al progetto, se tutto questo abbia comportato perdita di tempo prezioso in un periodo di emergenza e se abbia comportato costi aggiuntivi per la realizzazione di una condotta di collegamento, che fossero ingiustificati.

L’impianto del Dea sarebbeto potuto partire già a fine febbraio
Gli inquirenti valuteranno anche se non sarebbe stato più corretto da parte della pubblica amministrazione, lasciare il serbatoio che c’era già, aggiungerne eventualmente un altro come da progetto originario, nelle more di espletare una regolare gara. In questo modo forse si sarebbe fatto fronte all’emergenza Covid in tempi rapidi, il Dea sarebbe stato operativo con il suo serbatoio già da fine febbraio e il servizio sarebbe stato poi affidato alla ditta che avrebbe vinto la regolare selezione, senza modificare alcunchè rispetto al progetto originario approvato dai vigili del fuoco.

Manca il collaudo dell’impianto originario, firmato dalla direzione dell’Asl
Il lavoro giornalistico aperto da SanitàSalento, è stato poi ripreso da altre testate locali e nazionali, sono seguite esposti alla procura dapprima dalla consigliera regionale del movimento 5 stelle Antonella Laricchia, poi dal Codacons e dal cosigliere comunale Andrea Guido.
In seguito alle denunce, la magistratura ha aperto un’inchiesta per fare luce, inviando oggi gli uomini delle fiamme gialle che hanno prelevato documenti e materiale utile alle indagini. Nel frattempo l’asl ha fatto recapitare alla consigliera Laricchia, che aveva chiesto l’accesso agli atti sul Dea, la documentazione relativa. Tra questa però, mancherebbe come detto, l’atto deliberativo con il quale la direzione approva il collaudo dell’impianto del Dea.

Dunque prima ancora che scoppiasse l’emergenza, a opera finita e inaugurata, l’asl apre il Dea ma non ci sarebbe documento firmato dlla direzione dell’asl cche approvi e attesti il colaudo effettuato sull’impianto dei gas del Dea. Lo stesso che mesi dopo viene smantellato.

Va detto che la scelta intrapresa dall’asl di smontare il serbatoio da parte della Rivoira, é stata avallata come già scritto da SanitàSalento, dal presidente Emiliano che con l’ordinanza n°174 del 6 marzo scorso, ha imposto alla impresa Rivoira di smontare tutto.

In questa vicenda i finanziari dovranno fare luce non solo su eventuali danni erariali, sulla legittimità dell’affidamento del servizio all’Air Liquide, ma sopratutto andrà chiarita se l’opera così realizzata, sia sicura per la salute pubblica. Va tenuto conto infatti che l’ossigeno che arriva nel Dea dalla centrale del “Vito Fazzi” é utilizzato sopratutto per intubare i pazienti in terapia intensiva. Visto che i vigili del fuoco non hanno dato l’autotizzazione alla condotta realizzata, non sappiamo se la pressione che viene esercitata dalla centrale per portare l’ossigeno nei vari reparti del “Fazzi” e del Dea, sia adeguata a garantire la giusta quantità di ossigeno. Questa sicurezza la dà il collaudo tecnico che di norma viene effettuato, come ci ha spiegato in una precedente intervista realizzata da SanitàSalento, il presidente dell’ordine degli ingegneri Raffaele Dell’Anna.

A propostio di ossiegno da distribuire in quantità, è di ieri la notizia del trasferimento della pneumologia del “Fazzi” nel Dea, il reparto assiste pazienti che necessiteranno di ossigeno.

Parte dell’inchiesta:

11/03/20 Si smonta il serbatoio del Dea, per montarne un altro

12/03/20 Smontato il serbatoio di ossigeno nel Dea, pronto fra dieci giorni

17/03/20 Il nuovo serbatoio di ossigeno per il Dea, non può essere montato, ditta impegnata al nord

19/03/20 Sabato apre il Dea, ma solo una parte. Intanto si proroga il contratto per l’ossigeno

20/03/20 Dea e “Fazzi” un tutt’uno, così si dà l’appalto a chi lavora nel “Vito Fazzi”, anche nel Dea

23/03/20 Esposto alla finanza sul caso DEA

26/03/20 Sottratte mascherine con filtro da Copertino, per aprire il DEA ?

02/04/20 Dea, si corre per recuperare il tempo perso e salvare il “Fazzi” dal contagio

04/04/2020 https://www.robertagrima.it/inchieste/e-attiva-la-rianimazione-terapia-intensiva-del-primo-piano-del-dea/

13/04/2020 https://www.robertagrima.it/inchieste/il-dea-perde-ossigeno/

18/04/2020 https://www.robertagrima.it/cronaca/sei-positivi-trasferiti-dalla-medicina-1-ex-pneuomologia-al-dea-di-lecce/

21/04/2020 https://www.robertagrima.it/inchieste/restano-i-dubbi-sul-dea-dopo-gli-interventi-di-rollo-in-tv/

Roberta Grima
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