L’Asl prova smentire il mancato accreditamento delle sale operatorie di Galatina, ma le carte dicono il contrario.

L’Asl prova smentire il mancato accreditamento delle sale operatorie di Galatina, ma le carte dicono il contrario.

Non risponderebbe al vero – per l’azienda sanitaria leccese – che nell’ospedale di Galatina si operi “senza accreditamento da parte della Regione Puglia”. Questa la rettifica che arriva dopo l’articolo pubblicato da SanitàSalento venerdì, nel quale invece si affermava il contrario, creando – secondo l’Asl – inutile allarmismo.

L’attività chirurgica – si legge in un comunicato stampa dell’Asl, privo di firma – svolta da diversi mesi, rientra ed è assorbita tra quei servizi, per i quali le sale chirurgiche erano già provvisoriamente accreditate, essendo preesistenti alla nuova normativa regionale in materia.”

Ciò starebbe a significare che, poiché prima del riordino ospedaliero la chirurgia generale di Galatina era funzionante e operativa, le sale operatorie erano accreditate a quel tipo di servizio. Il problema però, sorgerebbe dopo l’approvazione del riordino, in base al quale la Regione Puglia stabilì che il “Santa Caterina Novella”, avrebbe mantenuto il punto nascita e che le sale operatorie sarebbero quindi state autorizzate, solo agli interventi di ginecologia e ostetricia. Non viene menzionata la chirurgia o l’ortopedia che invece vennero affidati all’ospedale di Copertino.

Quindi il fatto che si sia operato in contrasto con quanto approvato dal governo pugliese, non è frutto di nostra invenzione, perché a conferma di ciò, ci sono anche le dichiarazioni del 7 marzo di Giancarlo Ruscitti, già direttore del dipartimento regionale della salute e che noi riteniamo per questo fonte attendibile. Ebbene, secondo Giancarlo Ruscitti, la week surgery non era ammissibile a Galatina, a meno che non si prevedeva una proposta sull’uso del blocco operatorio differente o aggiuntiva a quella già approvata, modifica che sarebbe dovuta poi passare in giunta per l’eventuale approvazione e quindi in consiglio regionale.

A distanza di quindici giorni però, il direttore del dipartimento regionale della salute Ruscitti, va via e chi lo sostituisce cambia versione: “nulla di illegittimo – ci riferisce Campobasso – che aggiunge: la delibera della week surgery a firma di Narracci c’é, ma non è stata adottata – così aveva detto inizialmente il manager, che aggiunse che, “tranne qualche episodio, non vi sarebbe alcuna attività di week surgery consolidata all’interno dell’ospedale. Tanto è vero che Rollo sta lavorando perché comunque il day service sarà attivato anche al “Santa Caterina Novella”, come un po’ ovunque. “In Asl – continua Campobasso – stanno facendo una rielaborazione delle attività chirurgiche e ci porteranno una proposta.” Campobasso parla di day service però, ovvero di un servizio chirurgico per i casi di bassa complessità, che non richiedono il ricovero, perhé si esauriscono in giornata. La week surgery invece prevede ricoveri e quindi posti letto.

Gli interventi di chirurgia generale quindi, non sarebbero illegittimi per Campobasso, “semmai – aggiunge – occorrerà valutare la coerenza del servizio rispetto a quanto deliberato dal governo pugliese. Per Campobasso, si tratta di verificare la congruità, l’opportunità della week surgery con i piani aziendali, i piani di costi, col bilancio – perché – dice – bisogna avere un pareggio di bilancio per normativa nazionale.”

L’azienda sanitaria leccese ribadisce quindi la legittimità del servizio, sottolineando l’utilità di questo, tradotta in 150 interventi al mese, con una notevole riduzione delle liste di attesa. Non solo, l’Asl tiene a precisare che nessun intervento ortopedico sia stato mai eseguito al “Santa Caterina Novella”, come invece affermato nel precedente articolo su SanitàSalento. La Regione infatti avrebbe autorizzato solo quattro posti letto di chirurgia generale. Eppure chi lavora nel blocco operatorio di galatina ci ha riferito di interventi di protesi.

A supporto della legittimità del servizio, l’azienda sanitaria allega un’autorizzazione regionale. Si tratta della nota del 18 gennaio 2019 a firma dell’ingegnere Vito Bavaro, dirigente della sezione regionale della risorse strumentali e tecnologiche. Nel documento, viene chairito che é possibile autorizzare nel sitema informatico EDOTTO della regione Puglia, quelle attività sanitarie previste nella delibera di giunta 1140/2018. Dunque non si tratta dell’accreditamento delle sale oerpatorie, ma dell’autorizzazione a informatizzare delle prestazioni mediche che sono quelle già fissate nell’atto deliberativo: 4 posti letto di chirurgia generale per il “Santa Caterina Novella”, ma nella delibera è specificato che questi posti letto si riferiscono alla chirurgia pelvico – ginecologica, a supporto della ginecologia e ostetricia.

Nello stesso documento è anche esplicitato che a Copertino spettano 24 posti letto di chirurgia generale e quattro per la terapia intensiva post operatoria. Sembra dunque dalla delibera di giunta regionale, che Galatina possa eseguire solo interventi di ostetricia.

Tuttavia, indipendentemente se il blocco operatorio sia o no legittimato a interventi di chirurgia generale, la sicurezza per i pazienti non sarebbe comunque a rischio. Chi invece rischia é l’autorità sanitaria, che potrebbe essere richiamata dal ministero, i medici che operano senza tutela, perché l’assicurazione che loro pagano potrebbe non tutelarli se intervengono in spazi non autorizzati.

Si badi anche, che nessuno mette in discussione la bontà del servizio di week surgery, che effettivamente consentirebbe di ridurre le liste di attesa dei grossi ospedali come il “Vito Fazzi”, ma si tratta di capire perché un servizio chirurgico, che si poteva legittimamente attivare a Copertino dove ci sono sale autorizzate a farlo, medici, posti letto per il post operatorio, venga invece aperto a Galatina, dove l’autorizzazione sarebbe solo per l’ostetricia e ginecologia, dove ad operare ci sarebbero i chirurghi di Lecce, che sguarnirebbero l’equipe del “Vito Fazzi”. Che senso ha? A meno che l’ospedale leccese è privo di liste di attesa, sarebbbe opportuno che l’equipe non si riduca.

Roberta Grima
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