Martano convoca Regione e Asl sul poliambualtorio

Martano convoca Regione e Asl sul poliambualtorio

Consiglio monotematico l’altra sera a Martano, sulla annosa vicenda del poliambulatorio di via Fratelli Cervi, struttura sulla quale era previsto un appalto di 4 milioni di euro per potenziarla, con il trasferimento di alcuni servizi entro il 2015, ma l’edificio risulta ancora incompleto, tanto da spingere il governo cittadino a convocare l’Asl e la politica regionale, per chiedere chiarezza, visto che si sta parlando di potenziare il poliambulatorio da circa 10 anni e che dopo cinque i lavori non sono ancora terminati.

Grande assente: Michele Emiliano, che a maggio dell’anno scorso, aveva fatto un sopralluogo in via Fratelli Cervi, davanti a lui, in quell’occasione, l’allora direttore generale dell’Asl Ottavio Narracci, aveva preso l’impegno di restituire alla cittadinanza, il poliambulatorio completo di servizi sanitari e assistenziali, nell’autunno successivo, ma terminato il 2018, ad oggi quanto promesso, non é stato fatto.

Ieri quindi per conto dell’Asl, c’era Rodolfo Rollo fresco di nomina come commissario dell’azienda sanitaria, che ha chiarito gli obiettivi per Martano: rendere il poliambulatorio un contenitore di servizi per l’assistenza di malati cronici e per le persone non autosufficienti. Obiettivi che rischiano di rimanere pure parole, almeno fino a quando non si otterrà l’agibilità dello stabile che ad oggi manca, così come segnalato dall’ingegnere Luigina Quarta, componente dell’ex commissione legalità dell’Asl salentina. Ciò significa che attualmente, i cittadini si recano in via Fratelli Cervi per sottoporsi a visite, vaccini, esami, mammografie, entrando in un edificio non agibile, quello che viene da chiedere è allora come viene tutelata la sicurezza e l’incolumità della gente. Il sindaco, massima espressione sanitaria del paese, che responsabilità ha in questo? e l’Asl?

Per l’ingegnere Quarta il responsabile principale sarebbe l’ingegnere Leo, direttore dei lavori di potenziamento del poliambulatorio che, nel 2017 firma la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività), attestando l’agibilità parziale dello stabile, ovvero: dichiara agibile il nuovo plesso, eccetto l’area del seminterrato dove dovrebbe sorgere la risonanza magnetica, ancora in corso d’opera. Leo, sotto la sua responsabilità, alla luce di un suo sopralluogo del marzo 2017, dichiara che le opere eseguite dalla ditta sono conformi al progetto originario, alla normativa vigente, attesta quindi le condizioni di sicurezza dell’edifico. Un documento (SCIA) che i vigili del fuoco hanno ritenuto inaccettabile: quanto realizzato non corrisponderebbe a quanto progettato sulla carta, non solo, i vigili contestarono l’assenza di misure di sicurezza antincendio, per queste ragioni, lo stabile non era agibile già nel luglio del 2017, quando i vigili effettuano il sopralluogo. L’Asl viene quindi invitata ad apportare le modifiche del caso, presentando un nuovo progetto e una nuova SCIA, che di prassi viene depositata in comune. Tutto ciò manca, nell’ufficio tecnico comunale c’è ancora la vecchia SCIA non solo, ma mancherebbe anche il collaudo amministrativo dello stabile, ovvero tutta la contabilità di quanto realizzato, che di norma viene fatta dalla stazione appaltante prima di prendere possesso della struttura.

Come può a questo punto l’ingegnere Leo, dichiarare nella sua relazione presentata alla dottoressa Melli, che voleva vederci chiaro in questo appalto, che l’edificio era terminato funzionale e funzionate, se ad oggi resta incompleto nelle opere e nella documentazione?

Ancora una volta ieri sera è stata chiesta chiarezza all’Asl, anche dal segretario cittadino del PD Francesco Vitto, che ha riferito di aver fatto dei sopralluoghi sul posto già a marzo scorso, con l’onorevole Federico Massa e poi l’ultimo un paio di settimane fa, non vedendo nulla di sostanzialmente nuovo rispetto al passato: un seminterrato ancora in fase di rustico, una dialisi ancora incompleta, servizi che dovevano essere trasferiti, ancora nelle sedi dove l’Asl paga con i nostri soldi, gli affitti. “Eppure ha sottolineato Vitto – facendo riferimento al sito: opencoesione.gov.it/it/progetti/1pufe3100050/, emerge che il costo pubblico dell’opera ammonta a 3.253.724,25 pagato interamente al 100%, come é possibile trovarla ancora incompleta?

Sulla vicenda è in corso un’indagine della procura, proprio ieri sono stati eseguiti alcuni interrogatori da parte della guardia di finanza e anche ANAC ha avviato una verifica. Ciò che va chiarito è anche che fine hanno fatto i finanziamenti di 4 milioni di euro, visto che dovevano essere impiegati per il potenziamento del poliambulatorio entro il 2015, compreso l’ adeguamento per la sicurezza antincendio, lavori finanziati con i fondi del 2007 -2013 che si sarebbero dovuti completare, ma che si stanno a tutt’oggi eseguendo.

“Bisogna prendere il toro per le corna e capire le possibili soluzioni – ha detto Rodolfo Rollo – ci sono le autorità che stanno vagliando eventuali responsabilità, noi faremo la nostra parte. Parallelamente, per ogni attività prevista nel poliambulatorio, occorre attivare la procedura per l’autorizzazione all’esercizio dello stabile, della dialisi e poi autorizzazione alla realizzazione e quindi all’esercizio della radiologia. Per le prime due autorizzazioni – ha aggiunto Rollo – la Regione ha dato l’ok, ci resta da assemblare le carte e procedere alla verifica tecnica di quanto necessario, in base alla normativa regionale, dopodicchè consegneremo il tutto al comune che a sua volta lo recapiterà alla Regione, quindi all’Asl di Taranto, per poi passare all’accreditamento. Stesso iter per gli altri spazi che man mano si completano, per allocare i servizi.

Rollo ha poi sottolineato il grave problema della carenza di ingegneri nell’area tecnica, che incide sui ritardi nei cantieri, tenuto conto che l’Asl ha circa 250 milioni di euro di opere pubbliche in mano a pochi, motivo per cui nel piano assunzionale sono stati previsti altri ingegneri. Quanto al futuro prossimo il manager ha arlato di nuovi finanziamenti per Martano, che “saranno fondamentali per creare quel “villaggio della salute” per il quale -ha detto il commissario – è stata fatta già la progettazione, mi hanno riferito che sono terminate le valutazioni tecniche e che quindi abbiamo un vincitore per questa procedura.”

“Si accenda un faro su come vengono usate e gestite le risorse comunitarie – ha chiosato Sergio Blasi presente al consiglio comunale – perché se c’è una malagestione non possiamo poi meravigliarci di vedere 700 milioni di euro in meno, dalla ripartizione del fondo nazionale sanitario. La battaglia per Martano non é solo della comunità martinese – ha detto ancora Blasi – ma va fatta in nome di un diritto che é quello della salute, che interessa tutti i comuni limitrofi e fa strano invece vedere come i sindaci dei comuni vicini, le cui popolazioni usufruiscono dell’ambulatorio di via Fratelli Cervi, non sono presenti.” “Se il sindaco Fabio Tarantino – ha detto il presidente di ANCI, Luigino Sergio – fosse il primo cittadino di 40 mila abitanti, allora si che Emiliano si sarebbe fatto vedere.” “Mi impegnerò – ha poi aggiunto il consigliere regionale Blasi – a chiedere un incontro con il presidente della Regione, per chiarire questa vicenda.”

“La Regione Puglia – ha scritto in un post Facebook Federico Massa (pd)- ad oggi gravemente inadempiente, pur invitata dall’amministrazione comunale, non si é presentata ad ascoltare le ragioni di una comunità fin’ora privata di un servizio,” ricordiamo che Martano come ha detto ieri l’assessora Durante, é un distretto puro, ovvero senza alcuna clinica sanitaria e senza ospedale, per cui il poliambulatorio sarebbe l’unico riferimento di assistenza che c’è. Ebbene per Massa, la Regione deve garantire l’installazione nel distratto sanitario di Martano delle macchine per la diagnostica avanzata e la dialisi. Proprio per quest’ultimo servizio – ha fatto sapere il direttore Asl Rollo – gli uffici regionali hanno rilasciato l’autorizzazione, per attivare la procedura dell’accreditamento, che, una volta ottenuto, rederebbe veloce il trasferimento dei posti letto da Calimera a Martano. Servirà ben poco però trasferire i posti letto da un comune all’altro, se prima non sarà agible e funzioannte il seminterrato dove c’é il sistema per l’acqua biosmotizzata, impiegata per i posti rene, se non funziona questo impianto per portare ai pazienti l’acqua specifica, la dialisi non potrà di fatto funzionare.

Roberta Grima
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