Risonanza nuova inscatolata da dicembre

Risonanza nuova inscatolata da dicembre

Una risonanza acquistata e chiusa da dicembre nelle casse.
Scatoloni sigillati, tutto ben chiuso in uno spazio esterno, seppure coperto, del poliambulatorio di Martano. Cosa ci sia in quello scatolame, che da dicembre scorso è fuori dall’edificio, è presto detto: arredi e soprattutto c’é la risonanza magnetica articolare, da destinare alla struttura sanitaria.

I fondi mai chiesti
L’asl leccese, aveva previsto infatti l’acquisto di una risonanza magnetica articolare, per potenziare il servizio di radiologia. Acquisto da effettuare con fondi europei FERS 2014 – 2020. La somma che l’azienda sanitaria chiede alla comunità europea, è di 7 milioni di euro e dovrebbe servire non solo a pagare la risonanza articolare, ma anche un telecomandato, oltre ai lavori di ristrutturazione per il trasferimento della dialisi da Calimera a Martano e le opere di adeguamento impiantistico, secondo la normativa antincendio in vigore. Queste ultime due voci: ristrutturazione dialisi e adeguamento impiantistico, in realtà sarebbero dovute essere già pagate dalla comunità europea, nel precedente finanziamento FERS 2007 – 2013. Invece, i 7 milioni di euro chiesti per il 2014 – 2020, serviranno a rimborsare le voci su indicate, per le quali l’Asl ha anticipato le somme dal bilancio aziendale. Ci sarebbero quindi opere per le quali o abbiamo perso il finanziamento precedente o le stiamo pagando due volte. Stando a quanto dichiarato dalla deputata Veronica Giannone, che sulla questione Martano, presentò un esposto ad ANAC, i fondi non sarebbero mai arrivati, visto che sulla relativa piattaforma i CID, ovvero i codici identificativi delle gare, per l’affidamento dei lavori, non sono mai stati attivati dall’azienda sanitaria.

Gli spazi inagibili non possono accogliere i macchinari
Non solo, come se non bastasse, l’azienda sanitaria rischia di sprecare altro denaro, se non installa al più presto la risonanza magnetica articolare, che da dicembre scorso sarebbe chiusa fuori dal poliambulatorio, rischiando di danneggiarsi e mal funzionare.
Il punto é, che lo spazio dove dovrebbe essere collocata l’apparecchiatura, non è ancora pronta, manca soprattutto come detto più volte l’agibilità, manca la gabbia di faraday, una schermatura indispensabile per proteggere l’ambiente dalle radiazioni. Stando così le cose, la risonanza non potrà essere installata. Come invece è stato fatto per il mammografo, che una volta acquistato, è stato messo in funzione in un ambiente ricavato dalla medicina nucleare del poliambulatorio, ma non agibile per l’attività da svolgere.

Eppure l’ agibilità ci sarebbe dovuta essere già nella prima fase di ristrutturazione, per la quale l’asl aveva chiesto finanziamento di 4 milioni di euro per la ristrutturazione e l’adeguamento alla messa in norma dell’edificio vecchio e nuovo. Ad oggi però il poliambulatorio in funzione per molti servizi, non sarebbe agibile e non rispetterebbe le norme vigenti antincendio.

Quei lavori mal fatti eppure pagati
Esattamente un anno fa, la stampa locale segnalò le infiltrazioni di acqua piovana che vi erano nei giorni di pioggia, all’interno dell’ala nuova del poliambulatorio, nonostante fossero stati appena inseriti i nuovi infissi. L’ufficio tecnico dell’asl leccese, corse ai ripari, con del silicone, ma dopo il sopralluogo dell’ex deputato Federico Massa e della deputata Veronica Giannone, ci si rese conto che i lavori evidentemente non erano stati eseguiti correttamente e gli infissi non erano a misura. A distanza di un anno, siamo punto e a capo: sono infatti di qualche settimana fa le foto sottostanti, effettuate nella struttura, in una giornata di pioggia, dove è evidente ancora una volta, l’infiltrazione di acqua che arriva a bagnare anche i cavi elettrici di computer e quant’altro.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nulla sembra sia stato fatto per rimediare ai lavori mal eseguiti ,eppure la ditta esecutrice delle opere é stata pagata. La scala antincendio resta interrotta al primo piano, senza arrivare sino all’ultimo, così come alcune cabine elettriche che poggiavano direttamente sul suolo sono tutt’ora in questo stato, senza alcun piano di cemento sotto.

Intanto l’ANAC che aveva chiesto spiegazioni all’Asl, al responsabile dell’ufficio anticorruzione dell’azienda sanitaria, al dirigente dell’ area tecnica della stessa azienda, ha aperto un’indagine così come la procura di Lecce, che ha acquisito documentazione dall’ex direttrice dell’Asl Silvana Melli. Restano invece indagati dalla procura il direttore dei lavori e il RUP (responsabile unico di procedimento).

Di questa vicenda si è parlato qualche settimana fa alla camera, con un intervento della deputata Giannone, in un consiglio monotematico a Martano, ma ad oggi ancora non si vede la luce. Quello che si sa è che il direttore dei lavori, indagato dalla procura di Lecce, si è trasferito all’istituto di ricerca “De Bellis” di Castellana Grotte.

Roberta Grima
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