Sottratte mascherine con filtro da Copertino, per aprire il DEA ?

Apre il Dea con i primi 9 pazienti. Lo comunica il presidente Emiliano e il direttore generale dell’Asl di Lecce, Rodolfo Rollo. Nel comunicato però, c’è qualcosa che non si comprende, é scritto infatti: “cinque pazienti dei nove, sono in osservazione breve intensiva, mentre gli altri quattro sono ricoverati nel reparto di malattie infettive” sempre del Dea.

Posti occupati in modo improprio
Dunque nell’ospedale COVID, quello dove la Regione Puglia avrebbe previsto di collocare i casi positivi, gravi, che possono richiedere la terapia intensiva, sono stati collocati pazienti che forse dovrebbero andare in altre tipologie di nosocomi, perché non sarebero instabili, gravi, tanto è vero che i nove degenti infatti, non sono in rianimazione, le loro condizioni fortunatamente non sembrano essere così critiche da ricoverarli nel Dea, l’Asl parla di OBI (osservazione breve intensiva), non di terapia intensiva vera e propria e di malattie infettive.

Dal comunicato stampa si intuisce che si tratta di pazienti che usciti dal “Vito Fazzi”, invece di andare nell’ospedale POST-COVID, ovvero quello di Copertino o San Cesario, destinati proprio ai malati in fase di guarigione, quelli stabilizzati, quelli meno complessi, occupano posti nel Dea, dedicati ai casi COVID gravi o di nuova diagnosi, che vengono dall’esterno. In questa modo, il Dea consentirebbe di lasciare posti liberi alla rianimazione del “Vito Fazzi” per altre tipologie di pazienti. L’intento é quello di tenere separati pazienti COVID con personale dedicato da pazienti NO-COVID con personale santiario differente.

Prese 3000 mascherine destinate all’ospedale POST-COVID di Copertino, per aprire il Dea.
Perchè trasferire questi nove pazienti non gravi nel Dea, se l’ospedale a loro dedicato era pronto? San Cesario é già operativo come ospedale POST-COVID con i primi 20 posti letto. Qualora sia saturo c’è Copertino pronto da qualche giorno. La struttura copertinese è stata già bonificata, con i primi 20 posti letto già pronti, personale che ha terminato il periodo di quarantena ed è stato controllato. Sono operativi i primi trenta dipendenti. Anche i dispositivi di protezione ci sono: in attesa di 1500 camici ordinati, ci sono quelli della ex chirurgia generale, ci sono le mascherine chirurgiche, ma sopratutto, cosa fondamentale per partire, le mascherine con filtro, ben 3000. Anzi c’erano, perchè quelle mascherine sabato mattina, sarebbero state prese e portate al Dea, come anche quattro ventilatori della TIPO, (terapia sub intensiva).

Tutto pronto a Copertino per i malati in guarigione e sotto osservazione
Copertino in sostanza era nelle condizioni di partire già da qualche giorno, ce l’aveva confermato anche il responsabile dottor Amico, già una settimana fa. Aveva approntato un protocollo da seguire, con la consulenza di un infettivologo, si erano ordinati per tempo i dispositivi di protezione individuale, si stava cominciando a partire con i corsi di formazione per il personale, al quale era stato sottoposto il tampone. Insomma si era fatto tutto per tempo, per partire col piede giusto e garantire l’assistenza in massima sicurezza.

4 ventialtori e 3000 mascherine prese a Coeprtino per aprire il Dea.
Tuttavia l’asl avrebbe preferito prendere quattro ventilatori da Copertino e 3000 mascherine, per portarle al Dea dove sono stati ricoverati, forse impropriamente i 9 pazienti usciti dal “Vito Fazzi”.

Servono letti POST-COVID
Oggi quindi servono i letti per coloro che stanno uscendo dalla malattia, che sono in fase di guarigione, o sono sospetti, che però non possono stare negli ospedali con altri pazienti. Copertino in questo momento farebbe al caso giusto, farebbe comodo al “Vito Fazzi” per collocare i nove pazienti non gravi, a Gallipoli, dove la medicina dovrebbe chiudere per i quattro casi COVID accertati e dove nonostante ciò, si continua a lavorare perchè non si sa dove collocare i pazienti positivi, per chiudere il reparto e bonificarlo.

San Cesario saturo ha bisgono di Copertino
Copertino servirebbe anche a San Cesario anche questo ospedale POST-COVID e dove, sino all’altro giorno, è stato collocato un paziente nella stanza singola dove c’era già una persona, quindi con un solo bagno per entrambi. Tenendo conto della distanza di sicurezza che sarebbe bene mantenere, che si consiglia che ogni paziente positivo abbia i suoi servizi igienici e che tra i due letti dei degenti, c’è lo spazio giusto di due sedie, forse sarebbe stato meglio collocare uno dei due ricoverati a Copertino ospedale gemello di San Cesario.

Si apre in tutta fretta il Dea per dargli visibilità?
Invece si é preferito tenere disattivati i letti che servono oggi, per aprire il Dea che al momento non dovrebbe avere ricoverati, tranne se sono gravi, se necessitano di rianimazione, se devono essere intubati. Piuttosto che collocare al posto giusto i degenti e intanto attrezzare il Dea per quando ci sarà bisogno, speriamo mai, con i casi più complessi, ordinando in tempo i dispositivi necessari, si ha fretta di aprire i battenti del nuovo plesso. Il senso di questa politica non lo troviamo, se non nella volontà di dare visibilità allo stesso Dea.

Nessuno pensava che sarebbe arrivata un’emergenza simile, ma é pur vero che per arrivare a prrendere i dispositivi degli altri ospedali, significa che non era stato ordinato nulla per il Dea o il “Vito Fazzi”, forse una politica troppo restrittiva ha portato a non avere neanche scorte, in fin dei conti mascherine, guanti e camici non scadono, se non dopo anni, quindi si potevano ordinare ed essere previdenti.

La cosa che lascia riflettere e che ci appare poco comprensibile é che nel comunicato stampa di Regione e Asl, si parla anche di 18 persone ricoverate nelle malattie infettive del “Fazzi” e 7 persone nella Rianimazione. Quindi ci sarebbero 7 pazienti in gravi condizioni, che dovrebbro andare al Dea, secondo la logica della rete COVID, liberando posti agli altri pazienti NO-COVID che potrebbero aver bisogno della terapia intensiva del “Vito Fazzi”, perchè allora non trasferire i 7 ? Forse perchè impossibile farlo per le loro condizioni? O forse non é ancora pronta la terapia intensiva del Dea ?

Cerheremo di chiederlo all’Asl.

Parte dell’inchiesta:

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19/03/20 Sabato apre il Dea, ma solo una parte. Intanto si proroga il contratto per l’ossigeno

20/03/20 Dea e “Fazzi” un tutt’uno, così si dà l’appalto a chi lavora nel “Vito Fazzi”, anche nel Dea

23/03/20 Esposto alla finanza sul caso DEA

Roberta Grima
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