Tra due mesi il Dea ripristinato alla sua originaria natura

Tra due mesi il Dea ripristinato alla sua originaria natura

“In un ospedale come il Dea di Lecce, sarebbe stata fatta una fornitura di gas senza capire chiaramente chi l’ha fatta, come l’ha fatta e in quali condizioni.” Affermazioni incisive quelle del professore Magnanimo, consulente dell’Asl leccese che ha avuto un incontro acceso con i rappresentanti dell’Air Liquide, ditta fornitrice i gas medicali nel Dea, che evidentemente fa ancora discutere dopo tre anni dalla sua realizzazione.

Il professore Magnanimo, consulente aziendale per l’impianto di ossigeno del Dea e non solo, ha avuto un’accesa discussione proprio durante l’incontro di giovedì scorso, perché nonostante le richieste del registro di manutenzione dell’impianto all’Air Liquide, questa non lo avrebbe ancora consegnato. La ditta dovrebbe dare i report alla Sapio che ha diritto ad avere in particolare il registro delle operazioni di manutenzione, ma di questo registro al momento non si ha traccia.

Le manutenzioni sono periodiche: ci sono interventi che vanno effettuati ogni tre mesi, altre ogni sei, infine ogni anno. E’evidente che che se nel corso dell’anno l’Air Liquide ha eseguito gli interventi di manutenzione, la ditta subentrante deve ripeterle alla scadenza prevista. Se però queste operazioni non sono state fatte, non solo significherebbe aver esposto probabilmente i malati a rischi durante il ricovero Covid, ma significa anche che la prima preoccupazione della Sapio sarà quella di effettuare subito gli interventi manutentivi, per non avere eventuali danni agli impianti.

Resta fondamentale a questo punto, eseguire una ricognizione di tutti gli impianti delle varie strutture ospedaliere perché, come ci ha riferito il professore Magnanimo, non sappiamo come stanno gli impianti del Dea e degli altri ospedali, gli eventuali elementi e componenti che hanno già raggiunto nel Dea la loro vita media, visto che sono trascorsi già tre anni dalla loro realizzazione.

La tensione tra l’ingegnere e il rappresentante dell’Air Liquide durante la riunione del 27 maggio scorso, nasce dal fatto che secondo Magnanimo la ditta, come scritto nella relazione dello stesso ingegnere, avrebbe dovuto fare una serie di interventi che non si ha evidenza se siano stati fatti o meno. Il che comporterebbe delle responsabilità tali, per cui lo stesso ingegnere si dice pronto a segnalarle in procura.

L’Air Liquide dal canto suo se da un lato è intervenuta in piena emergenza per rifornire ossigeno nel Dea, dall’altro non avrebbe mai avuto dall’Asl un incarico ufficiale per l’affidamento del servizio di manutenzione. Ergo: “in un ospedale come il Dea di Lecce, sarebbe stata fatta una fornitura di gas senza capire chiaramente chi l’ha fatta, come l’ha fatta e in quali condizioni, non rendendosi conto della gravità.” – conclude Magnanimo.

L’Air Liquide dunque avrebbe distribuito ossigeno nel Dea e non solo, come richiesto dall’Asl durante la pandemia, ma poi non avrebbe effettuato le manutenzioni del caso, perché non ci sarebbe stata una consegna ufficiale del servizio, da parte della stessa Asl oppure le ha fatte ma non si ha traccia al momento. Per questo – secondo l’ingegnere Magnanimo – l’Air Liquide, ditta che ha rifornito di gas medicali le strutture ospedaliere salentine e in particolare il “Vito Fazzi” e il Dea, non sarebbe in grado di fornire alla Sapio la documentazione relativa agli interventi di manutenzione effettuati.

Intanto lunedì mattina avverrà il passaggio di consegna ufficiale da una ditta all’altra, davanti al Rup Silvio Schito. Il servizio di fornitura di gas medicali degli impianti verrà quindi consegnato alla Sapio non soltanto per quanto riguarda il Dea, ma tutti gli ospedali dell’Asl leccese, come previsto dal nuovo appalto vinto dalla Sapio, che si occuperà anche della manutenzione. Il primo step riguarda il Dea, per il quale l’Asl ha più urgenza e via via la nuova impresa prenderà in carico le altre strutture.

foto di repertorio

Dopodicché la settiamna prossima sarà collocato il secondo serbatoio nel Dea, per il quale occorrerà realizzare una piattaforma che dovrà consolidarsi. Nel frattempo nella struttura si potrà comunque lavorare in sicurezza con una fonte principale di ossigeno, che è il serbatoio da 30 litri già posizionato. Oltre a ciò ci sono atre due fonti che sono le due rampe di bombole per l’emergenze. Tre sorgenti quindi di gas medicale garantite come previsto da norma.

L’Air liquide dal canto suo uscirà dal Dea e gradualmente dagli altri ospedali compreso il “Fazzi”, per il quale l’uscita sarà più lenta e più complessa – ha spiegato l’ingegnere Magnanimo – Giovedì nella riunione, sono state indicate le varie procedure da fare nelle diverse strutture ospedaliere.

Tra due mesi infine, si completerà il passaggio dalla Air Liquide alla Sapio per tutti gli ospedali, mentre il Dea dovrà essere nelle condizioni di essere riportato nella sua originaria natura, non prima però di aver ripristinato una serie di condizioni che vanno riportate all’era pre Covid, riadattando l’edificio all’uso originario.

Quanto alla famosa condotta costruita per portare ossigeno dalla centrale del “Fazzi” al Dea, si tratta di soldi spesi per realizzare un’opera che verrà chiusa definitivamente. Per il professor Magnanimo quel tubo non è affidabile e non ha senso lasciarlo visto che tra l’altro non é neanche a norma – a suo dire – avrebbe senso mantenerlo come ulteriore fonte di emergenza per distribuire i gas medicali, se la condotta fosse messa in sicurezza secondo normativa, ma così non é.

Roberta Grima
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