Portare a termine in tutte le asl pugliesi, le valutazioni mediche, pubblicare le graduatorie definitive, in modo che ciascuno possa rendersi conto di quale sia la sua posizione, infine istituire uno sportello ascolto in ogni asl, per agevolare il dialogo con le famiglie.
Il controllo della Regione sulle Asl
Questi i passi da compiere ai fini dell’erogazione dell’assegno di cura ai destinatari individuati. Passi che il direttore del dipartimento regionale della salute, Vito Montanaro, si è impegnato a verificare che le asl compino, alla luce delle lamentele che molti cittadini, con familiari gravemente non autosufficienti, hanno manifestato qualche giorno fa, davanti al palazzo del governo pugliese.
Caos tra assegno di cura e reddito di dignità
I manifestanti – ricevuti poi dal direttore del dipartimento regionale della salute – hanno lamentato in particolare il mancato assegno di cura, pur avendone – a loro dire – il diritto. Non solo, è stato sottolineato il fatto che in molte asl, non sia stata resa pubblica la graduatoria dei richiedenti, lasciando ancora tanta gente nel dubbio. “Questo ha messo nel caos più totale numerose famiglie che – sottolinea il consigliere regionale Ignazio Zullo – non sapendo se riceveranno o meno l’assegno di 1000 euro, non possono decidere se fare domanda per il reddito di dignità (un massimo di 500 euro), oppure no.”
Il reddito di dignità infatti, esclude l’assegno di cura e il governo regionale sta pensando di destinarlo a coloro che, pur avendo diritto all’assegno di cura, restano esclusi per fondi insufficienti. “Scelta lodevole – dice Zullo – se solo le famiglie sapessero come comportarsi in base alla loro posizione.”
Il pasticcio dei punti extra
C’è stato anche chi ha definito il bando regionale per l’assegno di cura, un vero e proprio pasticciaccio. Nei casi in cui ci fosse infatti una condizione di particolare non autosufficienza e l’asl non è in grado di assicurare l’assistenza a domicilio, é previsto un incremento di 25 punti in più da parte dell’asl di appartenenza. Così almeno ha deliberato la Regione.
Peccato però che, non conoscendo ancora il punteggio di base, per la mancata pubblicazione della graduatoria, non si riesce a capire se l’eventuale aggiunta dei 25 punti, venga effettuata o meno, da parte della propria asl.
In questa situazione, c’é il timore che si aumenti la già numerosa platea dei richiedenti, aumentando di fatto il numero dei non ammissibili, sempre per risorse insufficienti.
Un esercito di 14 mila richiedenti, beneficiano solo 3mila, all’assegno di cura
Di fronte a una richiesta di 14mila richiedenti infatti, solo 3mila sono i beneficiari idonei, altri 3mila sono sempre idonei, ma a causa delle ristrettezze finanziarie, sono ammessi senza beneficio. Come dire: hai tutti i requisiti, ma siccome io Regione non ho i soldi, non ne hai diritto. “Assurdo! – chiosa il consigliere pugliese Ventola – Senza contare – continua – che rimangono fuori oltre 8mila disabili che in base ai nuovi requisiti fisico-economici, non vengono ritenuti idonei.”
Oltre al danno la beffa della burocrazia
“Un bando – quello pugliese sull’assegno di cura – che decide con punteggi/criteri assurdi chi è più disabile di un altro a parità di malattia o peggio, decide fra le malattie, quale debba avere la priorità. Un vero e proprio obbrobrio, al quale si aggiunge – dice Ventola – altro obbrobrio. La Regione Puglia sta pensando di destinare parte dei finanziamenti previsti dal Reddito di Dignità, alle disabilità, ma invece che equiparare gli importi e andare a scorrimento delle graduatorie già previste, costringe le famiglie a presentare nuove domande e nuova documentazione. Un vero e proprio calvario burocratico che i disabili e le loro famiglie non meritano.”
La discriminante geografica
A peggiorare il tutto, la distribuzione del fondo alle asl in base al numero della popolazione che ha prodotto sei differenti liste, con sei diversi criteri di valutazione. Questo stando a notizie ufficiose, confrontando le diverse situazioni delle famiglie. Sembra infatti che siano stati attribuiti punteggi minimi diversi: a Brindisi si parte da 60, mentre a Bari il punteggio minimo è pari a 70. Se così fosse – dice qualche genitore – si tratterebbe di una discriminante, perchè ci sarebbero disabili di serie A e di serie B, in base alla provincia in cui si risiede. L’assegno sarebbe elargito quindi, in funzione della residenza e non più della gravità dell’handicap.
Ad incontrare le associazioni dei genitori, il direttore del dipartimento regionale della salute Montanaro, la consigliera pentastellata Antonella Laricchia e Domenico De Santis, delegato di Emiliano per i rapporti con enti locali e parlamento. Grandi assenti lo stesso governatore e l’assessore regionale al welfare Salvatore Ruggeri.
Antonella Laricchia, ha proposto una serie di interventi: l’immediata pubblicazione della graduatoria oggi ancora non disponibile; l’individuazione delle storture paragonando la situazione pugliese con quella delle diverse regioni; l’avvio di un’istruttoria attraverso una task force di tecnici, per rivedere tutti i punteggi perché non è affatto chiaro come mai da un anno all’altro, le famiglie hanno avuto punteggi molto diversi a parità di condizioni e per aspetti che non sono variati nel bando; l’individuazione di coloro i quali risultano ingiustamente penalizzati (o anche, a onor del vero, ingiustamente premiati), per le storture precedentemente individuate. Infine, far valutare alle famiglie quale preferiscono tra i tre scenari possibili: quello attuale, quello che si sarebbe avuto con un bando con le storture corrette, quello possibile se si scegliesse di assegnare la stessa somma a tutti i richiedenti”.
“Abbiamo già suggerito – ha dichiarato Laricchia – tantissime volte metodi per la soluzione del problema a lungo termine e mi riferisco in particolare al sistema del “budget della salute”, che permetterebbe ai beneficiari di scegliere più liberamente a chi rivolgersi per l’assistenza sanitaria. Non solo, riteniamo importante per il futuro stabilire dei criteri validi per l’accesso agli assegni di cura, che tengano conto esclusivamente della spesa che la famiglia deve affrontare per la disabilità”.
Per il futuro, Montanaro si è impegnato a gestire in maniera condivisa con tutte le associazioni, i criteri del nuovo bando 2019 – 2020, con la massima trasparenza e facilità di condivisione, con una novità fondamentale: l’istituzione di una Unità di Valutazione Multidisciplinare unica, regionale. Un ufficio cioè che stabilisca con identici criteri quale valutazione medica assegnare a ciascun paziente. Un gruppo di specialisti che utilizzi le stesse modalità di attribuzione dei punteggi di accesso al beneficio.