Dea: si lavora per trasferire i reparti del “Fazzi”

Dea: si lavora per trasferire i reparti del “Fazzi”

Si riunisce in queste ore lo staff del tavolo tecnico del Dea di Lecce, che vedrà tra i presenti
i direttori dell’azienda sanitaria leccese, i consulenti asl quali Rocco Palese, oltre ai responsabili tecnici e i dirigenti medici delle unità operative interessate. Nello specifico stamattina saranno coinvolti il primario della rianimazione/terapia intensiva del “Vito Fazzi” e la responsabile della farmacia.

Nuovo problema Covid: riduzione letti e difficoltà a ricoverare
L’intento dell’asl é quello di trasferire i servizi di emergenza dal “Fazzi” nel Dea, partendo proprio dalla rianimazione/terapia intensiva, per poi passare al pronto soccorso, ortopedia, chirurgia generale, radiologia, così come previsto dal piano di riordino regionale. Una volta fatto questo, gli ambienti svuotati del “Vito Fazzi” andranno attrezzati, organizzati per fronteggiare il Covid e al tempo stesso garantire l’attività ordinaria di ricovero, che oggi è quella che soffre di più per via della riduzione dei posti letto nei reparti, a causa del distanziamento sociale.

Oggi il pronto soccorso del “Vito Fazzi” dovrebbe essere collaudato per fronteggiare un’eventuale seconda ondata del virus. Dall’inizio della pandemia sino alla fine del lockdown, sono stati trattati 560 pazienti sospetti Covid, di questi 78 sono risultati positivi. Medici, infermieri del servizio di emergenza, hanno fronteggiato, come colleghi di altri reparti, la difficile situazione delle RSA per esempio, i focolai sorti in alcuni comuni, ma se il personale oggi si sente più pronto, ha però l’annosa difficoltà a poter ricoverare, che si fa adesso più grave a causa della riduzione dei letti nei vari reparti per il distanziamento sociale.

Servono anche le lungodegenze per liberare posti dell’ospedale
Il problema si fa urgente perchè in autunno è previsto l’arrivo dell’influenza oltre che del Corona virus e di tutte quelle patologie stagionali, che costringono molto spesso gli anziani al ricovero ospedaliero e che in molti casi potrebbero essere collocati in una lungodegenza, senza occupare letti negli ospedali. Molte strutture sarebbero dedicate proprio per le lungodegenze: Campi, Nardò per esempio e tutti quei presidi territoriali dismessi, ma andrebbe verificato se i posti siano sufficienti per lasciare l’ospedale di riferimento, a chi ha realmente bisogno di ricovero ospedaliero.

Serve l’autorizzazione da Bari per trasferire servizi nel Dea
Il problema si risolverebbe proprio trasferendo i reparti individuati del “Vito Fazzi”, nel Dea, lasciando spazi liberi per eventualmente aggiungere altre degenze e consentire quindi al pronto soccorso di poter trovare letti dove ricoverare quando c’é necessità. Si creerebbero posti in più, le famose +0,14 degenze per ogni 1000 abitanti previsti per legge. Il punto è che per liberare ambienti nel “Fazzi” dove poter aggiungere letti, occorre trasferire servizi nel Dea, ma quest’ultimo deve essere autorizzato a riceverli. Ad oggi invece il Dea è riconosicuto dalla Regione come ospedale Covid, non è cioè ancora stato accreditato per struttura di emergenza come sarebbe dovuto essere, anche se gli uffici stanno lavorando in tal senso, preparando tutta la documentazione necessaria per ottenere l’autorizzazione ad aprire il Dea come tale e poter effettuare i trasferimenti dei reparti.

“La Regione – ha detto Palese – si é già pronunciata approvando la programmazione, anche se ha sostanzialmente avvertito l’asl di verificare i requisiti da parte del servizio di igiene e prevenzione, ma anche su questo – continua il medico di Acquarica – si sta lavorando, compatibilmente con tutte le questioni Covid da affrontare.” Si tratta ora di concretizzare, partendo proprio dalla rianimazione che é più semplice perchè si tratta solo di avviare l’approvvigionamento medicale, il rifornimento di attrezzature e dispositivi. Penso – ha concluso Palese – che nel giro di una settimana, dieci gionri, potrebbe avvenire lo spostamento.”

Col MES 2 miliardi e mezzo in Puglia per la sanità
“Se poi – come fa notare Palese – uno di questi giorni si darà vita al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), ovvero lo stanziamento europeo di 36 miliardi per la sanità italiana, significa che in Puglia dovrebbero arrivare 2 miliardi e mezzo da spendere solo sulla sanità, per riforme strutturali, investimenti sul territorio, sopratutto acquisto di tecnologie innovative.”

Serve programmazione per fare investimenti oculati

Ad oggi però a livello nazionale, sia nella maggioranza che nell’opposizione di governo, ci sono pareri discordi se aderire al finanziamento oppure no, visto che si tratta di un prestito dell’Europa che l’Italia eventualmente dovrà restituire e fa riflettere che nessun paese al momento, non vi abbia aderito. Il punto però è la scelta forse dovrebbe dipendere dal fatto se a monte del finanziamento ci sia una strategia dell’Italia o una programmazione ad ampio respiro, per evitare che si riduca tutto ad un semplice sostegno economico a pioggia. Come dichiarato dal presidente della Federazione Cimo-Fesmed Guido Quici, “il vero problema non è il ricorso o meno al MES, quanto la necessità urgente, discriminante e univoca di affrontare la situazione con una strategia nazionale ben delineata, in cui partire dalla riorganizzazione del lavoro e delle strutture, non da finanziamenti a pioggia spesso avulsi dal sistema e utili solo ai fini propagandistici.”

E i nostri candidati alla Presidenza della Regione ?
“A me sembra sconcertante – ha riflettuto Rocco Palese – che nessun candidato alla presidenza della Regione Puglia – non si faccia sentire in tal senso.”

Intanto la task force dell’asl salentina discute in queste ore del trasferimento della rianimazione dal “Fazzi” al Dea, in maniera concreta.

L’importanza dei percorsi
“L’idea é di creare nel “Fazzi” un’area Covid, che non sarà più nel Dea come avvenuto durante la pandemia. Ciò significa che bisognerà garantire nel “Fazzi”, i percorsi interni tra Covid e no Covid, cosa che non sempre è stata possibile nei mesi scorsi.
Si sta lavorando per creare nel “Vito Fazzi” un’area dedicata al Covid, corrispondente alla palazzina degli infettivi con servizi specifici: radiologia Covid, rianimazione Covid, e, a proposito di percorsi, é previsto un collegamento dal pronto soccorso alla palazzina degli infettivi, per consentire di seprare l’ingresso dei pazienti sospetti o positivi, dall’accesso tradizionale.

I tempi sono quelli fisiologici che richiedono l’individuazione – secondo Palese – di due squadre: una dedita al trasloco dei reparti dal “Fazzi” al Dea, l’altra impegnata a risolvere tutti gli imprevisti che inevitabilmente emergeranno durante i trasferimenti dei servizi stessi.

Anche Galatina potenziata nella rianimazione
Nel frattempo saranno potenziati un pò tutti gli ospedali in base ai ruoli che dovranno ricoprire. A Galatina per esempio partiranno con procedura di urgenza, i lavori per la ristrutturazione degli ambienti e consentire l’attivazione di 12 posti di rianimazione/terapia intensiva, il tutto per concludersi nel giro di due mesi. Il “Santa Caterina Novella” è infatti un punto nevralgico della rete Covid ed è il secondo riferimento della provincia di Lecce, per la gestione del Covid, dopo Lecce. E’ quindi previsto un potenziamento in particolare per la rianimazione/terapia intensiva. L’asl é chiamata come le altre aziende sanitarie, non solo a fronteggiare il virus, ma anche a considerare una possibile nuova epidemia che tutti scongiuriamo, ma che deve impegnare l’azienda sanitaria a potenziare i servizi. Da qui 14 posti di sub intensiva, oltre ai 12 di rianimazione/terapia intensiva, ai quali si aggiungono quelli del “Fazzi” della rianimazione Covid e gli altri del Dea, oltre altri 12 posti nel blocco sempre del Dea, separato dal plesso centrale, che serviranno solo in casi estremi.

Potenziare le risorse umane
Cinque posti di malattie infettive con pressione negativa a Lecce e tre a Galatina, possono contare già su tutto il terzo piano degli infettivi di Galatina sempre a pressione negativa, anche se non dello stesso standard dei tre letti del reparto primario galatinese. Questo potenziamento di degenze e servizi richiede necessariamente un adeguamento di personale che da Bari dicono ci sarà presto. Il problema è altrettanto urgente a Lecce dove oltre all’attività ordinaria, alcuni reparti dovranno garantire il lavoro di emergenza nel Dea. L’ortopedia per esempio che andrà nel Dea, sarà dedita agli interventi di emergenza, ma quegli interventi ordinari dovranno comunque essere fatti nel “Fazzi” e ciò diventa difficile avendo sempre lo stesso numero di medici e infermieri.

Si punta sui grandi ospedali
Sappiamo che ci saranno assunzioni straordinarie che sono state già annunciate, anche dallo stesso Emiliano, ma non si sa ancora quando. L’idea poi di poter puntare su ospedali grandi con ampi ambienti sviluppati in orizzontale, appare a qualcuno la carta vincente per ottimizzare le risorse umane senza doverle spostare da un piano all’altro, visto l’attuale carenza di organico. Tenuto conto che poi le stanze devono essere massimo da due persone, meglio con il proprio bagno, é facile pensare che si dovrà potenziare quelle sturtture ospedaliere più ampie.

Roberta Grima
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