A fine ondata si vuole attrezzare l’ospedale Covid dei servizi necessari. Non è mai troppo tardi visto che l’ospedale Covid di Galatina ha lavorato per un anno senza quei reparti fondamentali, per far fronte al Corona virus. L’Asl si é già espressa sull’intenzione di lasciare Galatina ospedale Covid nell’autunno prossimo per evitare di essere impreparata, qualora dovesse arrivare una quarta ondata, che tutti ci auguriamo non arrivi. Così ora che la pandemia sta rientrando, l’Asl salentina ha intenzione di trasferire personale medico da Lecce a Galatina, per poter aprire quei servizi indispensabili: cardiologia e anestesia in primis. Servizi che serviranno nel momento in cui si riapre la normale attività ospedaliera, ma che potrebbero poi servire anche in un’eventuale emergenza sanitaria.
La scelta di trasferire a turno personale dal “Fazzi” al “Santa Caterina Novella”, ha creato malcontento tra i medici. Non tutti intendono spostarsi, sapendo di andare in un ospedale che il prossimo autunno potrebbe diventare Covid e richiedere, per pazienti positivi, servizi ospedalieri che ad oggi mancano. Galatina oggi conta una decina di persone affette da Corona virus solo negli infettivi, ma sino a qualche settimane fa se ne contavano oltre trenta. Molti erano casi gravi, con C-PAP, alcuni di loro hanno avuto complicanze tali da richiedere il trasporto nella terapia intensiva di Lecce per essere intubati, con il rischio fatale che ne poteva conseguire.
Terapia intensiva al palo
Eppure erano previsti 50 milioni di euro per interventi da realizzare nell’ospedale “Santa Caterina Novella”, compresa la costruzione di una terapia intensiva, i cui lavori erano stati affidati ad Asset, la società partecipata della Regione Puglia diretta da Elio Sannicandro. Del reparto non si ha ancora notizia, tranne il fatto che se ne é ritornato a discutere a Lecce, dopo una nota da parte della Regione. Nel frattempo l’Asl solo negli ultimi due mesi, ha fatto si che un anestesista del Dea, andasse a turno nelle malattie infettive del “Santa Caterina Novella”, per dare supporto e consulenza.
Non un reparto quindi, ma un servizio anestesiologico garantito durante le ore diurne, ma la notte e peggio ancora nei mesi addietro, quando non c’era neppure quello, avere un anestesista con la pandemia in corso, era un sogno. Solo negli ultimi mesi dell’emergenza sanitaria, é stato invece aperto un servizio di sub intensiva diretto e coordinato da un cardiologo. Per il resto medici e infermieri del reparto Covid di Galatina si sono arrangiati come hanno potuto e non solo per le gravi insufficienze respiratorie che potevano avere i pazienti, ma anche per i frequenti problemi cardiologici che gli stessi hanno accusato, come le problematiche neurologiche. Non essendoci una cardiologia, nè tantomeno una neurologia, era difficile far visitare da specialisti i ricoverati.
Si corre ai ripari arruolando cardiologi dal “Fazzi”
Adesso si corre ai ripari, perché dal 24 maggio scorso, la direzione dell’azienda sanitaria salentina, ha disposto in via sperimentale che il servizio cardiologico di Galatina, venisse garantito non più da quello omonimo di Copertino a corto di personale, ma dal reparto cardiologico di Lecce che conta 29 specialisti. Ci si aspetta che chi verrà ad assicurare l’attività cardiologica al “Santa Caterina Novella”, sia poi pronto ad un’eventuale emergenza Covid, visto che sin’ora i cardiologi presenti in loco non hanno sempre dato questa disponibilità, nonostante il reparto di cardiologia galatinese fosse chiuso e quindi il personale fosse più libero per offrire servizio ai pazienti positivi.
E’ accaduto invece che a Galatina, si è affrontata la pandemia in condizioni disperate, senza servizi necessari, con poco personale specializzato, con reparti chiusi e specialisti che hanno rifiutato di lavorare per pazienti Covid o si sono opposti ad essere spostati altrove in altri reparti “puliti”.
Il pronto soccorso pulito di Galatina per esempio, é stato sin’ora un servizio – a parere del dottor Raffaele Gaudio dirigente nazionale di Fismu (federazione italiana medici uniti) e componente della segreteria aziendale FVM (federazione veterinari e medici) Asl Lecce – poco utile, in un ospedale semivuoto e dedicato esclusivamente al Covid. Chi é quel cittadino che si reca al pronto soccorso di un ospedale dove mancano tutti i reparti necessari ?
Forse sarebbe stato meglio lasciare a Galatina solo il pronto soccorso Covid per i pazienti ricoverati e medici e infermieri del reparto di emergenza – urgenza pulito, trasferirlo al pronto soccorso del “Fazzi” che sta letteralmente scoppiando.
Quando il direttore di presidio ha fatto un ordine di servizio per spostare i dipendenti da un servizio all’altro, qualche sigla sindacale si è opposta. Così mentre a Galatina ci sono dipendenti in esubero mentre l’ospedale é semivuoto, a Lecce ora che i contagi si riducono e diminuisce la paura, la gente ha ripreso ad affollare il pronto soccorso pulito sprovvisto prima di tutto di medici. Una carenza cronica, che regna da anni, senza mai trovare una soluzione. Sono cinque i professionisti dell’emergenza – urgenza dell’ospedale di Lecce che – ci dice il dottor Gaudio – come l’anno scorso, si vedranno costretti a rientri per dare la possibilità al collega di godere di un pò di giorni di ferie, dopo turni massacranti durante tutta la pandemia.
98 medici al pronto soccorso di Lecce, assunzioni bloccate, ma in realtà sono appena 5 !
Quando l’Asl ha pubblicato il bando di selezione pubblica per l’assunzione di medici per il pronto soccorso del “Fazzi”, la Regione l’ha sospeso riscontrando sulla pianta organica già ben 98 medici in servizio, in realtà sono appena cinque !! Un errore probabilmente dell’ufficio del personale – dicono dalla Fismu – che non avrebbe mai aggiornato il numero effettivo dei dipendenti, che negli anni sono andati in pensione, senza mai essere sostituiti Così l’errore resta e le assunzioni sul personale sono ferme al palo da anni.
Un’amministrazione ed una politica fuori dalla realtà così come quando la Regione accettò nell’agosto scorso la proposta dell’Asl leccese di rendere Galatina ospedale Covid, comunicando alla direzione Asl la necessità di una terapia intensiva da realizzare, nelle more – ci spiegò il direttore del dipartimento regionale della salute Vito Montanaro – il “Santa Caterina Novella”, avrebbe accolto solo i casi più lievi, i più complessi sarebbero stati collocati direttamente nel Dea di Lecce. Senza sapere che ciò non era possibile, visto che Lecce non era in grado di ricoverare numeri oltre misura, per ossigeno insufficiente a dire degli operatori sanitari.
Morale della favola: molti pazienti gravi sono finiti a Galatina in un ospedale inadeguato, come emerge da delibera regionale.
“La verità – dice a SanitàSalento il dottor Raffaele Guadio – è che l’ospedale galatinese così com’é, non ha possibilità di far fronte al Covid perché non ha ciò che serve. I pazienti che abbiamo visto durante la pandemia – ci dice ancora il medico in servizio al pronto soccorso Dea – spesso avevano patologie prevalenti oltre al Covid, che non richiedevano sempre il ricovero negli infettivi, ma nel reparto più specifico per la loro malattia preminente. Chi é arrivato con il Corona virus era spesso infartuato o con un ictus, persone cioè che avevano bisogno di un’assistenza specialistica che non può limitarsi solo al reparto Covid.
L’ultimo esempio é quello di una donna gravida con Corona virus, che dal “Santa Caterina Novella” pur essendo questo ospedale Covid, é stata dirottata a Lecce perchè la ginecologia galatinese può ricoverare donne positive purché lievi e asintomatiche, ma in caso di tosse, febbre, altri sintomi che potrebbero tramutare in situazioni più gravi, il “Santa Caterina Novella, non è attrezzato.
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