Stilare dei protocolli condivisi sulle nuove terapie CAR -T, impiegate contro malattie come la leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule. Questo il tema sul quale si é discusso a Bari, durante il workshop di confronto, tra gli esperti di salute regionali, per individuare il miglior percorso di cura e rendere il sistema sostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale.
Individuare i centri specializzati in Puglia
In Puglia sono previsti circa 80 pazienti l’anno che richiedono le nuove terapie CAR – T, non avendo avuto alcun riscontro con quelle tradizionali. Inoltre, fermo restando che si tratta di terapie consistenti nel modificare geneticamente le cellule, potenziando il sistema immunitario, tale sistema resta valido per il linfoma ad alto grado di malignità e le leucemie linfoblastiche nei bambini e nei giovani, ma si sta studiando l’applicazione di tali cure, anche su diverse malattie che, quindi, porterà ad un aumento di pazienti bisognosi di queste cure innovative. Per questo è necessario che la Puglia arrivi per tempo con centri attrezzati. Attualmente, solo l’ospedale “Giuseppe Moscati” di Taranto, è centro di riferimento per la Puglia, per la terapia CAR – T, ma é bene che si individuino altri punti di riferimento, con una mappatura delle varie strutture, che naturalmente dovrebbero essere collegate tra loro per condividere e confrontare opinioni, esperienza e competenze, seguendo protocolli condivisi, in modo da uniformare i processi.
Oggi c’è solo il “Moscati” di Taranto
“Il dato di fatto, è che la complessità della procedura terapeutica, richiede un impegno notevole in un contesto di equipe multidisciplinare, con un impegno assistenziale di alto profilo di competenze. Al momento l’unico Centro pubblico con i requisiti previsti da AIFA (agenzia italiana del farmaco), è il nostro” – ha detto Patrizio Mazza, Direttore Ematologia Ospedale “G. Moscati”, Taranto. “Ritengo – ha continuato il medico – che se il carico assistenziale dovesse ricadere tutto sulla nostra Struttura, per quanto riguarda i pazienti pugliesi, avremmo bisogno di implementare alcune figure professionali e probabilmente avere degli spazi in più. Da questo punto di vista c’è pieno appoggio dei nostri Direttori”.
Le Regioni dovranno identificare nella loro rete di servizi ospedalieri, i centri adatti, individuando il percorso necessario a formare le persone dedicate, con protocolli organizzativi condivisi. Le Aziende Sanitarie Ospedaliere saranno chiamate alla formazione del personale che dovrà gestire le cure in modo da creare un sistema assistenziale di rapido accesso e sicuro per il paziente.
Centri attrezzati di personale competente e risorse economiche
“Per la complessità che richiede questa nuova terapia – ha dichiarato la professoressa Giorgina Specchia, coordinatrice della Rete Ematologica Regione Puglia (REP) – sarà necessario un impegno considerevole da parte della Regione, chiamata a potenziare il personale competente, con investimenti economici che l’Area Politiche della Salute della Regione Puglia, sta da tempo pianificando insieme ai Centri della Rete Ematologica Pugliese. Il tutto al fine di poter offrire ai pazienti candidati, questo approccio terapeutico.” Si tratta – va ricordato – di immunoterapia innovativa, rappresentata dal prodotto cellulare, costituito dai linfociti del paziente, che vengono sottoposti ad un processo di ingegnerizzazione del DNA, che li rende capaci di distruggere le cellule tumorali.”
“Tale tipo di immunoterapia innovativa, è rappresentata dal prodotto cellulare costituito dai linfociti del paziente che vengono sottoposti ad un processo di ingegnerizzazione del DNA che li rende capaci di distruggere le cellule tumorali. Questa terapia per la sua complessità richiede un impegno straordinario di risorse umane ed economiche che l’Area Politiche della Salute della Regione Puglia sta da tempo pianificando insieme ai Centri della Rete Ematologica Pugliese al fine di poter offrire ai pazienti candidati questo approccio terapeutico”.
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