E’ la prima volta che un rappresentante nazionale dei medici di medicina generale arriva nel Salento per paralre alla classe dirigente, ma la siutazione é talmente critica che Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg, ha deciso di dare un segnale forte partecipando alla tavola rotonda a Galatina, organizzata dal dottor Antonio De Maria, segretario provinciale Fimmg Lecce.
Poco personale negli studi, eccessiva burocratizzazione dell’attività del medico di medicina generale, sono i punti dolenti sui quali si è discusso.
Per Scotti serve rimodulare il PNRR per stanziare fondi destinati all’assunzione di personale medico e paramedico, sempre più carente negli ambulatori medici. “Il piano nazionale per la resistenza e resilenza – ha sottolineato il segretario nazionale Fimmg – prevede infatti solo risorse per le strutture, ma non per l’organico, con l’intento di realizzare la case di comunità, senza però tener conto che tali centri rischiano di essere cattedrali nel deserto se non si riempiono di medici, infermieri, tecnici, amministrativi, in modo da garantire i servizi alla cittadinanza celeri e di qualità.” Gli studi dei medici del territorio da tempo lamentano gravi difficoltà proprio per il personale insufficiente e la scarsità di risorse che non consente l’assunzione di nuovo organico, sopratutto alla luce della nuova pandemia da Covid che ha portato ad un incremento notevole di lavoro, specialmente con le vaccinazioni in studio e a domicilio. Basti pensare che somministrare il vaccino ai più fragili, significa dover fare i conti con persone spesso poco collaborative o disabili per le quali è necessario personale di supporto infermieristico. Cosa che spesso é mancata, come è mancata la figura dell’amministrativo per le prenotazioni, i richiami, il medico si é trovato frequentemente a dover assolvere anche ad attività non prettamente medica, con enormi difficoltà.
“Dal 2000 al 2017 si é vissuto con un blocco di concorsi e assunzioni nella sanità per cui oggi scontiamo quelle scelte con circa 10 mila giovani medici che non trovando lavoro partono oltre confine, per ritornare solo in una piccola percentuale, circa il 3%. Chi resta lavora male, si è in pochi con una carico di attività che rischia di mortificare la qualità. Non è un caso che in Italia si registra un’emigrazione dei medici verso l’estero – ha detto Silvestro Scotti – che nel nord Italia in particolare, si fa sentire pesantemente tanto da dover ricorrere a cooperative per assicurare l’assistenza sul territorio, ma anche il servizio 118 e persino quello del pronto soccorso, con una gestione che non é quella delle Asl – dice Scotti – ma delle cooperative. Ciò significa – sottolinea ancora il segretario nazionale Fimmg – che il cittadino chiamando il 118 o il medico di base, pensa di affidarsi ad un servizio pubblico con determinate garanzie e modelli, ma non sempre è così.”
La tavola rotonda organizzata dal dottor De Maria é stata voluta proprio per mettere davanti alla politica e alla classe dirigente, la realtà dei fatti, cercando un dialogo e individuando le soluzioni più idonee. A Galatina oltre alla categoria medica infatti era presente l’assessore regionale alla sanità Rocco Palese, il direttore generale dell’Asl salentina Rodolfo Rollo. “E’ stata un’occasione – ha detto Scotti – perchè spesso la politica é scollata dalla vita concreta, un esempio sono ancora una volta le case di comunità, strutture che il Governo intende destinare ai servizi ambulatoriali che su un territorio di trentamila chilometri, dovrebbero sorgere una ogni 186 chilometri.” Sono risposte inadeguate per la Fimmg, perchè non si parla di personale da assumere, nè di mezzi di trasporto per avvicinare il cittadino più lontano alla casa di comunità, nè tantomeno di strade fruibili da potenziare. Manca una seria programmazione. Così facendo – per il dottor De Maria – si aumenta la distanza assistenziale e viene meno quel requisito che invece é peculiare per i medici del territorio, ovvero la prossimità dell’assistenza.
Serve più dialogo tra le parti, la Fimmg ha aperto una serie di incontri col ministero, ma aspetta di poterlo fare anche con la Conferenza Stato Regioni con la quale la Federazione ancora non é riuscita a parlare nonostante abbia fatto richiesta oramai un anno fa.
Nel frattempo si punta a snellire l’attività del medico del territorio, sburocratizzando le tante procedure alle quali il professionsita è obbligato. Non sempre infatti la tecnologia è sinonimo di efficienza, nel caso dei medici di medicina generale sono in uso per esempio piattaforme del sistema sanitario regionale che non dialogano con i gestionali dei singoli professionsiti che così sono costretti a cariacre i dati del paziente due volte con perdita di tempo prezioso, perchè sottratto all’attività prettamente medica e assistenziale.
Su questo tema il dottor De Maria ha insistito molto per snellire il lavoro dei medici. “La burocrazia – ha detto – é un cappio al collo per tanti colleghi che si vedono oppressi dalle innumerevoli prassi amministrative come l’autosegnalazione di ciò che si prescrive, come le cento note da seguire per l’appropriatezza delle prescrizioni, una serie di regole spesso da interpretare con perdite di tempo a discapito dell’utenza.”
Basterebbe secondo De Maria potenziare gli ambulatori dei medici, seguendo quell’idea vincente del dottor Filippo Anelli, oggi presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini medici e chirughi), che é la medicina di gruppo. Sette medici in un ambulatorio per coprire 24 ore su 24 e sette giorni sette il territorio per i casi non gravi o comunque che non richiedono l’ospedalizzazione, si eviterebbe il sovraffollamento dei pronto soccorso e gli accessi impropri.
Se il Governo – ha chiarito De Maria – non investe sul territorio, patendo dall’esistente, ma continua ad avere attenzione solo sugli ospedali, non se ne uscirà, é sufficiente vedere cosa é stato fatto con la chiusura e riconversione di nosocomi senza creare alternative eficienti sul territorio: tempi lunghi, attese, risposte inadeguate.
“Si è pensato di risolvere le problematiche dei pornto soccorso – ha continuato De Maria – spostando i medici da un parte all’altra, dagli ambulatori all’ospedale per dare man forte ai colleghi e seguire i codici verdi, ma questo sistema non funiona.” Non si può ritenere – per il segretario provinciale Fimmg – che spostando le persone il problema si risolva, va fatta una programmazione a monte e la Regione Puglia ha nel cassetto una proposta di progetto della Fimmg che la giunta approvò nel 2018, ma di quel progetto non si é visto nulla, ora i medici attendono di poter dialogare con il neo assessore per un confronto costruttivo.