Punto di non ritorno nei pronto soccorso, l’allarme della Fismu

Punto di non ritorno nei pronto soccorso, l’allarme della Fismu

“Stiamo per celebrare i funerali del sistema di emergenza-urgenza in tutte le regioni, non potendo garantire l’assistenza necessaria a tutti i pazienti che ne hanno diritto.” Così il dottor Raffaele Gaudio, medico in servizio nel pronto soccorso del” Vito Fazzi” di Lecce e responsabile nazionale della federazione italiana sindacale dei medici uniti (Fismu) dei pronto soccorso.

Mancano i medici soprattutto e quelli che ci sono lavorano male e demotivati. Una gran fetta di personale medico nei vari pronto soccorso é precario, difficilmente viene stabilizzato perchè assunto durante la pandemia senza un concorso, ma a chiamata diretta. Per questo non sarebbe beneficiario della legge Madia che prevede la stabilizzazione, a condizione che ci siano anzianità di servizio di almneo 36 mesi e il superamento di una selezione pubblica che in molti casi manca ai medici arruolati. Situazione che non fa altro che spingere il personale a trovare di meglio altrove.

C’è poi la difficoltà dei medici di pronto soccorso di ricoverare i pazienti bisognosi nei vari reparti. Un problema dovuto ad una oggettiva carenza di posti letto, che si attestano a tre per ogni mille abitanti, un indice tra i più bassi in Europa come fa notare il dottor Gaudio, anche perchè la popolazione é sempre più anziana e più longeva, quindi con maggiori problemi di salute da seguire e con un conseguente aumento di richiesta di ricoveri. A ciò si aggiunge l’obbligo del distanzimaento tra un letto e un altro che diminuisce i posti. Il tutto però non può ridursi a soli numeri, ma la programmazione politica sanitaria dovrebbe tener conto non solo dei tre posti letto per ogni mille abitanti, ma anche che tipologia di popolazione è quella attuale: anziana e malata cronica.
I letti insufficienti rispetto ai bisogni della popolazione, fa si che i pronto soccorso si sovraffollino con pazienti in attesa di un ricovero, che aspettano per quattro, cinque giorni nella sala di osservazione breve, che invece ha tutt’altre funzioni.

Un effetto imbuto quello che si crea quotidianamente nei pronto soccorso dove, come spiega il dottor Gaudio, tutto entra e poco esce. Ciò dovuto anche ad un territorio che ad oggi ancora non è in grado di dare tutti quei servizi che non richiedono necessariamente l’ospedalizzazione. La gente però non trovando risposte si rivolge al pronto soccorso ingolfandolo di accessi impropri. Non tutti si trovano infatti in condizioni di emergenza – urgenza molti cittadini potrebbero essere assistiti in luoghi ad hoc, quelle che i politici definiscono case della salute e delle quali si parla dai tempi del ministro Livia Turco, ma che ancora non si vedono a tutti gli effetti.

“Le funzioni del pronto soccorso – afferma Gaudio – per i vari disagi e una mala organizzazione rischiano di essere snaturate, con personale gravato da una incidenza e prevalenza di inappropriatezza degli accessi, da sovraccarichi di lavoro e dallo stress correlato.” Così si assiste impotente alla inesorabile disfatta, mentre secondo il dottor Gaudio, una politica miope non lascia intravedere alcun spiraglio di voler mettere davvero mano a questo disastro e porre rimedio. La situazione necessita, ed urgentemente dice il medico, di interventi legislativi ad hoc, diversamente il responsbile Fismu avverte che le conseguenze porteranno ad un ulteriore impoverimento degli organici con una fuga di medici dai pronto soccorso e di conseguenza con l’implosione annunciata del settore emergenza – urgenza sanitaria. Settore che vede tra le altre cose un servizio fondamentale come il 118, esterno all’Asl, con personale precario, che la politica si ostina a non volere passare alle dipendenze del sistema sanitario, pur trattandosi di un servizio integrante dell’emergenza – urgenza.

Come rappresentante sindacale, il dottor Gaudio ricorda in conclusione come aspetti quali la formazione, vadano ad aggravare una condizione lavorativa e professionale già molto critica e demotivante, visto che i medici sono costretti a pagarsi di tasca propria i corsi di aggiornamento che invece per il responsabile Fismu dovrebbero essere a carico dello Stato, dal momento che la classe medica si fomra per garantire poi la qualità di un servizio pubblico essenziale.

Come in altri paesi europei, aggiunge il dottor Gaudio, è lo Stato che riconosce ed indennizza i costi elevatissimi della formazione, arrivando a finanziare contributivamente anche gli ultimi anni delle scuole superiori, mentre in Italia si attende ancora la decontribuzione degli anni di laurea e specializzazione riscattando questi anni non certo, dice Gaudio, per esserne penalizzati doppiamente e provvedere a pagare di tasca propria i contributi ai fini pensionistici, per chi é in grado di farlo.

Roberta Grima
ADMINISTRATOR
PROFILE