Quel sistema malato che coinvolge asl, magistrati e politici

Quel sistema malato che coinvolge asl, magistrati e politici

Gli arresti del pubblico ministero della procura di Lecce Emilio Arnesano e dei dipendenti Asl: i due medici e il direttore generale Ottavio Narracci, potrebbe essere solo la punta di un iceberg con fondamenta molto più estese e consolidate. La procura di Potenza dovrà infatti accertare se, oltre i singoli episodi resi noti in queste ore, vi siano altri fascicoli giudiziari che riguardano Narracci e altri dipendenti Asl, che potrebbero essere stati oggetto di manomissioni da parte di Arnesano o anche di altri magistrati.

In particolare, gli inquirenti dovranno stabilire se il rapporto privilegiato tra il dottore Carlo Siciliano, responsabile della medicina del lavoro nell’Asl leccese e il pm Emilio Arnesano, abbia influito sull’esito di altri procedimenti giudiziari, non soltanto dello stesso Siciliano, come quello relativo ai corsi di formazione per soccorritori del 118, che lo vede indagato insieme al dottor Maurizio Scardia, responsabile del servizio di emergenza, ma anche su procedimenti giudiziari che coinvolgono altri medici o dipendenti Asl. E’ noto infatti, che il dottore Siciliano avesse l’abitudine di riunire molti dei primari del “Vito Fazzi”, ogni mattina nella sua stanza al piano terra dell’ospedale. Qui tra un caffè e l’altro, si discutevano le varie problematiche dei singoli medici, che avevano evidentemente come punto di riferimento proprio Siciliano, il quale – come un padre di famiglia – a detta di un partecipante – prendeva a cuore le difficoltà di ognuno, cercando poi di risolverle. Le difficoltà potevano essere varie: le denunce per colpa medica, ma anche un posto in concorso ambito o ancora un collega indesiderato, questioni legate a propri familiari, ecc…

Era altrettanto noto il rapporto di stretta amicizia che il dottore Siciliano avesse con il direttore generale presso il quale quindi avrebbe potuto intercedere, oltre al rapporto accertato con il magistrato Arnesano. Naturalmente è tutto da verificare e le indagini stanno facendo il loro corso. Nel frattempo si registrano dei fatti come quello relativo ad un procedimento giudiziario che vede coinvolto il responsabile di un reparto del “Fazzi”, con carica politica in una amministrazione salentina, che aveva chiesto clemenza a Siciliano, per una causa che lo vedeva coinvolto. Il fascicolo era in mano al giudice Arnesano, una coincidenza. Così come sarà una coincidenza il fatto che proprio il sindaco di comune salentino sia un cacciatore e che abbia parteciapto ad alcune battute di caccia.

C’é da accertare insomma se nell’azienda sanitaria ci fosse un sistema consolidato oppure no tra magistratura locale e dirigenti Asl, dove favoritismi e privilegi erano riservati ad amici e parenti di chi faceva parte di un cricca che coinvolgeva non soltanto giudici, ma anche politici e dipendenti Asl, che quindi avrebbero potuto contare sul rapporto amicale con alcuni magistrati, grazie al ruolo di trait d’union di Siciliano.

Tra gli interessi Asl da tutelare, quello di sistemare mogli, nipoti, cognate, ma anche di favorire ditte amiche, per questo servivano persone di fiducia nei posti strategici, cosa che si poteva ottenere con nomine dirette senza una selezione, o con avanzamento di carriera o mobilità discutibili, persone che occupavano ruoli senza mai ruotare, come prevede la legge anticorruzione. Che ci fosse un malaffare in alcuni uffici Asl, l’aveva intuito Silvana Melli, ex direttrice dell’azienda sanitaria che provò a scardinare un sistema, per esempio con la rotazione dei membri delle commissioni invalidi, sempre gli stessi medici negli stessi posti. Provò poi a vederci chiaro nell’operato dell’area tecnica Asl, dove si rese conto del mal funzionamento nella gestione degli acquisti di apparecchiature, di fondi europei per la realizzazione di opere strutturali, come le sale operatorie del “Fazzi”. La Melli decise di istituire così, una commissione per la legalità e trasparenza, con quattro esperti da lei individuati, che prestarono la propria opera a titolo puramente gratuito, contrariamente a quanto si affermò sul quotidiano locale.

Ebbene, la commissione composta da: due ingegneri, Vincenzo Saracino e Luigina Quarta, di provata esperienza, esperti in appalti pubblici come anche Antonio Petrelli, avvocato, era presieduta da Ciro Saltalamacchia, già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Lecce – sezione distaccata di Taranto. Il gruppo di lavoro produsse diversi verbali e fascicoli che la commissione anticorruzione interna all’Asl non ebbe mai prodotto: bandi di gara, appalti, finanziamenti, incarichi tutto al setaccio e relazionato, un lavoro certosino che effettivamente dimostrò un sistema corrotto. I verbali però, non vennero presi evidentemente in considerazione più del dovuto, quando subentrò Ottavio Narracci che, appena insediato, pensò di dare il ben servito ai quattro esperti.

Roberta Grima
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