La senologia? Una “torta” da spartire tra privati, tutto verrebbe deciso a Bari, senza sapere cosa accade altrove. E’quello che é emerso dalle parole dell’oncologo Giuseppe Serravezza al termine dell’incontro tenuto dall’Asl, in occasione dell’inaugurazione del centro senologico di Nardò, parlando con Rita Tarantino, collaboratrice della direttrice Silvana Melli.
Il clima erà teso anche durante l’incontro svoltosi nell’aula magna del “Sambiasi”, quello che si é percepito, é che le donne e tutto quanto ruota intorno alla senologia, stia diventando oggetto di conflitti e confusione. Una confusione che emerge intanto dai dati contrastanti tra quelli presentati dall’Asl e quelli descritti dalla LILT.
La prima ha parlato, nella persona della direttrice Melli e della sua collaboratrice Rita Tarantino presidentessa dell’associazione SOS per la Vita, di liste di attesa ridotte, pari a 5 giorni, di un aumento del 22% delle donne che si sottopongono allo screening, di un controllo di qualità dello screening fatto, intervistando le pazienti, di percorsi assistenziali e di diverse agende di prenotazione, in base alla gravità o meno del caso, insomma di una migliore organizzazione del servizio.
Una realtà del tutto diversa, se non opposta, da quella raccontata da Giuseppe Serravezza, oncologo e referente scientifico della LILT che ha parlato invece, della difficoltà per le donne di accedere ai servizi e di liste di attesa lunghe, tanto che le donne arrivano tardi alla diagnosi, quando il tumore é già presente. Lo stesso direttore del distretto di Nardò, Oronzo Borgia ha ammesso le difficoltà sottolineate dall’oncologo.
“Le donne – dice Serravezza a SanitàSalento – che possono permetterselo, pagano 200 euro al medico ospedaliero, che in regime extramoenia, del tutto legittimo é bene dirlo, garantisce la prestazione medica in tempi più veloci.” Questo fa si che ci siano donne di serie A che possono pagare e donne di serie B che non possono permetterselo.
Non solo, c’é anche chi ha perplessità sul controllo di qualità dello screening dell’Asl e che il dottor Sergi, in qualità di responsabile, ha spiegato molto bene come si basi su un controllo incrociato delle mammografie eseguite, da parte di due medici, senza che uno consoca il referto dell’altro. Quello che però non è stato detto é il numero di referti che non combaciano, di eventuali errori, numeri che potrebbero indicare la qualità dello screening, l’esperienza dei radiologi, per cui le donne sanno che si possono fidare.
Inoltre per l’oncologo della LILT, l’azienda sanitaria confonde la prevenzione con lo screening, con il rischio di creare idee sbagliate tra le donne.
E’però sui percorsi e in particolare sulla breast unit, che il dottor Serravezza non si tiene, quando sente parlare della breast unit di Lecce, senza menzionare l’esistenza di Gallipoli.
La discussione si fa più accesa a fine discorso quando Giuseppe Serravezza rimprovera all’Asl di non aver comunicato nulla a Bari rispetto a quello che si fa altrove in tema di percorsi oncologici
A conferma di ciò anche le dichiarazioni di medici secondo i quali i politici, avrebbero consentito a strutture private di operare, quindi l’Asl volente o no si trova ad accettare queste situazioni.
La percezione che si ha avuto a fine giornata é stata di una senologia terra di conflitti, come dichiarato da Rosa Orlando, presidentessa dell’associazione Centro per il Diritto alla Salute.
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