Si stava meglio quando si stava peggio

Si stava meglio quando si stava peggio

Forse si stava meglio quando si stava peggio. Se é vero quello che dicono alcuni infettivologi che questa seconda ondata del virus sembrerebbe meno aggressiva, é altrettanto presumibile però, che sarà molto più contagiosa e ce la porteremo a lungo. Il che significa che dovremmo conviverci facendoci trovare preparati, almeno per quanto riguarda ciò che era prevedibile dalla prima ondata del Corona virus.

Era prevedibile per esempio da marzo scorso, che sarebbero dovuti servire letti in più di rianimazione negli ospedali, sopratutto se parliamo di ospedali Covid, che non possono essere sprovvisti di un reparto di terapia intensiva/rianimazione, come invece accade a Galatina nel presidio ospedaliero “Santa Caterina Novella.” La struttura, stando all’ultimo riordino ospedaliero della Regione Puglia di agosto scorso, dovrebbe essere un riferimento Covid, avendo un reparto di malattie infettive dotato anche di un’area ad alto isolamento, ma non può funzionare, se prima non si attiva la rianimazione che ancora non c’è. A conferma di quanto detto, anche le dichiarazioni di Vito Montanaro, direttore del dipartimento regionale della salute che, sentito telefonicamente il 29 settembre scorso, ci aveva detto che gli infettivi di Galatina erano stati individuati nella rete Covid, a patto che venissero riattivate la subintensiva e la terapia intensiva.

Già un mese fa dunque, Montanaro chiariva il destino del “Santa Caterina Novella”, aggiungendo anche che il giorno successivo, quindi il 30 settembre, ci sarebbe stata a Roma la riunione con Arcuri, relativa al finanziamento di 100 milioni di euro alla Puglia, proprio per l’emergenza Covid. Il direttore concluse con fermezza che parte di quei soldi, sarebbero stati destinati all’attivazione dei posti letto di sub intensiva e intensiva dell’ospedale di Galatina. Letti che sarebbero serviti non solo per il Covid, ma sarebbero stati definitivamente operativi anche fuori dall’emergenza. Ad oggi però nell’ospedale galatinese non c’è nulla. Non ci sono neanche gli pneumologi e i cardiologi, figure imprenscendibili per l’attivazione di un reparto Covid, come scritto nella nota che la Regione inviò all’asl salentina.

Letti in più che evidentemente non bastano
Eppure Michele Emiliano già il 3 agosto scorso, dichiarò pubblicamente che era stato varato il piano ospedaliero Covid, con l’aggiunta di 1.255 posti letto in più e il raddoppio delle rianimazioni/terapie intensive. Poi però sulla stampa locale di qualche giorno fa, si legge che il 118 di Lecce non sa dove ricoverare il paziente positivo al virus, perchè Galatina evidentemente non può ancora ricevere pazienti positivi e gli infettivi del “Vito Fazzi”, anche questi individuati come centro Covid, non hanno più disponibilità di letti. Satuazione dovuta anche ai nuovi ricoveri arrivati dal barese, che non hanno trovato posti disponibili nella zona di Bari. Dunque quei letti in più dei quali parlava Emiliano, dove sono? Verrebbe da chiedersi.

Si apre il Dea come Covid, al posto di Galatina
Il ritardo su Galatina e il pieno negli infettivi del “Vito Fazzi”, ha fatto si che l’asl salentina attivasse il quarto piano del Dea di Lecce, come ala dedicata ai pazienti con Corona virus. In realtà il Dea si sarebbe dovuto tramutare in dipartimetno di emergenza, ma anche qui, i ritardi nel sanare le criticità sulla centrale dei gas medicali, ha fatto si che il plesso sia ancora mezzo vuoto. Una fortuna tutto sommato, visto che in tempi di emergenza sanitaria, avere un edificio semivuoto consente di recuperare spazi e letti in più per i casi Covid. Proprio in questi giorni sono stati completati i sopralluoghi e le verifiche tecniche nel quarto piano del Dea perchè si potesse rendere funzionale.

Resta da capire se il sistema di erogazione di ossigeno è a norma per la incolumità e la sicurezza dei pazienti e autorizzato a funzionare.

Scaduti i termini per mettere in sicurezza il Dea
I vigili del fuoco del comando di Lecce infatti, come scritto in esclusiva da SanitàSalento, il 13 settembre scorso, a seguito di un quarto sopralluogo effettuato nel Dea, avevano scritto che il plesso non poteva funzionare se prima non venivano sanate le criticità sollevate. Prima tra tutte il sistema di alimentazione di ossigeno che non era corrispondente a quanto presentato al comando e approvato nel settembre del 2018. Proprio per questo il comando dei vigili non ha rilasciato il certificato di prevenzione incendi, “documento – si legge nel verbale – necessario per il regolare esercizio dell’attività.”

L’assistenza sanitaria no Covid deve proseguire
Ebbene tutto questo era già noto da marzo scorso e ancor prima. Come era noto che si sarebbe avuto il problema del distanziamento tra i posti letto nei reparti, che ci sarebbe stata una riduzione quindi delle degenze e la necessità di spazi aggiuntivi. Lo stesso presidente Emiliano aveva dichiarato il 27 agosto scorso, che gli ospedali avrebbero dovuto, nella fase due del Covid, continuare a garantire l’assistenza sanitaria ordinaria. Tanta gente durante la prima ondata si è aggravata proprio perché la malattia é progredita senza un’assistenza sanitaria tempestiva a causa del Covid.

Alla luce dell’esperienza della prima ondata del virus, oggi abbiamo: ospedali incompleti, senza posti letto liberi, ricoveri ordinari sospesi, probabilmente anche plessi non a norma.

Se è vero che la Puglia, come ha detto il presidente Emiliano a giugno scorso, si stava preparando per fronteggiare la seconda ondata del Corona virus, nonostante i contagi bassissimi, cosa è successo che ci ha reso oggi impreparati o in affanno ? Come è possibile che i pazienti Covid del barese arrivano nel Salento perchè non ci sarebbero posti letto liberi, se sono stati aggiunti 1.255 letti, raddoppiate le terapie intensive ?

Le regionali hanno intralciato la politica sanitaria anti Covid
In effetti sempre il presidente Emiliano qualche giorno fa chiarisce quello che sta accadendo e che è accaduto. Lo fa durante un suo intervento nel programma “Titolo Quinto”. “E’ bene dirlo – dice il governatore alla giornalista – non abbiamo posti letto, seppure siano il doppio di quelli di marzo – aprile.” Emiliano sottolinea che, mentre nella scorsa primavera i contagi vennero contenuti con il lockdown, questa seconda ondata invece non ha un muro tale da fronteggiare la diffusione del virus, le strategie varie adottate come il coprifuoco e altre, non sono evidentemente sufficienti da contenere i contagi che invece crescono in modo esponenziale. Sostanzialmente Emiliano chiarisce che nonostante ci sia stata una preparazione, le armi adottate per combattere il Covid, non sono suffcientemente forti. Inoltre il governatore ricorda come a questa seconda ondata del Corona virus, qualcuno non ci abbia creduto, tanto da far fare nelle regioni interessate proprio come la Puglia, le votazioni regionali, nonostante i presidenti chiedessero di anticiparle a luglio.

In effetti sia Emiliano che l’attuale assessore alla sanità Pierluigi Lopalco erano impegnati nei mesi addietro, nella campagna elettorale. Ciò non vuol dire però, che le asl imparando dall’esperienza passata, non avrebbero potuto organizzarsi autonomamente almeno su ciò per cui avevano una loro autonomia.

Roberta Grima
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