Al via la ricerca per un cibo sempre più a misura oncologica

Al via la ricerca per un cibo sempre più a misura oncologica

La ricerca ha del rivoluzionario e promette una cura sempre più personalizzata. Si tratta di testare le cellule tumorali, studiando come reagiscono ad alcune sostanze presenti negli alimenti. La sperimentazione, che partirà a breve nell’Istituto Oncologico Calabrese di Lecce, nasce da un’intuizione della dottoressa Federica Raheli, nutrizionista, che con il prezioso supporto del dottor Marco Pisciotta, medico nucleare, esamina attraverso una pet, come entrano i traccianti nelle cellule neoplastiche e come queste reagiscono.

“Stiamo mettendo a punto da mesi – spiega la dottoressa Raheli – un metodo di ricerca per conoscere come il cancro si alimenta e quali sostanze lo fanno prolificare, ma soprattutto i diversi modi di reagire, a seconda del tipo di cellule tumorali, in presenza di alcune sostanze che si trovano negli alimenti: zucchero, acido piruvico, lattato, ecc…. Questo ci permetterà di fare anche una distinzione nel modo di alimentarsi, tra un tumore e l’altro rispetto al tipo di reazione che le cellule hanno nei confronti di determinati elementi, per cui per esempio, le cellule del tumore al fegato si svilupperanno di più in presenza in un preciso agente, rispetto alle cellule tumorali della tiroide. Conoscere questo aspetto, vuol dire anche migliorare il piano nutrizionale rispetto alle tipologie tumorali, che diventerebbero sempre più personalizzate e “cucite a misura”, evitando le generalizzazioni.

Sappiamo – continua la dottoressa Raheli – che lo zucchero raffinato favorisce la crescita del tumore, ecco perché è da preferire quello integrale, di canna o la sostituzione col miele, ma non basta: si può fare di più e meglio, dando indicazioni più precise ai pazienti oncologici su cosa è meglio mangiare e cosa no, in funzione del tipo di neoplasia.

L’importante è non stravolgere, nei limiti del possibile, le abitudini alimentari del paziente, ma porre degli accorgimenti perché mangiare meglio, vuol dire aggiungere una componente importante anche per la terapia, oltre a ridurre gli effetti collaterali di chemio e radioterapia.

Roberta Grima
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