La menopausa è la cessazione della produzione degli estrogeni, gli ormoni femminili per eccellenza, da parte dell’ovulo. Con la menopausa cessa quindi l’età fertile per la donna, che entra in una nuova fase, un cambiamento psicologico, oltre che fisico, associato spesso ad una serie di sintomi più o meno marcati e per i quali la donna andrebbe aiutata sia fisicamente che psicologicamente.
Alla menopausa si arriva gradualmente con un periodo pre menopausa che dà i primi avvertimenti, in aprticoalre le vampate di calore, l’insonnia e l’irregolarità del ciclo.
Di solito la menopausa si verifica tra i 45 e i 55 anni, può capitare e non di rado, che si possa verificare anche prima, con una menopausa precoce, così come può arrivare in ritardo dopo i 60 anni. “In quest’ultimo caso, che é quello che si verifica più raramente – spiega il dottor Antonio Perrone, primario di ginecologia e ostetricia di Lecce – c’é da preoccuparsi, perché il più delle volte quello che pensiamo essere un ciclo più lungo della norma, potrebbe essere invece un sanguinamento dovuto a qualche patologia grave, come un tumore all’endometrio o patologie dell’ovaio.”
Nel caso in cui la menopausa arrivi prima dei 45 anni, (fattore determinate che fa anticipare la menopausa anche di 1 anno e mezzo, due, é tra le altre cose il fumo, oltre a fattori genetici), la donna dovrà sottoporsi ad una visita ginecologica per una diagnosi dello specialista, che valuterà se prescrivere una terapia a base di ormoni oppure no. “Dipende dai casi – aggiunge Perrone – se si tratta di una condizione tale per cui i disturbi della menopausa si fanno sentire pesantemente, allora è bene somministrare degli estrogeni, ma non é detto che ciò sia necessario per tute le donne.
Spesso però, la menopausa precoce é per la donna in età ancora fertile, un vero e proprio dramma, con ripercussioni psicologiche, la depressione per esempio, sino ad arrivare a patologie psichiatriche ed é bene quindi intervenire.
Tuttavia noi ginecologi – continua il dottor Perrone – cerchiamo di essere attenti alla terapia ormonale, che prima si dava più facilmente, oggi non é così. Nel 2002 uno studio americano VH1, mise in evidenza il rischio che la terapia ormonale avrebbe rappresentato per le donne, con il possibile aumento dei disturbi cardiovascolari, ma soprattutto l’aumento del carcinoma mammario.”
C’é da dire poi che non tutte le donne accusano sintomi gravi, né essi sono gli stessi in ogni paziente.
Solitamente quello che arriva con la menopausa, sono disturbi cardiovascolari, urogenitali, osteoarticolari. “Con i primi si paga il prezzo più alto in termini di mortalità – avverte il dottor Perrone – le donne in meno pausa sono più esposte all’infarto o all’ictus. I disturbi urogenitali che pure possono comparire, riducono invece la qualità della vita con la perdita della libido, secchezza e dolore vaginale, cistiti frequenti, o incontinenza nel 95% dei casi e prolasso nel 60% . In queste due ultime situazioni si può intervenire, facendo prevenzione, in particolare le donne possono fare riabilitazione del pavimento pelvico, abbattendo sensibilmente i rischi.
La riabilitazione viene impiegata anche per i disturbi osteoarticolari, abbinata ai farmaci.”
Il punto é che oggi le ostetricie non sono del tutto attrezzate per quello che di fatto é un cambiamento di rotta che ha visto negli ultimi anni la donna sempre meno fertile. Aumenta l’età e con essa le nuove patologie a cui far fronte. “In Italia – evidenzia il primario – sono 10 milioni le donne tra i 49 e i 70 anni, mancano reparti dotati di figure dedicate, per cui non ci sono percorsi per le donne che in menopausa potrebbero trovare nel reparto di ginecologia, il supporto psicologico o psichiatrico o ancora il collegamento con il consultorio territoriale per controlli ambulatoriali, oppure trovare, una volta avuta la diagnosi in reparto ginecologico, il servizio di riabilitazione del pavimento pelvico. Non c’è una rete di questo servizio, come non c’é un’organizzazione dipartimentale, tale per cui ospedale e territorio parlano la stessa lingua, riuscendo a comunicare tra loro e mettersi in collegamento. Il reparto ginecologico dell’ospedale, solitamente si trova a dover fare un pò di tutto, senza avere dei riferimenti specifici per le varie problematiche delle donne ai quali indirizzarle.
Basti pensare che in occasione della giornata mondiale della menopausa, in tutta la Puglia sono soltanto quattro le strutture vicine alla salute delle donne, riconosciute dall’osservatorio nazionale: il Santissima Annunziata di Taranto, il Policlinico e il “San Paolo” di Bari e l’IRCCS di Castellana Grotte “De Bellis”.
“Il servizio sanitario nazionale – riflette Perrone – dovrebbe tener conto che le richieste sono cambiate, molti servizi che non compaiono nei LEA, (livelli essenziali di assistenza), sono diventati necessari, oggi mancano anche per questo e perché non sono stati fatti investimenti ad hoc, in particolare individuando e/o formando personale sanitario e investendo nella prevenzione, uno stile di vita sano riduce notevolmente i disturbi della menopausa, abbattendo i costi relativi
“Insomma – conclude il ginecologo – se é vero che la menopausa é un evento fisiologico e non una malattia, è anche vero che il 50% delle donne in menopausa richiede una terapia, sopratutto un famraco che possa restituire loro la libido e una qualità di vita migliore.
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