Il Covid insegna, impariamo ad avere più consapevolezza dei nostri amici a 4 zampe

Il Covid insegna, impariamo ad avere più consapevolezza dei nostri amici a 4 zampe

Tra gli insegnamenti che questo nuovo virus ci lascerà, c’é anche come dovremmo approcciarci verso gli animali. Si perché è opinione degli studiosi che il Corona virus nasce dal pipistrello. A Whan città della Cina nota ormai per aver dato il via all’epidemia del Covid-19, l’animale viene venduto nel mercato come tanti altri domestici e non. Lì il volatile al momento dell’acquisto, viene macellato e squoiato ed é frequente che chi è addetto a questa operazione si sporchi di sangue, infettandosi.

Il pipistrello serbatoio di tanti virus
Il Covid-19 é infatti presente nel pipistrello, animale serbatoio di tantissimi altri virus, tra cui anche quello dell’Ebola. E’ assodato infatti che già nel 1976, dopo la deforestazione per dare spazio all’agricoltura, in Congo molti pipistrelli emigrarono dalla foresta verso i villaggi. Nei pressi dell’abitato, sorgeva l’ospedale gestito da suore, lì una di loro era solita spazzare via il guano lasciato dai pipistrelli, senza sapere che questa pulizia, non faceva che sollevare il virus presente nelle feci, con il rischio di inalarlo. Poco dopo la suora morì di Ebola.

Uno dei contagi: preparare la carne del pipistrello.
I pipistreli vivono molto a lungo 20, 30, anche 40 anni. Con loro anche i virus che contengono nell’organismo. Ci sono diverse specie, quello che ha causato la diffusione dell’Ebola è uno molto pregiato per le sue carni bianche e profumate, é molto grande, lo chiamano la volpe volante ed é mangiatore di frutta. Il pipistrello del Covid-19 invece, é piccolo, detto a ferro di cavallo ed é quello che, venduto al mercato di Whan, viene mangiato poi dall’uomo, che può contagiarsi durante la preparazione con il contatto delle carni dell’animale.
Va detto che mentre il volatile non si ammala perchè nei secoli ha sviluppato un sistema immunitario per il Covid-19, l’uomo invece che mangia la carne del pipistrello non ha difese immunitarie.

Anche la macellazione dell’animale é veicolo di trasmissione
Un’ altra via di trasmissione del Covid-19, è come detto la macellazione del pipistrello, che porta all’uomo il virus attraverso il sangue del quale il macellaio si imbratta.

Il contagio dal pipistrello all’animale che funge da tramite per arrivare all’uomo
Infine un terzo modo é quello animale-animale. Il guano del pipistrello può essere smosso e il virus inalato da parte dell’animale più a contatto con l’uomo. L’oca per esempio, in Cina il germano reale o il maiale oppure il pollo. Un salto di specie per cui quando l’animale, che prima inala il virus dal guano del pipistrello, viene in contatto con l’uomo, il virus può essere trasmesso, con un salto di specie da animale a uomo. Nel caso del germano reale, va considerato anche che il palmipede stanzia 5/6 mesi, poi migra verso altri paesi portando con sè il virus.

Anche piccioni e animali vicini a noi serbatoi di virus
Ora queste spiegazioni degli studiosi che sembrano oramai acclarate, devono farci riflettere sulle distanze spesso troppo ravvicinate tra uomini e animali. Non solo il pipistrello, ma piccioni, gatti, cani, gazze, sono tutti serbatoi di virus e quindi portatori di malattie, quando c’é un contatto troppo stretto, tale da ricevere una quantità di carica virale, da determinare poi malattie come la toxoplasmosi nel caso del gatto, la leishmaniosi del cane, ma anche varie tipologie di polmoniti nel caso dei colombi e infezioni come la clamidia nel caso per esempio delle tortore.

Bambino cieco per toxoplasma nei canarini
Proprio nel Salento, si è registrato un caso di un bambino di appena 9 anni, che rischia la cecità per retinite da toxoplasma. Il nonno aveva dei canarini malati, li voleva accudire e aiutato dal nipote, ha pulito loro la gabbia, senza sapere che questa operazione fatta senza accorgimenti come mascherine e occhiali protettivi per esempio, non ha fatto altro che sollevare le feci e il piumaggio, smuovendo tutta la carica virale presente che è stata così respirata e assorbita dagli occhi del bambino. Gli occhi sono la mucosa più espsota che abbiamo e quindi più a rischio.

Se i nostri amati animali li abbiamo vicini a noi, nelle nostre case, è bene che siano sempre vaccinati e controllati dal punto di vista sanitario, per evitare di avere in casa un serbatoio di virus pericolosi. Soprattutto se viviamo in campagna.

Anche la città però non è da meno. Quante volte in questa stagione, abbiamo visto nella nostra piazza Mazzini, gli alberi popolati da stormi chiassosi che assordano la piazza ? Chi non ha fatto caso allo sporco che spesso si vede sulle panchine o a terra ? Proprio lì dove i bambini giocano a pallone o dove gli anziani si siedono a chiacchierare tra amici e magari poggiano le mani sulle panche, così come i ragazzani prendono la palla che sino a pochi minuti prima è rotolata a terra e dove i volatili hanno lasciato le loro feci, contenenti virus della clamidia. Avrannoo lavato le mani subito dopo ? Impossible se sono fuori di casa. Ebbene quelle mani sono infettate e se poi le portiamo negli occhi o in bocca o nel naso o sul cellulare che magari prende in mano un nostro amico o familiare, ecco che il contagio si estende, portando molto spesso polmonite da clamidia. Perchè però la malattia non si evidenzia così tanto come accaduto invece nel Covid-19 ? Ci sono tanti variabili dicono gli studiosi: potrebbe esserci una carica virale inferiore rispetto a quella del Corona virus, ma sopratutto siamo oramai immuni, dopo aver vissuto anni a contatto con i piccioni e gli stormi, l’organismo si immunizza.

L’organismo si puà immunizzare ai virus che pian piano impara a cososcere
Agli inizi degli anni novanta però, gli infettivologi si ricordano di aver visto un picco di polmoniti da clamidia, probabilmente proprio dovuta al contatto stretto con i piccioni, poi via via negli anni, si sono ridotte, mentre i nostri organismi probabilmente si sono immunizzati.

Vaccinare gli animali che vivono con noi
Vale per i piccioni, come per i gatti che spesso siamo abituati ad avere in casa in modo non sempre appropriato. C’è chi dorme col gatto, come c’è chi fa sedere sul lettino del mare il proprio cane, c’è chi ama così tanto la sua bestiola che se l’abbraccia facendosi leccare in volto o mostra il suo affetto regalando persino baci, c’è anche chi si aggira per le bancarelle di frutta e verdura del mercato col cane che lecca e annusa i prodotti. Ecco tutti questi comportamenti non sono per gli infettivologi igienici e corretti. Il che non significa non amare gli animali, ma stare attenti, sapere che si può stare accanto ad una bomba virale se l’animale non è adeguatamente vaccinato e controllato. Occorre consapevolezza e sapere che si si può stare con gli animali, purchè nel modo corretto, mantenedo le normali misure di igiene, lavandosi le mani dopo il contatto, non condividere gli stessi ambienti se non previa vaccinazione.

Roberta Grima
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