La salute nelle proprie mani

La salute nelle proprie mani

Di ospedale ci si può ammalare e purtroppo di ospedale si può anche morire. L’80% delle infezioni presenti nei reparti, sono generate da batteri trasportati da mani sporche. Ecco perché dopo uno sternuto, dopo l’uso del bagno, dopo un contatto con liquidi biologici, con sangue, é importante lavarsi accuratamente le mani, perché queste trasportano i germi, contaminando la superficie con la quale avviene il contatto, può essere la maniglia di una porta, come un tavolo, a sua volta toccato da altre mani, ma può essere soprattutto anche il corpo di un paziente ricoverato. Resta noto il caso di una epidemia di salmonellosi nel nido del Vito Fazzi, avvenuta negli anni ’70, quando una decina di neonati contrassero la salmonellosi, gravi enteriti, perché avevano contratto il battere salmonella, responsabile dell’infezione. Gli esperti dell’Asl che fecero allora delle indagini, tamponi sottoungueali, scoprirono che chi prendeva i piccoli per cambiarli, non lavava spesso le mani, diventando cosi veri e propri portatori di battere da salmonella, che veniva trasferito sui neonati.
A distanza di 40 -50 anni, a cambiare é la tipologia del battere, perché a dare più problemi sono gli enterobatteri, meno gli sfaffilococchi che erano più diffusi negli anni 70. Questo perché, come spiegano gli infettivologi, l’uso continuo di antibiotici per debellare le infezioni, ha selezionato i batteri più resistenti. Dallo studio epidemiologico condotto dal comitato di controllo delle infezioni ospedaliere dell’Asl salentina, è emerso che nel Vito Fazzi a farla da padrone é l’escherica coli, causa del 27% delle infezioni nosocomiali, tra cui anche la meningite. Come si registrò negli anni ’70, nella sala operatoria del Fazzi, dove un paziente contrasse la meningite dal battere presente nei fili di sutura usati nel blocco operatorio. Come l’eschirca coli, presente nelle feci, anche l’enterobacter é di origine fecale, rilevato nel 16% dei casi di infezioni ospedaliere nel Vito Fazzi. E’ importante capire che si tratta di germi che, solo per il fatto di trovarsi in ospedale, a contatto con persone immunodepresse, con difese immunitarie più basse, può accadere di tutto: la klebsiella, per esempio, altro battere rilevato nell’ospedale leccese, può essere responsabile di infezioni respiratorie, intestinali, polmoniti gravi, così avvengono anche le setticemie, le cistiti.

direttori

Per questo l’Asl leccese ha aderito alla campagna di informazione, voluta dall’organizzazione mondiale della sanità e dal ministero della salute, sull’igiene personale. “Per una cura e un’assistenza in tutta sicurezza – ha detto il direttore generale Giovanni Gorgoni- il presupposto fondamentale è l’igiene delle mani da parte degli operatori, poi segue la pulizia di attrezzature e ambiente. Sembra strano, ma l’igiene delle mani viene prima di tutto anche prima della competenza professionale. Un medico bravo, con le mani sporche, può fare ammalare, trasferendo germi al paziente.” I casi di meningite per esempio, di salmonella, di polmoniti, come la stessa influenza, si contraggono proprio per mani non lavate, sopratutto negli ambienti più affollati: ospedali, carcere, scuole, aeroporti. Per questo l’Asl comincerà a breve a distribuire dispenser di acqua alcolica, ovvero disinfettante per le mani, nei punti strategici di tutti i reparti ospedalieri, oltre a esporre locandine informative, distribuire brochure. Saranno avviati inoltre corsi di formazione per medici, infermieri, operatori, perché sappiano le conseguenze a cui si va incontro in termini di danni alla salute e sprechi economici. Basti pensare che un caso di infezione ospedaliera grave, costa all’Asl e quindi ai contribuenti, 110 -120 mila euro, quanto la spesa impegnata per la prevenzione di un anno. Ad essere sensibilizzati saranno anche gli utenti, i familiari di chi è ricoverato, perché anche loro possono essere veicoli di germi e quindi di infezioni, portate dall’esterno nel reparto di degenza, se non vengono presi accorgimenti semplici, come quello di lavarsi bene le mani.

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Roberta Grima
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