La morte della 19enne, per una sepsi da meningococco, ha lasciato trasecola la comunità di Corigliano e non solo. Soprattutto perché non ci si rassegna facilmente davanti alla morte di una giovane, una cosa contro natura, che non fa comprendere come sia potuto accadere.
C’é da dire che secondo gli infettivologi esperti in materia, il meningoccocco é un battere (e non un virus come ha affermato il ministro Lorenzin), ossia un germe che si trova negli ambienti in cui viviamo, e che, pur essendo facilmente vincibile fuori dall’organismo umano, ha poi, una volta entrato nel cervello, un’elevata mortalità. Proprio come si registrò nel Salento tra il 1967 e il 1968 – quando gli infettivologi salentini – contarono 200 casi con il 30% dei decessi. Una sorta di epidemia, che per fortuna non si ripetè più grazie alle vaccinazioni che hanno reso rara la diffusione della malattia.
La Puglia è stata la prima regione insieme alla Liguria e alla Basilicata, ad offrire gratuitamente alla popolazione neonata e agli adolescenti di 11 -12 anni, la vaccinazione che, come ricorda il direttore del servizio di igiene e prevenzione dell’Asl leccese, Alberto Fedele – “é l’unica arma efficace contro il meningococco”. Il vaccino infatti protegge a lungo con una percentuale pari all’80 – 90% e in ogni caso é consigliata perché attenua gli eventuali danni della malattia. Si tratta di antidoti contro cinque ceppi del germe meningococco: di tipo A, B, C, W135 e Y, indicato per gli adolescenti (11 -12 anni) e i neonati, per gli adulti invece viene somministrato il vaccino contro il ceppo B oppure C, separatamente, si tratta dei due tipi di germe più diffusi nel nostro territorio. Per ora la dose è unica e comincia la sua azione dopo 10 giorni della somministrazione.
Indipendentemente dal tipo, il battere, che si trova nell’ aria e negli ambienti comuni, può venire a contatto con l’organismo umano, entrando dal naso, può fermarsi lì e scomparire poco dopo, perché é facilmente eliminabile, ma se dal naso, arriva nella membrana che ricopre il cervello (lamina cribrosa), allora i danni possono essere gravi, anche fatali. per evitare il contagio valgono le regole di sempre: evitare luoghi sovraffollati, starnutire o tossire con la mano davanti e poi lavarsi spesso le mani. Il meningococco però, può entrare dal portatore sano al paziente più debole, che può ricevere il germe sino alla lamina cribrosa dell’osso che si trova tra il naso e il cervello. Du nqeu il battere arriva per vie respiratorie, come spiegano gli infettivologi, danneggiando la stessa lamina, che funge da filtro e ponendo l’encefalo a diretto contatto con l’esterno, a quel punto si parla di meningite, quando la carica batterica è massiccia, si provoca un vero e proprio choc per il paziente, una spesi da meningococco, come accaduto alla ragazza di Corigliano.
Come riconoscere la meningite? Febbre alta, mal di testa, tosse, sintomi presenti in maniera stabile e fissa, che facilmente possono essere associati ad una più banale influenza, ma negli adulti, la meningite presenta anche una rigidità della nuca, il vomito invece, si riscontra nei più piccoli, i più a rischio di meningite. La prova del nove – spiegano gli infettivologi- la si può ottenere attraverso la puntura lombare, con il prelievo del liquido celebro – spinale, che normalmente si presenta chiaro e limpido, in caso di meningite invece, appare torbido, simile ad una limonata. Se poi l’infettivologo riporta il liquido sul vetrino per vederlo con il colorante, potrebbe essere in grado di vedere il meningococco. A quel punto parte immediatamente la terapia a base di antibiotici. Un tempo si usava il cloroamfenicolo, efficace contro la meningite, molto potente grazie alla capacità dello stesso, di penetrare sino all’interno della lamina cerebrale dove si trova il battere. Oggi il cloroamfenicolo non si usa più perchè troppo tossico. Viene eseguito il protocollo sanitario aziendale che prevede una profilassi antibiotica e un intervento di sorveglianza epidemiologica, proteggendo tutti coloro i quali sono stati a stretto contatto col paziente. Resta la raccomandazione dell’Asl di vaccinarsi, anche se é diffusa l’opinione che i vaccini siano dannosi alla salute, o che non abbiamo una reale efficacia contro il battere. “Con un simile approccio – dichiara Fedele – le chiacchiere stanno a zero, quest’anno abbiamo avuto 25 morti in Puglia per influenza e 70 casi gravi finiti in rianimazione, proprio perché si riteneva pericoloso il vaccino e la gente non si è vaccinata. Per la meningite – conclude il responsabile del dipartimento di igiene e prevenzione dell’Asl – siano a 12 casi in Puglia.”
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *