Rete oncologica, un servizio solo per chi resta in Salento

Rete oncologica, un servizio solo per chi resta in Salento

“I pazienti oncologici in cura presso strutture dell’Asl, devono essere indirizzati al COrO di riferimento. Chi invece è seguito da centri fuori dall’azienda sanitaria leccese, con richiesta del medico curante o di uno specialista, per avere un esame diagnostico o altro, possono telefonare al Cup dell’Asl. In caso di indisponibilità di prenotazione nei tempi richiesti, l’addetto al cup 8centro unico di prenotazione),si preoccuperà della presa in carico del paziente, affidandolo a un tutor.”

Questo recita sostanzialmente la circolare dell’azienda sanitaria salentina, risalente ad una ventina di giorni fa. Si tratta di indirizzare i cittadini con problemi oncologici, ai centri dedicati, appunto i COrO, dove nei vari distretti é possibile accedere una sola volta e trovare tutti i servizi necessari al caso specifico, senza ogni volta dover prenotare la singola prestazione medica. Una sorta di percorso con una squadra di medici, infermieri dedicati e che si preoccupano di fissare gli appuntamenti per eventuali controlli, esami, visite, ecc…

Una bella e importante iniziativa, che però rischia di diventare un fallimento, se parte già con una discriminante: quello di fare accedere solo le persone in cura nel Salento. Un boomerang, soprattutto dopo che la stessa Asl era già intervenuta per eliminare nel sistema di prenotazione, distinzioni tra chi è seguito in loco e chi invece fuori dalla provincia di Lecce.

Chi è seguito fuori non ha accesso alla rete oncologica
Invece é proprio quello che è accaduto alla signora Paola. Ve la ricordate? Ne abbiamo parlato già nella primavera scorsa, per lo stesso problema e a distanza di un anno è cambiato ben poco.

La donna, nel 2015 ebbe una diagnosi di sarcoma alla coscia destra. Una forma di tumore molto aggressivo.
“E’ successo quattro anni fa -ricorda la donna – quando per attutire una scivolata, ho fatto pressione sulla gamba destra, sentendo come uno strappo e un dolore fortissimo, come se si fosse rotto qualcosa. In effetti si era lacerato il muscolo, tutti gli specialisti consultati, compresi i medici del pronto soccorso, mi dissero la stessa cosa: ematoma consolidato. Mi venne consigliato un riposo per 60 giorni, non ero operabile, mi spiegarono che la massa era profonda.” La signora però sentì altri pareri tra cui quello di uno specialista di una struttura privata accreditata, che parlò di sarcoma e della necessità di fare una biopsia, siamo a dicembre del 2015 e poco dopo, agli inizi dell’anno successivo, la donna riuscì a prenotare una visita al “Rizzoli” di Bologna.

“Proprio il fatto di essere seguita fuori regione, mi penalizza – disse la signora – Tutte le volte che devo sottopormi ai controlli periodici, devo lottare per un diritto che é quello della salute. Come paziente oncologica dovrei avere priorità sulle prenotazioni di alcuni esami diagnostici, non posso aspettare i tempi dell’Asl, che puntualmente ha tempistiche che non coincidono mai con le esigenze.” Così si espresse ad aprile del 2018.

Una storia che si ripete
La signora si era già rivolta a SanitàSalento e dopo l’articolo pubblicato un anno fa sulla difficoltà di prenotarsi, l’allora direttore Narracci intervenne attivando un percorso preferenziale di prenotazione per tutti i pazienti oncologici, indipendentemente se seguiti in Salento o fuori. Un atto di civiltà e sensibilità.

Ad ottobre del 2018 poi, il direttore generale presentò la rete oncologica dei COrO, assicurando che chi fosse affetto da neoplasia avrebbe trovato finalmente un percorso per la presa in carico, l’intento è di garantire tutte le cure nel proprio territorio, con un’unica prenotazione che darebbe possibilità di entrare in un circuito, dove il cittadino trova tutte le prestazioni mediche e assistenziali del caso, senza ogni volta fare una nuova prenotazione al cup.

Di fatto però, la signora Paola che ogni tre, sei mesi deve sottoporsi a controlli tramite risonanza magnetica, ha trovato tutt’altro.

Quello che accade

Sabato mattina la donna si è recata al cup del vecchio ospedale, per prenotare una tac torace e una risonanza magnetica con contrasto. Gli esami, la signora deve farli visionare entro il 20 maggio prossimo. Nessuna delle due prenotazioni però, è stata possibile. Non c’é la dicitura di risonanza con mezzo di contrasto nel sistema informatizzato di prenotazione – questo avrebbe risposto l’addetto allo sportello CUP. A quel punto la signora si é spostata nella radiologia del vecchio ospedale e lì le hanno confermato che non era fattibile, che la signora avrebbe dovuto fare una richiesta alla responsabile della rete oncologica, dottoressa Silvana Leo, presso il polo oncologico di Lecce.

La signora si reca quindi al polo oncologico e chiede della dottoressa che però era a un convegno a Brindisi. A quel punto la donna va al COrO, lo sportello che l’Asl ha attivato proprio per creare i percorsi di cura agli utenti oncologici. “Un addetto al servizio, il signor Vincenti – riferisce la signora Paola – è stato cortese e molto comprensivo – ma il risultato è stato sempre lo stesso. Quello che ho saputo, é che venti giorni fa, l’azienda sanitaria ha emanato una circolare per cui i percorsi per pazienti oncologici, sono accessibili solo per coloro che sono seguiti nelle strutture dell’Asl. Chi come me ha fatto un intervento fuori, non ha diritto.”

E’ normale una cosa del genere? La signora – come le è stato consigliato – deve trovarsi un tutor, uno specialista dell’oncologico leccese, cosìcché potrà entrare nella rete dei servizi e ottenere senza problemi i controlli di tac e risonanza con contrasto.

Riassumendo

Se ci si sottopone alla visita dell’oncologo di Lecce, allora si hanno tutti gli esami necessari, se ci si rivolge all’oncologo del centro fuori regione e poi ritorno a Lecce, con l’indicazione di fare ogni tre mesi una risonanza, si hanno più possibilità: andare a pagamento oppure al centro dove si è seguiti fuori provincia oppure aspettare che qualcuno dell’Asl risolva il problema con una risposta concreta.

Di fatto, tutti i buoni propostiti che ad ottobre scorso l’allora direttore generale dell’azienda sanitaria Ottavio Narracci presentò: la presa in carico del paziente, l’obiettivo e l’impegno dell’asl di poter far curare il cittadino nella sua terra, di dare tutti i servizi necessari con un unica prenotazione, sono promesse valide forse solo per chi é seguito da uno specialista salentino, chi invece ha scelto di farsi curare fuori regione, non può accedere alla rete del COrO per eseguire tac, risonanze e quant’altro.

Si favoriscono anche i privati?
La circolare dell’Asl alimenta un dubbio: voler di fatto obbligare i cittadini a non andare più fuori oppure a rivolgersi ai privati che svolgono gli esami diagnostici per le persone oncologiche.

Roberta Grima
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