La risonanza magnetica, gioca un ruolo fondamentale nella cura della sclerosi multipla. Il trattamento farmacologico infatti, viene periodicamente aggiornato con nuove terapie, in base alle immagini che la risonanza magnetica restituisce al neurologo, con la presenza o meno di nuove lesioni cerebrali. I neurologi infatti, “aggiustano” la cura più in funzione dei risultati dell’esame radiologico, che in base ai sintomi accusati dal paziente. La malattia infatti può avere un suo decorso anche in assenza di sintomi, la persona cioè sta bene apparentemente, ma può avere lesioni cerebrali visibili con la risonanza, che mostrano ai neurologi un quadro di una malattia in evoluzione. Ecco perché l’esame diagnostico, diventa importante per le persone colpite da questa malattia autoimmune.
Purtroppo però nel Salento, dove ci sono due centri per la diagnosi e cura della sclerosi multipla: a Lecce e Casarano, non si riesce a dare ai pazienti delle risposte in tempi utili e come ci ha riferito più volte, un giovane affetto da sclerosi multipla, l’attesa per una risonanza è in media di sei mesi. Tradotto significa non solo ritardo sulla diagnosi e quindi sulla cura, ma un ritardo anche nell’adeguare i farmaci al decorso della malattia. Oggi infatti ci sono tante possibilità di cura con nuovi trattamenti, che però devono essere somminsitrati in base allo stadio della sclerosi che, nella prima fase, risponde bene all’interferone, nella forma più aggressiva invece, risponde meglio al principio farmacologico ocrelizumab, sul mercato da appena un anno e specifico proprio per la sclerosi più aggressiva, mentre a fine anno dovrebbe essere disponibile un altro nuovo trattamento studiato per la sclerosi secondariamente progressiva, lo siponibod, in grado di rallentare il progredire delle disabilità. La malattia infatti, è una malattia cronica, non si guarisce, ma si può curare, rallentando il suo decorso e restituendo al paziente la migliore qualità della vita possibile.
“Si tratta – spiega la dottoressa Francesca De Robertis, neurologa specializzata in sclerosi multipla, presso il “Vito Fazzi” di Lecce – di una patologia autoimmune, per cui i globuli bianchi non riconoscono la mielina, ovvero il rivestimento presente sulle fibre nervose e la distruggono con un processo infiammatorio. Non si conosce ancora il motivo per cui ciò accade, ma sta di fatto che questa lotta contro sé, parte dalla periferia, per poi arrivare al sistema centale nervoso, con il superamento da parte dei globuli bianchi attivi, della barriera capillare presente nell’encefalo.”
“Non è sempre facile riconoscerla, i sintomi sono vari, per essere significativi devono avere una durata di 24 ore, i più comuni sono: formicolio agli arti, pesantezza degli stessi, la mancanza di scioltezza e agilità nei movimenti, un calo della vista, ovvero la neurite ottica che – aggiunge la dottoressa De Robertis – raramente si manifesta in entrambi gli occhi. Questi sono i sintomi che si riscontrano nella forma più comune di sclerosi multipla, quella nota come recidiva – remittente,” circa l’85% delle persone diagnosticate, ha inizialmente questa forma, caratterizzata da episodi acuti di malattia (ricadute), alternati a periodi di completo o parziale benessere (remissioni). In questo caso il decorso della sclerosi multipla é lento, possono trascorrere anche lunghi periodi tra un attacco e l’altro, anche dieci, quindi anni, durante i quali la persona conduce una vita perfettamente normale. Nella sclerosi recidiva – remittente, i sintomi una volta manifestati in maneira acuta, poi regrediscono, ma nonosntate ciò – aggiunge la dottoressa De Robertis – è utile comunque sottoporre peridocamente il paziente alla risonanza magnetica, perché si potrebbero vedere delle lesioni anche in assenza di sintomi, in tal caso, va somministrata comunque la terapia, anche perché molto spesso questa forma più blanda, nel tempo si modifica in una forma progressiva in cui i sintomi permangono, senza più regredire. La malattia quindi si evolve nella forma secondariamente progressiva, con invalidità persistente, si peggiora con effetti più invalidanti, si arriva a non camminare più per esempio e la sclerosi diventa più difficile da gestire.
Ci sono poi altri sintomi come la pedita di equilibrio, una certa instabilità nel camminare soprattutto, il tremore negli arti, difficoltà nell’urinare, lo sdoppiamento della vista, infine ci sono i disturbi psichiatrici, come la depressione, ma anche difficoltà cognitive, specialmente nella memoria a breve termine, la persona non ricorda o fa fatica a concentrarsi. Sono sintomi che si riscontrano soprattutto nella forma più aggressiva quella progressiva primaria.
Fortunatamente ci sono i farmaci, da un anno in particaolre è sul mercato l’ocrulezabab specifico proprio sulla forma progressiva primaria. Tuttavia non sempre dinnanzi a questi sintomi si riesce a fare una diagnosi corretta e tempestiva, in presenza di pesantezza degli arti, difficoltà motoria, la persona si rivolge all’ortopedico, così come quando ha un calo della vista o peggio ancora uno sdoppiamento si rivolge all’oculsita e non è detto che questi specialisti dirottino il paziente al neurologo. E’ quindi importnate che il medico di base o lo specialista capisca quando é opportuno indirizzare il paziente al neurologo, meglio ancora al centro di sclerosi multipla.
Un centro infatti presuppone la possibilità di essere visto da più specialisti dedicati alla sclerosi multipla: oculista, cardiologo, fisiatra, psicologo, ecc…non solo quindi il neurologo. Inoltre in un centro si ha la possibilità di avere terapie più innovative, personalizzate e adeguate al decorso della malattia, non tutti i neurologi infatti possono somministrate determinati farmaci, specie quelli più nuovi. A Lecce il centro per la diagnosi e cura della sclerosi multipla è di fatto un valido ambulatorio, manca personale dedicato, a seguire gli 800 pazienti sono soltanto due dottoresse: Francesca De Robertis e Maria Di Rienzo che devono però garantire anche i turni nel reparto. Le due dottoresse possono contare solo su altrettante infermiere e sulle propria volontà per costruire una rete di servizi necessari ai loro pazienti: visita oculistica, cardiologica, sono loro che creano i collegamenti con gli altri specialisti, prenotando dall’interno le viste ai loro assistiti, faticano a rintracciare un fisiatra o peggio ancora un fisisoterapista del quale spesso si ha bisgono, tenuto conto che la riabilitazione che riesce ad assicurare l’asl é, quando va bene, di due volte a settimana, invece di un minimo di tre sedute.
Eppure la riabilitazione serve come il pane quotidiano per un ammalato di scelrosi multipla, serve ad evitare la l’immobilità delle articolazioni, le anchilosi. Nonostante tutto, Lecce resta un valido riferimento, registrando anche una mobilità attiva di persone che arrivano da Brindisi, Bari, soprattutto da Taranto, dove manca del tutto un centro specializzato di sclerosi multipla, per questo occorre attrezzare meglio e potenziare il centro di Lecce, per poter rispondere ad una utenza che non è solo leccese, partendo dal servizio radiologico dedicato con corsie preferenziali, con sedute cioé di risonanza magnetica dedicate ai pazienti con diagnosi di sclerosi multipla o sospetta tale.
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