Come funziona il nostro cuore? Arriva abbastanza ossigeno, viene pompata la giusta quantità di sangue e il flusso sanguigno com’é ? Sono tutte informazioni che ci dicono quale sia lo stato di salute del muscolo cardiaco, informazioni che possono aiutare a capire e prevenire possibili rischi. Sono notizie che vengono ricavate attraverso un esame diagnostico specifico: la scintigrafia miocardica.
“Non tutti però devono e possono sottoporsi ad una scintigrafia – ci dice il dottor Nicola Pisciotta, specializzato in medicina nucleare – poiché si tratta di un esame che comporta l’immissione di un radio farmaco. Di solito la scintigrafia viene eseguita nei pazienti con sospetta ischemia cardiaca o con una coronopatia.
Una volta iniettato il radiofarmaco in vena, questo entra in circolazione e in base al flusso sanguigno si concentra più o meno nelle zone del cuore da prendere in esame, in base alla concentrazione del radiofarmaco, l’area presa in considerazione é più o meno funzionale. Vengono così lette le immagini tramite l’apparecchiatura che vengono interpretate dal cardiologo e dal medico di medicina nucleare.
L’esame prevede due fasi, una sotto sforzo e l’altra a riposo, solitamente eseguite nella stessa giornata, con una distanza di un’ora l’una dall’altra. Il cardiologo pone il paziente sotto sforzo, individuando il livello massimo, momento in cui viene poi immesso il radiofarmaco.
Dopo si procede allo stesso modo, nella fase di riposo. Al termine dell’esame il paziente può riprendere le sue normali attività, con alcune precauzioni: deve evitare fino al giorno successivo la vicinanza con donne gravide e bambini sotto i 12 anni.
La scintigrafia – aggiunge il dottor Pisciotta – non é dolorosa, pericolosa, nè invasiva e il radiofarmaco che rilascia radiazioni nell’organismo, é a basso dosaggio. Per prepararsi a questo tipo di esame occorre arrivare a digiuno da sei ore.
I benefici della scintigrafia sono diversi: non é un esame invasivo come la coronografia e però consente di studiare la funzionalità del cuore e la perfusione cardiaca, valutare anche quanto é estesa un’ischemia e quali aree comprende, quindi l’entità del problema.
Non è consigliata a donne che allattano o sono in gravidanza.”
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