Sifilide, una malattia presente e pressante

Sifilide, una malattia presente e pressante

La storia di Beatrice é sintomatica, ha 14 anni e abita vicino al campo Rom “Panareo”, alla periferia di Lecce. Pochi mesi fa approda nello studio di un medico, accompagnata dalla mamma, perché scopre di aver contratto la sifilide. Una malattia che si trasmette per lo più tramite rapporti sessuali non protetti, quella che un tempo veniva considerata la peste dei marinai, a partire già dalla fine del 1400, quando gli uomini di Cristoforo Colombo, approdando nell’America Latina, immuni al batterio, contrassero la malattia infettiva, con rapporti sessuali con le donne del luogo, riportandola poi in Europa.

La sifilide però non sembra affatto scomparsa, come l’opinione pubblica molto spesso ritiene, pensando la malattia una piaga appartenente al passato. Quando Beatrice scopre di essere in cinta, il suo medico curante le consiglia di sottoporsi ad una serie di esami, tra cui anche quello per la sifilide. Dall’anamnesi infatti, veniva fuori un comportamento sessuale della ragazza rischioso, avendo a che fare con più ragazzi rom. L’esame viene fuori positivo, così la giovane oltre a pensare di abortire, si ritrova anche a doversi curare per la sifilide. L’infettivologo nello studio del quale Beatrice approda, le indica la cura da seguire attentamente, per evitare le terribili conseguenze “visibili a distanza anche di 30 anni- spiega lo specialista.”

Silvia (nome di fantasia), di appena 15 anni, é un’adolescente salentina, arrivata nello studio dell’infettivologo, anche lei come Beatrice, voleva abortire, ma oltre a ciò presentava una febbre inspiegabile. Così durante l’anamnesi dell’infettivologo, é comparsa l’incoscienza e la paura della sua età, non riuscendo a rispondere alle domande del medico. Anche lei, aveva contratto durante i rapporti sessuali, la sifilide.

Come Stefano, un ragazzino frequentante la scuola media della Lecce bene, accompagnato dal genitore si ritrova davanti al medico con tanto imbarazzo, per dover mostrare l’ulcera presente sul suo pene, oltre al linfoghiandola sull’inguine ingrossato. Lo specialista, ha affidato Stefano al suo medico curante con la terapia da fare, con scrupolosa attenzione. “Mai ho visto una positività al test della sifilide, così elevata”. Commenta. Non sono soltanto adulti, ma anche giovanissimi ad essere colpiti da malattie sessualmente trasmesse, non c’è una categoria precisa, sono ragazzi, ragazze, etero e omosessuali.

Come Giorgio, 18enne, omosessuale, che ha contratto anche lui la sifilide, da uno dei suoi partner, provocandogli una lesione anale. La sifilide si contrae con i rapporti sessuali, provoca delle ragadi o delle ulcere di solito a livello anale o inguinale. Il batterio, il treponema, a forma di spirale, entra in circolazione nel sangue e se non viene fermato, scava all’interno dell’organismo, nei vari organi corrodendoli, può trovarsi nel cuore, nel fegato, a livello cerebrale, dove si creano delle lesioni con conseguenti danni che si fanno sentire anche dopo 20, 30 anni. Si forma quella che viene definita gomma sifilitica, una sorta di “palla” che ostruisce l’organo colpito.

Toulouse-Lautrec, famoso pittore dell’ottocento francese, per esempio, muore a 40 anni si pensa per infarto, in realtà si è scoperto che aveva la gomma sifilica nell’aorta, anche Goya ne fu vittima, famose sono le sue opere nere, quando dipingeva streghe, volti satanaci, le sue erano allucinazioni dovute a disturbi causati dalla gomma sifilica a livello cerebrale. Nell’ottocento l’Europa fu devastata dalla sifilide, con strascichi sino alla prima metà del novecento, quando venne emanata una legge dallo Stato italiano, che obbligava il test anti sifilide per chiunque si ricoverasse in ospedale. Poi la malattia scomparve grazie alla penicillina, ad uno stile di vita per cui il sesso libero non era frequente.

Nel reparto di malattie infettive di Brindisi, vengono fatte in media circa dieci diagnosi di sifilide al mese, la maggior parte ci dicono – spiega il primario dottor Giorgio Chiriacò – che sono sopratutto omosessuali ad esserne affetti.” Sono le ulcere, le lesioni a far capire che può trattarsi di sifilide, se dietro c’è una vita sessuale promiscua, priva di protezione, sopratutto senza informazione, come avviene tra i giovanissimi che hanno un’attività sessuale molto precoce e promiscua, senza però avere gli strumenti informativi per tutelare la loro salute. Ecco perché é importante sapere che la sifilide non appartiene al passato, ma é presente più che mai.

“E’ presente e pressante – rammenta il dottor Chiriacò – non ho mai visti tanti casi di sifilide, come in questi ultimi cinque anni.” La malattia si classifica in tre fasi: primaria, secondaria e terziaria. Nella prima, appare un nodulo dopo 30 -90 giorni dal contagio, in poco tempo si tramuta in ulcera, che, non essendo dolorosa viene spesso sottovalutata, diversamente dai linfonodi che si formano nella zona colpita, che invece sono doloranti. “Per esempio – spiega il dottor Chiriacò – se l’ulcera appare sui genitali, molto probabilmente il linfonodo si ingrosserà nella zona dell’inguine e sarà dolorante. Se in questo secondo stadio, non viene fatta alcuna terapia, in 20 giorni, l’ulcera guarisce, ma non la sifilide – avverte l’infettivologo -. Si é semplicemente conclusa la fase primaria della malattia, per passare allo stadio secondario.” Il paziente pensa di non aver avuto nulla di chè, salvo scoprire dopo 6 – 8 settimane un esantema sul tronco, come un morbillo che non risparmia i palmi delle mani e dei piedi. Non è sempre detto che ci sia, ma spesso quando compare, porta il paziente allo studio del medico curante o dell’allergologo.”

“Il problema della sifilide – dichiara ancora il dottor Chiriacò – é che spesso viene diagnosticata in modo tardivo, perché il paziente non si accorge subito dell’infezione, l’ulcera non dà dolore, c’è vergogna. Si tratta di una lesione che può colpire qualunque parte del corpo, in base alle pratiche sessuali adottate, per cui le ulcere per esempio le vediamo sui genitali, ma anche sul seno, possono essere orali o anali. Purtroppo i giovani medici non sempre hanno esperienza tale da correlare subito i sintomi alla malattia, questo significa arrivare tardi alla diagnosi con conseguenze soprattutto a livello cardiovascolare o nel sistema centrale nervoso.

Ad essere danneggiati, sono sopratutto l’aorta e il cervello, quest’ultimo in particolare, quando il paziente é anche sieropositivo, ovvero con il virus HIV.” Vi è poi la sifilide latente che si scopre per caso, facendo per esempio gli esami del sangue, quando una donna é in gravidanza. “In questo caso – riferisce il dottor Chiriacò – se la futura mamma ha contratto la malattia infettiva, può trasmetterla al feto, con un conseguente aborto molto spesso o con un parto di un neonato affetto da sifilide congenita.” Che fare? Per fortuna c’è la penicillina, rimedio contro la malattia infettiva. “Noi in reparto – riferisce il primario degli infettivi del “Perrino” di Brindisi – usiamo somministrare una dose ogni settimana per tre settimane, c’è anche chi segue le linee guida americane che preferiscono un’unica somministrazione a un dosaggio più elevato. Nel caso di un neonato, il piccolo dovrà essere sottoposto alla terapia a base di penicillina per dieci giorni.”

C’è da dire però, che uno dei test per la sifilide, il VDRL, in gravidanza, non è attendibile. Ci sono due test per verificare quei soggetti che molto probabilmente hanno contratto la malattia: il VDRL e il TPHA, di solito vengono effettuati congiuntamente, ma spesso necessitano di ulteriori esami per la conferma diagnostica. Il TPHA presenta lo svantaggio di positivizzarsi verso la decima settimana d’infezione; come tale, è di poco valore negli stadi precoci. Tende poi a rimanere positivo per tutta la vita, indipendentemente dalla terapia. Il VDRL invece, si positivizza tra l’ottavo e il quindicesimo giorno dalla comparsa della sifilide allo stadio iniziale. Il VDRL – dicono gli esperti – é un esame scarsamente specifico, perché i valori possono apparire elevati anche in assenza di sifilide, in determinate circostanze per esempio: in gravidanza, in presenza di malattie autoimmuni (Lupus, Artrite reumatoide), tossicodipendenza e altre malattie infettive virali (epatiti acute, varicella, Epstein-Barr, morbillo) o croniche batteriche (lebbra, tubercolosi, malaria), per cui se persone affette da queste patologie, dovessero risultare positive alla sifilide, non é detto che lo siano realmente, anzi si tratterebbe in questi casi di falsi positivi. Se però si fa diagnosi corretta, la malattia infettiva si cura con successo se presa in tempo, sono sufficienti due iniezioni di penicillina a distanza di una, due settimane.

Roberta Grima
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