Che fine hanno fatto i 112 infermieri assunti con un contratto annuale dall’asl di Lecce per far fronte all’emergenza Covid? Se lo chiedono in tanti nel 118 che ha diverse postazioni su un territorio di 800 chilometri di costa e come ogni anno anche questa estate, è sprovvista di personale.
Infermieri sballottati da una postazione all’altra
Mancano infermieri al punto tale, che l’asl salentina ne sposta ogni giorno qualcuno da una postazione coperta all’altra carente, facendo girare il lavoratore in base alle richieste. Le richieste sono quelle dei pochi medici che lavorano nel 118 e che per garantire un intervento medicalizzato, necessitano della figura infermieristica. Figura che l’asl garantisce attingendola da altre postazioni dove il medico non c’é. Una coperta troppo corta che copre una parte, ma ne scopre un’altra, senza risolvere del tutto il problema.
Il malcontento cresce, gli infermieri prendono servizio nella postazione a loro assegnata, per essere allertati nel bel mezzo dell’attività, dalla centrale operativa che manda la sera alle 23 per esempio, un mezzo a prendere l’infermiere e portarlo a 20 chilometri di distanza, dove c’é il medico di turno che lo aspetta. Alle sei del mattino dopo, l’infermiere viene riaccompagnato nella sua postazione di origine. Cosi si va da Campi a Nardò, da Copertino a Otranto. Lavoratori sballottati ogni giorno, senza capire perchè i colleghi assunti per l’emergenza Covid, non possono dare man forte e coprire i turni e le postazioni carenti.
I medici non possono viaggiare senza infermieri
Per comprendere il paradosso, occorre andare a monte al problema e registrare una gravissima carenza di medici. Solo nel Salento, negli ultimi tre anni sono andati via una quindicina di medici mai rimpiazzati. Oggi ne mancano almeno il doppio, una trentina. La carenza è cronica, tanto che la maggior parte delle ambulanze sono configurate in modello INDIA, ovvero con un equipaggio composto da: autista, soccorritore, infermiere, ma se poi quest’ultimo viene spedito in quelle poche postazioni dove ci sono i medici, molte ambulanze diventano VICTOR ovvero senza neppure la presenza infermieristica. Lì dove come a Nardò ci sono i medici, che sono oramai figure rare, l’asl si vede costretta a collocare accanto a loro anche l’infermiere, diversamente il medico non può uscire.
E’ la norma, ma c’è anche del razionale, perchè il medico interviene nei casi più gravi, dove molto spesso occorre fare interventi o manovre sul posto mentre c’é bisogno che qualcuno (l’infermiere appunto), contemporaneamente faccia per esempio un accesso venoso, inserisca una flebo, ventili il paziente quando non respira, mentre il medico interviene, tutte mansioni che non può svolgere il soccorritore.
Il punto è che per garantire l’infermiere al medico del 118, si sguarnisce un’altra postazione, che non potrà evidentemente partire in soccorso di una grave emergenza. La centrale operativa a quel punto sarà costretta a mandare il mezzo meglio equipaggiato, ma spesso più distante, per cui nel frattempo manderà comunque l’ambulanza più vicina al luogo dell’evento, anche se solo con autista e soccorritore. Nel frattempo allerta l’auto medica dove dovrebbe esserci l’infermiere e il medico. Effetto di questa situazione é che per una chiamata di emergenza in codice rosso, si mobilitano due mezzi: l’ambulanza più vicina, con l’autista e un soccorritore (da INDIA diventata VICTOR) e l’auto medica che ha sempre l’infermiere, e dovrebbe avere anche sempre il medico, come dice la parola stessa.
Partono anche tre mezzi per una sola chiamata
Non è così, perché nel Salento ci sono auto dove il medico non c’é, ci sono turni come il sabato e la domenica, durante i quali l’auto medicalizzata in realtà è condotta da un autista soccorritore, con a bordo un infermiere. C’è una tale carenza oramai storica, che per avere il medico sul posto, la centrale arriva ad allertare anche tre mezzi. In conclusione capita che per un codice rosso parta l’ambulanza più vicina, ma questa ha a bordo un autista e un soccorritore che non può prendere nenache una vena, poi vista la gravità parte l’auto medica vicina perchè ha l’infermiere sempre, se non c’è il medico, allora viene chiamata la seconda auto medicalizzata più distante. Uno spreco di mezzi, risorse umane, soldi pubblici.
Ci sono giorni in cui vi è un solo medico a coprire un’area di 200mila abitanti o emergenze gravi per le quali la centrale operativa allerta il medico a 40 chilometri di distanza, così come ci sono periodi in cui in tutto il circondario di Lecce, c’è un solo infermiere.
“Un disastro – dice Dario Cagnazzo membro sindacale della UIL – al limite della legalità. La carenza infermieristica si potrebbe risolvere con la collocazione degli infermieri assunti per il Covid per esempio, che possono dare un supporto dove adesso servono, sopratutto in questo periodo estivo durante il quale aumentano le emergenze nelle marine, gli incidenti stradali e il personale vorrebbe andare in ferie. Più personale significherebbe anche evitare rallentamenti in caso di assenza per malattie. I lavoratori prima di rientrare infatti, devono sottoporsi al tampone e aspettare l’esito, solo dopo possono riprendere a lavorare, nel frattempo che è in servizio è con un’unità in meno.” Ma se gli infermieri si possono reperire, i medici invece no.
Non si trovano medici sul mercato
La difficoltà maggiore è proprio il loro reperimento, i bandi che continuamente pubblicano le asl per reperire personale, vanno puntualmente deserti.”Un problema atavico, storico – dice Vito Montanaro, direttore del dipartimento regionale della salute. – La carenza è dovuta a vari fattori intanto servono requisti e autorizzazioni specifiche per essere a bordo dei mezzi di soccorso. Serve un corso triennale di medicina generale e un altro specifico in emergenza” Poi come dice Maurizio Grecolini, medico del 118 e segretario provinciale FIMMG emergenza di Lecce, il lavoro é durissimo, si è esposti a facili denunce, il percorso formativo è molto tortuoso. Se non si cambia qualcosa a livello nazionale non se ne esce.
Ridurre i mezzi ma equipaggiarli in modo più completo
Nel frattempo però le asl possono puntare ad ottimizzare le risorse disponibili. “Si tratta di sapersi organizzare – dice Montanaro – creando postazioni INDIA ovvero togliendo il medico che c’è sull’ambulanza lasciarla quindi solo con l’infermiere, l’autista e il soccorritore e creare un parco auto con medici a bordo, che a turno garantiscano la loro presenza h24 su un’area più vasta, lasciando alle ambulanze gli interventi più capillari sul territorio con gli infermieri a bordo.” Meno auto, ma meglio attrezzate quindi.
Un’idea in linea con quella di Grecolini proposta qualche anno fa da all’asl salentina, impostata sulla riduzione di postazioni, ma meglio equipaggiate. Ci fu un tavolo tecnico con i vertici dell’azienda sanitaria – dice Grecolini – che poi é svanito dopo le vicende giudiziarie che coinvolsero l’allora direttore generale. Con il nuovo manager ancora non siamo riusciti a interloquire, nel frattempo è scoppiata l’epidemia Covid, ora speriamo in una convocazione dopo tante richieste di incontri.”
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