Si naviga a vista, lavorando nella totale incertezza. Così dicono i titolari di alcune associazioni salentine che garantiscono il servizio 118 per conto dell’asl leccese e alle quali l’azienda sanitaria, ha chiesto disponibilità ad assicurare anche il trasporto covid, per pazienti positivi.
Le associaizoni erogano il 118 per conto dell’asl, che paga loro una convenzione che arriva ad un massimo di poco più di 20mila euro al mese. Queste convenzioni sono scadute da tempo e si va avanti di proroga in proroga, in attesa che l’asl avvii la procedura per un nuovo bando e assegnare così in convenzione le postazioni 118, alcune delle quali, nel frattempo, sono rimaste sguarnite.
“Fare la gara è insensato”
Non capiamo perchè l’asl non procede con il nuovo bando – dicono alcuni presidenti di associazioni. Probabilmente c’entra il discorso dell’internalizzazione del 118.”
“In effetti come dice il direttore dell’ufficio convenzioni, Cosimo Dimastrogiovanni, sentito ieri al telefono – fare una gara per assegnare le postazioni all’esterno sarebbe insensato, visto che c’è l’intenzione dell’asl di portare il servizio nella società partecipata.”
L’internalizzazione sarà onerosa
In verità Dimastrogiovanni aveva intenzione di fare il bando di gara per assegnare le varie postazioni 118 alle associazioni, ce lo conferma lui stesso al telefono. “L’avrei fatto – ha aggiunto – le associazioni hanno ragione, avrei seguito la nuova procedura della legge del terzo settore, ma poi – ha continuato – è subentrata l’intenzione dell’asl di internalizzare il servizio e non avrebbe avuto senso fare una gara, sapendo già che il 118 doveva essere trasferito sotto altra gestione: quella della società partecipata Sanità Service. Gestione che – dice Dimastrogiovanni – a mio avviso sarà più onerosa rispetto a quella delle associazioni: il personale che verrà internalizzato dovrà avere un contratto AIOP, di sanità privata, non solo, ma la società dovrà attrezzarsi di mezzi, ci saranno costi quindi non indifferenti.”
E se le associazioni assumessero i volontari o pseudo tali ?
C’è un altro aspetto da considerare e che propone qualche associazione. Se davvero si intende contrastare lavoro nero e finto volontariato presenti in alcune associazioni, garantendo migliori condizioni occupazionali, perchè l’asl non pubblica il bando per affidare il servizio 118 alle associazioni che lo garantiscono da oltre un decennio, con la condizione però di assumere il personale, evitando quindi volontari o pseudo tali ? Sarebbe anche conveniente dal punto di vista economico per l’asl, grazie alla legge del terzo settore.
C’è da dire che oltre il principio dell’economicità, per poter internalizzare un servizio esterno nella gestione dell’asl, occorre anche il principio della qualità del servizio, come scritto anche nella circolare della Regione Puglia del 21 dicembre. Anche se la partecipata dell’azienda sanitaria quindi, dovesse risultare onerosa per garantire il 118, ma assicura una qualità migliore rispetto alle associazioni esterne, l’asl avrebbe il diritto di internalizzare il servizio nella Sanità Service.
Manca il business plan
Quello che invece fa discutere é il modo di operare: “un anno fa – ricorda Floriano Polimeno, segretario provinciale della CGIL – è scaduto il business plan della società Sanità Service, che dopo 12 mesi non ha ancora stilato quello definitivo per il nuovo triennio 2020 – 2022 o per lo meno non compare sul sito.
Assumere chi ha almeno sei mesi di attività alle spalle
Un documento necessario, da fare prima di poter stabilire quali commesse si possono realizzare per l’asl e quali no. Invece Sanità Service eroga servizi sanitari, senza aver prima fatto un piano di costi o per lo meno senza pubblicarlo se invece l’ha fatto. Così dal 1 febbraio, assumerà 55 lavoratori oggi dipendenti delle ditte private Ikebana e Melelo, per prestare servizio di 118 per conto dell’asl. Sappiamo però che si era inizialmente deciso di assumere 46 persone, poi sono diventate 53 e adesso 55. Non vorremmo – conclude Polimeno – che si assummesse gente senza copertura finanziaria e/o che potrebbe non aver diritto se non ha neppure sei mesi di servizio alle spalle, come prevede invece la normativa.”
Il rischio di mandare a casa il personale delle associazioni
Non solo, ma anche il monte orario dovrebbe rimanere invariato rispetto a quello sin’ora svolto. “Non vorrei – dice Polimeno – che aumentando le ore, questi lavoratori da internalizzare, da tempo parziale passassero a tempo pieno, lavorando così su più postazioni e andando a coprire il servizio anche laddove ci sono le associazioni, con il possibile rischio di mandarle a casa con i loro volontari e dipendenti.”
Intanto la Sanità Service il 16 dicembre ha pubblicato la revoca delle tre determine: una di settembre e due di ottobre, con le quali l’asl decide di internalizzare il 118. Resta quindi ancora tutto fermo, nel frattempo la Regione Puglia ha chiesto il piano dei conti da valutare dopo le feste.
Il 118 resta al momento alle ditte Ikebana e Melelo e alle associazioni. Quattro di queste garantiscono anche il trasporto covid insieme alla Croce Rossa.
Il trasporto Covid
“Qualche mese fa – ci racconta il presidente di un’associazione – l’azienda sanitaria tramite una nota, ha chiesto disponibilità a tutte le associazioni, di offrire il trasporto covid, presentando un preventivo che fosse sotto quello del pronto soccorso estivo, pari a 12.500 euro al mese.”
Sulla comunicazione, a firma del direttore dell’ufficio convenzione Cosimo Dimastrogiovanni, si legge che per aderire alla richiesta della direzione sanitaria dell’asl, occorre presentare un preventivo di spesa recante i costi giornalieri per un trasporto secondario di pazienti covid/positivi. Il servizio dovrà necessariamente prevedere: tre ambulanze disponibili 24 ore su 24, fornite di barella bioconenitiva con autista e soccorritore. L’attività – c’è scritto a conclusione – sarà coordinata dalla centrale operativa 118 dell’asl (SEUS – servizio emergenza -urgenza).
Richiesta troppo vaga
Dunque si chiede un preventivo per tre ambulanze con barelle di biocontenimento, ma senza dare una cifra di partenza o un limite di budget, senza indicare come devono essere le barelle se omologate per l’emergenza o per il solo trasporto, se per il trasferimento da un reparto all’altro o anche per il viaggio in ambulanza, né i mezzi di soccorso se devono essere ambulanze per semplice trasporto infermi o invece devono essere attrezzate per l’emergenza, é tutto molto generico a parere di alcuni presidenti di associazioni. Sopratutto non c’é un termine temporale che indichi la durata del servizio richiesto, che poi si può eventualmente prorogare.
Si sa quando si comincia, ma non quando si finisce
Dalla voce del direttore Dimastrogiovanni, veniamo a sapere che quella nota nasce da una comunicazione arrivata sulla sua scrivania, dalla direzione sanitaria che ha disposto con urgenza, di formulare una richiesta di preventivi e disponibilità alle associazioni. “Il trasporto covid – ha detto il dirigente – è partito in condizioni emergenziali e si è proceduto in tal modo. “Alla richiesta hanno risposto quattro associazioni e abbiamo inserito come arco temporale fino alla fine dell’emergenza.” In realtà però, nella nota non c’è alcun riferimento temporale, da un momento all’ altro – dicono i rappresentanti delle associazioni – ci possono mandare a casa.”
Non solo, ma nella prima ondata del corona virus, il trasporto covid era stato affidato direttamente alla Croce Rossa su indicazione del direttore Rollo. Anche lì per motivi emergenziali, l’asl non ha fatto bando. Veniva usata la barella biocontenitiva della centrale operativa rimasta dai tempi della sars. “In seguito – ha aggiunto Dimastrogiovanni – la CRI ha chiesto di più, avevamo pensato di rivolgerci alle associazioni e così abbiamo fatto, con l’idea di tenere fuori la Croce Rossa, ma poi i trasporti aumentavano e abbiamo mantenuto anche lei.”
“Anche per il trasporto covid non si è fatto un vero e proprio bando di gara – perchè, ha chiarito Dimastrogiovanni – le associazioni sono sempre le stesse e noi abbiamo mandato la richiesta a tutte, senza lasciare fuori nessuna. Salvo poi assegnare il trasporto covid alle quattro che si sono presentate.”
I costi di gestione e la sicurezza del servizio
A qualcuno però la richiesta è apparsa un pò troppo vaga, sprovvista di condizioni chiare. C’è stato poi chi non ci stava con i costi e non ha aderito, tenendo presente che solo la barella biocontenitiva è costata 12.500 euro e che l’asl avrebbe chiesto di stare intorno a quella cifra mensile, senza pensare che la stessa barella ha dei filtri che vanno cambiati periodicamente, per evitare infezioni e che un solo kit di filtri, si aggira intorno alle 250 euro e dura una decina di ore.
Se a ciò si aggiunge il fatto che un’associazione ha altre spese di: carburante, personale, dispostiviti di protezione, come si fa a garantire il servizio a poco più di 10mila euro al mese in tutta sicurezza ? Non vorremmo che chi non ci sta con i costi, pur di lavorare, decida di risparmiare su qualche voce che invece è importante per la sicurezza.”
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *