Fare in fretta, prima che il personale del reparto di ostetricia e ginecologia di Lecce, proclami lo stato di agitazione. Non c’è più tempo per il segretario provinciale della FSI – USAE Franco Perrone, che denuncia la carenza di infermieri, operatori socio sanitari, infermieri pediatrici, ostetriche, nel percorso materno infantile tra il reparto di ostetricia e ginecologia del “Vito Fazzi” di Lecce e il nido dello stesso ospedale.
Il flusso di partorienti da Copertino a Lecce
Il numero insufficiente di operatori sanitari, rischia di far collassare il servizio ospedaliero per donne e nascituri – fa sapere il segretario della FSI – USAE. E’ urgente – scrive Franco Perrone – che l’azienda sanitaria assuma almeno cinque infermieri, altrettanti infermieri pediatrici, cinque operatori socio sanitari e cinque ostetriche. La situazione è critica alla luce del fatto che il 30% del personale, gode della legge 104, risultando quindi esente per alcune mansioni che evidentemente, vengono svolte dai pochi colleghi in attività a pieno regime. Questi ultimi, già insufficienti di per sé, dopo il nuovo riordino ospedaliero che – ricorda il sindacalista – ha dirottato gran parte delle donne che prima si recavano alla ginecologia di Copertino, chiusa da oltre un anno, nell’omonimo reparto di Lecce, sono diventati ancor più carenti.
Tre infermieri a dividersi i turni del Nido
Tradotto significa che, nonostante l’equipe medica risicata di cinque medici, Alex De Marzi ora in pensione, ma prima alla guida della ginecologia copertinese, eseguiva sino a due anni fa, circa 800 parti l’anno, provenienti da tutta l’area nord jonica del Salento. Oggi, dopo la chiusura del reparto di Copertino, le partorienti si spostano a Lecce che vede quindi incrementare il numero di pazienti, mantenendo però lo stesso personale. A distanza di 15 mesi – evidenzia Franco Perrone – non è avvenuto quell’incremento adeguato alla nuova mole di lavoro, per il personale infermieristico e non, che ci si aspettava. Così accade che, se prima della chiusura di Copertino si lavorava nel nido con tre infermieri, che si dividevano i turni, oggi con circa 700 – 800 neonati in più, restano sempre tre infermieri ad accudire i piccoli. Il nido – aggiunge Perrone – è dove si lavora di continuo, i bambini vanno assistiti molto più degli adulti, lavati, accuditi, proprio qui serve personale tempestivamente. A ciò si aggiunge anche un nuovo “repartino” di degenze dove chi lavora deve recarsi passando da un’ala del piano all’altra opposta, con difficoltà a seguire i pazienti tutti.
2000 nascite l’anno
L’aumento dei parti – sottolinea Perrone – vuol dire un incremento di una serie di servizi, comprese le visite ambulatoriali da fare ai neonati, solitamente dopo le dimissioni, per poter controllare la loro adeguata crescita. Ad oggi – riferisce il segretario della FSI – USAE – sono 1600 le nascite avvenute nella ginecologia del “Vito Fazzi”, con la possibilità di superare per la data del 31/12/2019 circa 2000 nascite.
Il direttore sanitario dell’Asl
Verificheremo la situazione – ha detto il direttore sanitario dell’asl leccese, Roberto Carlà. Già domani avrò un incontro con il direttore del presidio, per fare il punto sulle esigenze del “Vito Fazzi.” Va appurato se c’è la necessità di rinforzare quel personale che beneficia della legge 104, valutare se ci sono gli estremi amministrativi, per poter eventualmente proporre un passaggio ai lavoratori esenti, sul territorio, nei distretti dove c’è un carico di lavoro diverso per esempio, da una sala operatoria e “riempire” invece, laddove sia possibile, le corsie dei reparti ospedalieri, di dipendenti senza alcuna esenzione, in grado di lavorare a pieno regime. Bisogna – ha detto Carlà – fare sia una verifica puntale sui bisogni, sia un’ottimizzazione del personale esistente.
Sono trascorsi appena undici giorni dal mio insediamento, undici giorni di lavoro continuo, per risolvere tante questioni rimaste sospese per assenza di un direttore sanitario, tuttavia sentirò domani dal direttore di presidio quali sono le difficoltà reali all’interno del “Fazzi”, sentendo anche il punto di vista di chi ha la responsabilità di una struttura a livello ospedaliero, alla quale la direzione strategica dell’asl, funge da supporto. Quindi il primo a registrare i problemi, dovrebbe essere proprio il direttore di presidio, in base a quello che emerge, appureremo le risposte più immediate ed efficaci da poter dare.
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