Rischia di diventare una guerra tra poveri, il concorso per 1000 infermieri che Michele Emiliano vuol far bandire entro dicembre 2019. Da una parte i precari, che svolgono già assistenza infermieristica da qualche anno, negli ospedali pugliesi. Dall’altra i colleghi di ruolo, ma assunti altrove, fuori dalla Puglia e che da anni sperano di avvicinarsi alle loro famiglie.
Emiliano ha chiarito che si tratterà di un concorso con il 50% dei posti riservati alla mobilità intra ed extraregionale, con un’unica graduatoria, valida per tutte le asl pugliesi. Una selezione pubblica di 1000 posti per oltre 10mila partecipanti. La cosa preoccupa non poco gli infermieri precari e già in attività, con contratto a tempo determinato, che non hanno maturato i 36 mesi di servizio nel 2017, requisito necessario per godere della stabilizzazione e che per questo, sono stati già esclusi dalla prima tranche di assunzione a tempo indeterminato.
Fare i concorsi per un ricambio generazionale in corsia
“Purtroppo – chiarisce Antonio Tarantino segretario provinciale della UIL – nelle pubbliche amministrazioni, si accede per concorso. E’ chiaro che come sindacato sono favorevole a che questi infermieri precari, possano ottenere un’occupazione stabile, ma occorre studiare come, rispettando la normativa che sancisce come requisito i tre anni di lavoro maturati al 31 /12/2017. Ad oggi la soluzione possibile per assumere personale rimasto escluso dalla stabilizzazione – conclude Tarantino – è data dai concorsi. A mio parere – dice il sindacalista – le asl dopo anni di blocco delle assunzioni, devono espletare le selezioni pubbliche. Occorre un ricambio generazionale e un concorso per 1000 infermieri non può essere sufficiente, visti i 18 mila partecipanti.”
Una preselezione che non piace ai precari di Puglia
I precari che quindi hanno raggiunto i tre anni dopo il 2017, saranno costretti a fare il concorso, correndo il rischio di rimanere fuori, dopo aver lavorato già da circa due anni. Cosa già successa nel concorsone di Bari nel 2016. “In quella selezione – ricorda Leonardo Rivelli del movimento Precari di Puglia – fummo estromessi dal concorso, non avendo superato la preselezione prevista per i partecipanti esterni alle asl pugliesi e per coloro che non avevano i requisiti dei 36 mesi al 2017, previsti dalla legge Madia. Non si trattava di valutare la professionalità e la competenza in materia infermieristica, che anzi ci avrebbe giovato, vista l’esperienza lavorativa, ma di test psicoattitudinali con domande che poco avevano a che fare con l’attività di infermiere”
“In questo nuovo concorso, arriveremmo con i 36 mesi maturati, anche se dopo il 31 dicembre 2017, ci sembra quindi giusto – dichiara Rivelli – che, come fu per i nostri colleghi nel 2016, anche noi adesso evitassimo la preselezione accedendo direttamente al concorso. Questa sarebbe una corsia preferenziale da parte del governo pugliese, nei nostri confronti, riconoscendo il fatto che sin’ora abbiamo retto la sanità pugliese. Invece – continua l’infermiere del movimento Precari di Puglia – ci vediamo ancora una volta trascurati, usati e gettati in mezzo ad una strada, visto che il governatore Emiliano ha già fatto sapere che non intende fare alcuna preselezione, mettendo tutti sullo stesso piano di partenza. Ma una cosa è partecipare con quasi 20mila persone, altra con un numero sensibilmente più ridotto dopo la preselezione.
Chi ha evitato la preselezione aveva pieno diritto alla stabilizzazione
Noi precari – conclude Rivelli – parteciperemmo quindi con 20mila candidati, mentre nel 2016 si è agito diversamente.” In realtà – evidenzia Orsini segretario provinciale della CISL – allora la posizione dei colleghi era diversa, avendo raggiunto il requisito della Madia, la Regione diede loro un beneficio, quello di baipassare la preselezione, visto il diritto maturato di essere stabilizzati senza neppure la selezione.”
Spostare il termine ultimo dei 36 mesi maturati
“Gli infermieri precari invece, con tre anni raggiunti dopo la data fissata dalla norma, solo nel Salento sono 500 – ricorda Floriano Polimeno segretario provinciale della CGIL – hanno presentato un emendamento alla legge Madia, per modificare i termini dei 36 mesi, spostando la data ultima dal 31 dicembre 2017, al 31 dicembre 2020.” “Abbiamo scelto il 31 dicembre del 2020 – spiega Rivelli – perchè la norma consente di stabilizzare il personale con tre anni raggiunti nel dicembre 2017, entro il triennio successivo. Poiché il triennio è ancora in corso, non vediamo perché non si possa stabilizzare anche chi nel frattempo in questo periodo, ha raggiunto i tre anni di attività, anche se dopo il 2017.”
“Questa volta – spiega Orsini è diverso, gli infermieri hanno si maturato i 3 anni, ma dopo il 2017 e ad oggi non è un diritto la stabilizzazione, mentre si può avere la riserva del 50% dei posti nell’asl in cui si trovano a lavorare. Pensare poi di modificare una legge nazionale, mi sembra un’impresa ardua, anche se abbiamo firmato l’emendamento, ma sarebbe come il cane che si morde la coda, perchè ci sarebbe sempre qualcuno che maturerebbe i tre anni di attività dopo il termine previsto.”
Recuperare il personale in servizio, che ha retto il sistema sanitario pugliese
“Come la UIL, la CISL e la FSI, anche la CGIL ha sottoscritto la richiesta di emendamento alla legge Madia. Questi ragazzi – conclude Floriano Polimeno segretario provinciale della CGIL – andrebbero comunque aiutati, rischiano che dopo aver mantenuto il sistema assistenziale e raggiunto 3 anni di lavoro, più uno concordato tra asl e centro provinciale per l’impiego, termini il contratto a tempo e vengano lasciati a casa. Serve studiare una modalità per non perdere questo personale, che comunque ha prestato servizio nei reparti ospedalieri della Puglia.”
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