Proroga tecnica l’hanno chiamato a Bari, il rinnovo dei contratti degli operatori socio sanitari a tempo determinato sino al 31/03/2021. E’ quanto emerso dall’incontro tra i rappresentanti sindacali e il direttore del dipartimento regionale della salute Vito Montanaro.
Quest’ultimo avrebbe chiarito che l’intenzione della politica, sarebbe quella di fornire il sistema sanitario di oss (operatori socio sanitari), attingendo principalmente dalla graduatoria formatasi con il concorso di Foggia. Per fare questo serve prima il fabbisogno di organico delle varie asl che il dipartimento ha già ricevuto, eccetto quello relativo dell’ospedale “Riuniti” di Foggia e del policlinico di Bari. Montanaro si é quindi impegnato a inviare i documenti relativi ai vari fabbisogni, ai segretari sindacali perché li analizzassero e facessero le loro proposte nel prossimo incontro.
Nel frattempo gli oss che stanno lavorando con contratti a tempo e che entro quest’anno arriverebbero a maturare trentasei mesi di servizio, saranno prorogati sino a marzo, dopodicché – dicono i sindacalisti – sarà battaglia se questa gente verrà mandata a casa, sapendo che con un’ulteriore breve proroga, maturerebbero il requsitio per la stabilizzazione.
Abbiamo degli accordi in alcuni casi, come con l’asl di Lecce – ricordano i segretari sindacali – che prevedono di portare i dipendenti in servizio con contratti a tempo, sino al maturamento dei trentasei mesi, per accompagnarlo alla stabilizzazione. Non solo, ma al di là dei casi singoli, c’é anche la determina della regione del novembre scorso, che stabilisce che il personale precario deve essere in servizio per tre anni.
In effetti le asl hanno applicato questa direttiva regionale per le varie figure professionali, eccetto proprio per gli oss.
Per gli operatori socio sanitari che maturano i tre anni di serivzio dopo il 2021, non c’é al momento alcuna possibilità di continuare a lavorare, a meno che non abbiano espletato il concorso di Foggia e quindi sono presenti nella graduatoria. Se così fosse, verrebbero mandati a casa come precari a scadenza del rapporto di lavoro, ma rientrerebbero una volta che l’asl chiama dalla graduatoria del concorso foggiano.
A peggiorare la situazione tra lavoratori, la diversità di trattamento non solo tra chi é in attesa di essere assunto dall’elenco del concorso e chi aspira alla proroga del contratto a tempo, essendo già in servizio, ma anche tra colleghi di asl diverse, pur essendo in medesime situazioni. A Lecce gran parte del personale precario, ha visto rinnovare il rapporto lavorativo, evidententemente perché c’è gran bisogno di oss e dare continuità ai servizi. A Brindisi invece, i lavoratori precari con rapporti lavorativi in scadenza, non hanno ancora visto la proroga.
La UIL
E’ chiaro che questa situazione che ha portato ad una guerra tra poveri, non può soddisfare i rappresentanti sindacali. “Non solo, andrebbe fatta chiarezza – dice Dario Cagnazzo della UIL – anche tra chi è stato assunto a tempo determinato prima della stesura della gradutoria del concorso e chi invece é stato chiamato quando quell’elenco era già stilato e forse avrebbe avuto meno diritto, perché le asl avrebbeo dovuto chiamare da quella lista foggiana, non dai bandi per incarichi a tempo.”
“C’è da dire poi, che a Lecce ci sono due verbali firmati tra l’asl e la delegazione sindacale trattante, che prevedono di rispettare quanto stabilito sin dal 2016, ovvero chi viene chiamato dall’azienda sanitaria a tempo determinato, deve essere portato a trentasei mesi, rinnovabili ad altri 12 mesi, per un’eventuale stabilizzazione.”
“Il direttore generale – continua Cagnazzo – si trova ad un bivio: seguire le attuali direttive regionali o rispettare gli accordi presi con noi sindacati. Non vorrei, ha continuato l’esponente della UIL – che Bari abbia preso la decisione di rinnovare i contratti fino al 31 marzo, per calmare gli animi.
Va considerato poi che nel Salento come altrove, i circa 700 oss precari in servizio, sono del tutto insufficienti ai 1800 posti letto. Come UIL stiamo organizzando una serie di assemble sul territorio per discutere del destino degli oltre 200 oss che rischiano di andare a casa poichè raggiungendo i trentasei mesi dopo il 2021, non avrebbero il rinnovo al 31 marzo. Prima che questi 200 e passa lavoratori precari vadano via – ha detto Cagnazzo – ci vorrà tempo. L’orientamento politico regionale é azzardato, anche a livello giuridico. Peggio ancora se i lavoratori che a dicembre 2021 maturano il requisito per essere stabilizzati, vengono mandati a casa prima, quandos cade il rinnovo contrattuale il 31 marzo.
Il direttore deve rispettare gli accordi presi con noi – conclude l’espoenente della UIL – da lì non ci spostiamo, tanto più che ci sono le condizioni di prorogare tutti, considerata la grave carenza di personale negli ospedali con l’aggiunta di nuovi posti letto Covid.”
“Questa è una vertenza che andrà alle lunghe – esordisce Antonio Piccinno della CISL – ed é possibile che prenderà altre strade, quelle legali. La Regione non può ignorare il fatto che tra noi e le asl, sono stati firmati degli accordi nel 2016, che prevede che il precario sia accompagnato verso la stabilizzazione con le proroghe dei contratti sino al raggiungimento del requisito: i tre anni di servizio. Ad oggi ci hanno solo informato che in attesa che si completino i fabbisogni di personale delle varie asl, in funzione dei quali si chiamerà dalla graduatoria del concorso, si è deciso di rinnvoare i contratti sino a marzo, solo per quei precari che maturano i trentasei mesi di lavoro entro quest’anno.” Chi quindi questo requisito lo raggiunge dopo il 2021, dovrà andare a casa, perchè saranno rimpiazzati dai colleghi idonei al concorso espletato.
I rappresentanti sindacali chiedono la proroga di tutti i precari indisitintamente. “Tutti i lavoratori a tempo – ha detto Piccinno – vedranno il rinnovo dei contratti sino a gennaio 2022. A breve uscirà sicuramente una disposizione dell’asl di Lecce. In questo modo si dà possibilità a tutti i precari, di maturare i tre anni di servizio quest’anno ed essere stabilizzati. Questa é una disposizione che l’asl di Lecce sta applicando a tutti i dipendenti con contratti a tempo, tranne per gli oss, per i quali la Regione – continua il sindacalista della CISL – sta cercando di dare a tutti la possibilità di lavorare, chiamando anche dalla graduatoria di Foggia, ma con contratti di pochi mesi ciascuno, creando di fatto maggiore precarietà di quella esistente.
Chi accetta un rapporto di lavoro per quattro mesi? Non sarebbe meglio dare continuità a questo punto a chi é in servizio? Il governo pugliese – aggiunge Piccinno – di fatto si sta contraddicendo, negando di fatto quanto stabilito a novembree scorso in relazione ai dipendenti precari. Nella delibera di novembre scorso infatti della giunta regionle, si dava mandato alle asl di assumere personale a tempo determinato, a condizione che si portasse a trentasei mesi.”
“Gli ordini della politica – riferisce Franco Perrone segretario della FSI – USAE – sono quelli di rimpinguare l’organico delle asl, attingendo dalla graduatoria foggiana, anche se nell’autonomia gestionale dell’aziende sanitarie, queste hanno un margine di azione ma assumendosi le proprie responsabilità. Nel caso di Lecce – dice Perrone – si tratta di 250 persone in servizio a tempo determinato, che se venissero mandati a casa, dovranno essere sostituite con altrttanti colleghi idoneei della graduatoria foggiana, altrimenti ci ritroveremo con posti letto sprovvisti di assistenza.”
“Viste le carenze di organico che ci sono da tempo e che con la pandemia tale carenza si è aggrevata – sottoliena perrone – ci sarebbe la possibilità di assumere sia i precari che gli idonei del concorso. Al momento però “restiamo tra coloro che sono sospesi” perchè il destino dei lavoratori è ancora tutto da definire.
Fuori dal coro c’é il Cobas che, per voce di Gisueppe Mancarella, ricorda come l’asl di Lecce sia rimasta l’unica a non voler chiamare i lavoratori dalla graduatoria, preferendo rinnovare i contratti ai precari, contravvenendo all’articolo 97 della costituzione italiana. Il sindacalista chiede la revoca in autotutela da parte dell’azienda sanitaria, della determina del 26 gennaio scorso, con la quale sono stati rinnovati i contratti di chi è già in servizio a tempo determinato. Nelle pubbliche amministrazioni – ricorda il Cobas – si entra per concorso, invece si cerca di prorogare rapporti lavorativi per assumere personale definitvamente, bypassando la selezione pubblica.
“La normativa, ancor più la Costituzione, non possono – conclude Mancarella – essere bypassate da un determina asl che stabilisce l’accordo per il rinnovo dei contratti a tempo sino a 36 mesi.”
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