Esclusi dall’indennità di rischio Covid medici e infermieri di Tricase

Esclusi dall’indennità di rischio Covid medici e infermieri di Tricase

“Figli di un dio minore”, sono al momento esclusi dall’indennità Covid-19 i lavoratori del “Panico” di Tricase. Si tratta del personale in servizio al quale la Regione Puglia non avrebbe riconosciuto la somma extra, prevista per lo straordinario lavoro svolto durante l’epidemia da Corona virus. Medici, infermieri, oss, autisti, ecc.. tutti lavoratori che hanno rischiato in prima persona e che senza se e senza ma, hanno comunque garantito l’assistenza ai pazienti. In molti casi si è lavorato in trincea, non sempre ben protetti, con la paura di tornare a casa e poter infettare i propri cari, a volte costretti a vivere lontani dalla famiglia proprio per l’elevato rischio di contagio. E’ quanto sottolinea Floriano Polimneo, segretario provinciale della CGIL.

“Gli eroi dimenticati”
Sono stati chiamati i “nuovi angeli”, gli “eroi del nostro tempo”, ma adesso, a emergenza finita, c’é chi, sol perchè dipende da strutture private o enti ecclesiastici, é escluso dal “premio” previsto invece per chi ha affrontato l’emergenza sanitaria, ma é in servizio nelle strutture pubbliche. Una discriminante che lascia l’amaro in bocca, sopratutto perchè chi lavora nell’ospedale di Tricase, lo fa in una struttura che, pur essendo ecclesiastica, ha una convenzione con il sistema sanitario pubblico, dando un contributo fondamentale all’intera sanità salentina e pugliese.

Un’eccellenza anche per la sanità pubblica
“E’ noto a tutti – afferma Floriano Polimeno – l’importanza del “Panico” nell’assetto sanitario salentino e pugliese, rappresentando un pilastro sia per la ricerca scientifica, che per le prestazioni mediche – sanitarie offerte. Molto spesso infatti, il “Panico”, come altri centri ecclesiastici, arriva dove l’ asl non ce la fa, assicurando risposte di salute ai cittadini.

Mercoledì incontro tra sindacati e Regione sull’indennità Covid
Il sindacalista, insieme ai colleghi Andrea Rizzo dirigente del comparto e Alessio Melcarne, dirigente sanitario per la CGIL, hanno scritto una lettera indirizzata al presidente Emiliano, alla segreteria regionale della stessa CGIL, oltre ai direttori del “Panico” e dell’asl di Lecce. Nella missiva si chiede alla Regione di rivedere la propria posizione e inserire il personale dipendnete dell’ente ecclesiastico, nella platea di quei lavoratori che percepiranno l’indennità di rischio Covid, a partire da mercoledì, quando i veritici della Regione discuteranno del tema con le organizzazioni sindacali.

Tricase none ra ospedale Covid, ma il rischio era in agguato
Abbiamo provato a sentire il direttore del dipartimento regionale della salute Vito Montanaro, nel frattempo di avere un riscontro, va detto che l’ospedale di Tricase non era riconosciuto come struttura Covid, alla stregua del “Vito Fazzi” per esempio o degli infettivi di Galatina. Motivo quest’ultimo che potrebbe giustificare la scelta regionale, se però anche gli altri presidi no Covid dell’asl, venissero esclusi dall’inennità di rischio. Così non è, anche perché l’eventualità di contrarre il virus, seppure in misura ridotta rispetto a centri Covid, c’è stata comunque. Nel momento in cui l’ospedale, come altri dell’asl, ha un pronto soccorso attivo, il possibile accesso del Corona virus c’è, tanto che il “Panico” aveva la zona filtro antiCovid, un’area di osservazione per il tampone al paziente sospetto, protezioni al personale e percorsi differenziati. Aveva persino bloccato l’accesso ai visitatori che dovevano fermarsi all’ingresso dell’ospedale, lasciando l’eventuale materiale da consegnare, che veniva poi smistato ai congiunti ricoverati.

Roberta Grima
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