Non firmano il pre – accordo sul nuovo contratto nazionale per i medici, che prevede tra le tante cose un aumento in busta paga di 200 euro. Cimo – Anpo – Fesmed infatti, non hanno siglato l’intesa contrattuale. Cimo, che dopo l’Anaoo é il secondo sindacato a rappresentare i camici bianchi e in particolare i primari, ha fatto sapere, tramite il presidente nazionale Guido Quici, che la bozza, giunta alla sua quarta stesura e non ancora definitiva, non sarebbe completa.
Un accordo vecchio, in contrasto che la normativa europea
“L’accordo – scrive sul sito ufficiale il presidente nazionale CIMO, Guido Quici – non é stato approfonditamente negoziato e rappresenterebbe un arretramento normativo, in alcuni casi si porrebbe in contrasto con la legge europea, relativa ai riposi biologici. I 200 euro in più, in busta paga, non sarebbero un valido riconoscimento economico per il recupero della perdita del potere di acquisto, della moneta nel decennio trascorso. inoltre – aggiunge il sindacalista – l’aumento ottenuto è di soli 130 euro lordi e non di 200 euro, perché la differenza è destinata a finanziare fondi di disagio, pronta disponibilità ed altro”.”
Va letto bene vista la mole di articoli
Quici tiene a sottolineare che, consapevole della responsabilità della sua posizione, ha chiesto di visionare la bozza composta da oltre 120 articoli e quasi 90 disapplicazioni, per esprimersi poi entro una data ragionevole di una settimana. La richiesta – fa sapere Quici – è stata rigettata. Per questa ragione – conclude il numero uno di CIMO – e per rispetto verso i colleghi, siamo indotti a negare, allo stato, la sottoscrizione ad una proposta contrattuale che: riorganizza si la carriera del medico, ma ne stoppa la crescita con limitazioni eccessive degli incarichi dirigenziali più elevati. Si consente a un Direttore Generale, di poter assegnare gli incarichi di maggior contenuto professionale, senza aver preventivamente fissato le regole, alle quali anche il medesimo deve soggiacere, affinchè le sue scelte non risultino un mero esercizio dell’arbitrio, in barba alla tanto sbandierata meritocrazia.
Le criticità
La bozza prevede anche – stando a quanto riferito da Quici – che la pronta disponibilità, possa essere utilizzata anche oltre gli attuali servizi notturno e festivo, mantenendo un livello di sotto retribuzione della pronta disponibilità stessa.
Inoltre l’accordo eliminerebbe le 11 ore consecutive di riposo, qualora il dirigente medico sia chiamato in servizio di pronta disponibilità, poiché la chiamata sospende (non interrompe) il riposo. Viene poi trasformata – scrive il presidente di CIMO – la fruizione di 15 giorni continuativi di ferie durante il periodo estivo, da diritto a concessione, così come l’aspettativa. Mentre la sostituzione su posto vacante, passerebbe da 12 a 18 mesi, nell’attesa dell’espletamento delle procedure atte alla sua copertura.
Infine cosa più preoccupante secondo Quici, la retribuzione della dirigenza sanitaria non medica e infermieristica, saranno finanziate sostanzialmente con i fondi della dirigenza medica, stante la penuria delle casse statali.
Vi é poi la questione legale. Nei casi in cui i medici sia coinvolti in procedimenti civili o penali, l’accordo prevede che possano scegliere il consulente tecnico e legale fiduciario, senza autorizzazione dell’asl, ma i professionisti non possono addebitare la spesa all’amministrazione dell’asl di appartenenza, qualora ci fosse un proscioglimento o una conclusione favorevole del procedimento.
Si aspetta adesso la convocazione del ministero per la stipula finale dell’accordo, nel frattempo CIMO e le sigle dissidenti annunciano lo stato di agitazione.
I punti di forza
Di contro va detto che il rinnovo contrattuale dei camici bianchi si attendeva da dieci anni, è stato raggiunto l’obiettivo di riconoscere ai giovani medici che entrano nel SSN neoassunti anche sotto i 5 anni, 1500 euro annui, come quota fissa, laddove prima non avevano nulla rispetto ad altre professioni sanitarie.
Una clausola di garanzia, assicura 5mila euro al passaggio dei 5 anni, 6mila al passaggio dei 15 anni e 7mila al passaggio dei 20 anni. Quattro step di posizioni fisse, per incarichi professionali: da un minimo di 5.500 a 6.500 euro, fino al massimo di 11mila o 12.500 annui.
Il contratto coinvolge 130mila medici in Italia 6900 in Puglia, che vedranno aumentate le indennità notturne da 50 a 100 euro, fino a 120 euro per chi lavora nei pronto soccorso. Chi ha più di 62 anni, può chiedere di essere esonerato dalle guardie.
Viene pure istituito un organismo paritetico, nuovo strumento di relazioni sindacali, con l’obiettivo di mettere al centro il benessere dei lavoratori, come sulle questioni della sicurezza, a partire dal tema dell’emergenza aggressioni al personale sanitario.
Insomma, nonostante le poche risorse a disposizione, sono comunque aumentate le buste paga di tutti i dirigenti del servizio sanitario nazionale, è stato valorizzato il lavoro dei giovani, aumentata la quota pensionabile, e retribuito il disagio di chi lavora la notte.
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