I medici di medicina generale come dipendenti privati, la Fimmg: qui si vuole privatizzare la sanità

I medici di medicina generale come dipendenti privati, la Fimmg: qui si vuole privatizzare la sanità

Per la prima volta la politica inserisce la medicia del territorio nella sanità privata. Il timore é concreto e spaventa sopratutto la classe medica, in primis Donato Monopoli segretario regionale della Fimmg che scrive una lettera all’assessore Lopalco in merito alla proposta di riforma della medicina territoriale, sottoscritta qualche giorno fa da tutte le amministrazioni regionali nella Conferenza Stato – Regioni.

L’idea avanzata è quella di rendere i medici di medicina generale dipendenti del sistema sanitario, non più quindi convenzionati come é tutt’ora. In alternativa viene ipotizzata dalle regioni la possibilità di configurare i medici come professionisti da accreditare al sistema sanitario pubblico, alla stregua di privati dai quali l’amministrazione acqusiterebbe prestazioni mediche. Terza ipotesi: realizzare una rete di assistenza sul territorio mista, ovvero composta sia da medici convenzionati che sono i più anziani, sia da colleghi più giovani che invece dovranno accreditarsi come privati.

Fare dei medici curanti dei dipendenti statali, significa un esborso enorme di risorse che diventa difficile effettuare, più concreta sembra l’alternativa di medici accreditati da impiegare nelle “case della salute” il che troverebbe l’approvazione di tutte le regioni, con grosse probabilità di passare “de plano” in Parlamento.

Nell’ipotesi della Conferenza Stato – Regioni si parla di “case della salute”, strutture ambulatoriali dedite per lo più ai malati cronici, dove verrebbero impiegati i medici di medicina territoriale, di continità assistenziale (ex guardia medica), specialisti di supporto, come cardiologo, nefrologo, ecc…Se da un alto questo assetto può sembrare ottimale per il cittadino che troverebbe in un unico plesso tutti i servizi utili alla gestione di una malattia come il diabete, l’ipertensione, ecc… dall’altra però deve fare i conti con il numero ridotto delle “case della salute”, che oggi in Italia sono appena 1.233. La proposta sottoscritta dalle Regioni preoccupa Monopoli che spiega come così facendo, la politica di fatto negherebbe al cittadino non solo la possibilità di scegliersi il proprio medico curante, che invece verrebbe assegnato alla struttura, ma sarebbe tolto oltre al rapporto fiduciario medico – paziente, anche la prossimità territoriale. Con appena 1.233 “case della salute” in Italia, l’utente rischia di dover percorrere diversi chilometri prima di arrivare al centro di riferimento medico.

Ci sono 243 miliardi – come ci ricorda Donato Monopoli – provenienti dal piano nazionale di ripresa e resilenza, assegnati dall’Unione Europea. Soldi da spendere quindi, sopratutto in appalti. Nel caso specifico si tratterà secondo Donato Monopoli, di appaltare gare per la costruzione di “case della salute” visto il numero esiguo, dove verrà messo un responsabile individuato dalla politica. Di fatto secondo il segretario della Fimmg Puglia, si spenderanno soldi pubblici destinati alle “case della salute”, per far lavorare imprenditori edili che le realizzeranno, che dovranno poi accreditare i plessi al sistema sanitario regionale. La Regione poi potrà acqusitare prestazioni mediche garantite dai medici che a quel punto saranno accreditati insieme alla “casa della salute” alla quale verranno assegnati. Così secondo Monopoli, quello che é un bene pubblico come la “casa della salute” appaltata e finanziata dalla Regione tramite fondi europei, rischia di diventare di fatto una clinica privata.

Se i governi regionali davvero volessero potenziare e rendere efficiente la medicina sul territorio, avrebbero dovuto prima di tutto – secondo Monopoli – potenziare il personale carente da tempo. Basti pensare che un milione e mezzo di italiani sono senza medico curante e da anni i sindacati in primis la Fimgg, denunciano la grave carenza. Quale sia la necessità invece di rendere i medici di medicina territoriale dei dipendenti pubblici o privati, per avere un equipe più strutturata, non si comprende se non con l’esigenza – secondo Monopoli – di spendere delle risorse europee che diversamente si perderebbero. Così la realizzazione di “case della salute” che dovranno accreditarsi al sistema sanitario, quando sono utilizzabili ancora tanti ospedali dismessi vuoti, si riesce a comprendere per Monopoli, dall’esigenza di gruppi lombardi che avrebbero investito nelle strutture private e che avrebbero spinto a sottoscrivere tale documento con la speranza di vederlo approvato poi in Parlamento.

Nel frattempo i medici contestano il documento, il segretario Fimmg scrive una lettera a Lopalco indirizzata indirettamente anche al presidente Emiliano, visto che il governatore pugliese é il vicepresidente della Conferenza Stato – Regioni. Per questo – secondo Monopoli – c’è una doppia responsabilità da parte del governo pugliese ad avere sottoscritto la proposta lombarda che contrasta con scelte virtuose adottate da tempo dalla Puglia.

Monopoli chiede nella lettera un confronto tra Regioni e rappresentanti sindacali della categoria coinvolta, senza che la classe medica territoriale venga, come spesso accade, demonizzata come causa di tutti i mali del sistema sanitario. Il segretario Fimmg Puglia sottolinea come proprio i medici del territorio sono stati quelli che hanno pagato maggiormente i rischi del Covid, con un numero di vittime dovuto anche alla cattiva organizzazione del sistema sanitario territoriale che per anni non ha mai visto un investimento.

Nononstante ciò, il servizio ha tenuto anche contro la pandemia e non é un caso – fa sapere Monopoli – se solo il 5% degli italiani ammalati di Covid, ha fatto ricorso all’ospedale, mentre il restante 95% è stato seguito a domicilio dal proprio medico curante. E’stata proprio la Fimmg, quando le terapie intensive erano sature e i posti letto non bastavano, a proporre al governo nazionale durante le prime ondate del Covid-19 di indirizzare i cittadini con sintomi sospetti al proprio medico di fiducia, chiamato a fare da filtro stabilendo se e quando l’assistito poteva essere trattato a casa o meno, evitando ricoveri inutili e decongestionando gli ospedali.

Diventa perciò incomprensibile per il segretario Monopoli, come i governi considerino la medicina territoriale responsabile di tutte le inefficienze del sistema sanitario tanto da dover modificare il rapporto contrattuale. I medici si dicono disponibili ad un confronto, lanciano una proposta da condividere che punta al potenziamente delle cure sul territorio, basate sul rapporto fiduciario medico – pazieente, professionalità, autonomia organizzativa, associazionismo tra medici per garantire maggiore reperibilità. Tuti temi questi che insieme a quello dell’innovazione tecnologica, rappresentano i punti cardine della proposta avanzata dal sindacato alla Regione Puglia chiamata, a questo punto, a chiarire la sua posizione in rapporto alla medicina del territorio.

Roberta Grima
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