Compiere un scelta libera, é per il segretario provinciale della CGIL Floriano Polimeno, una questione di coraggio, che non tutti i politici che amministrano hanno. Così il sindacalista, a proposito del problema relativo agli infermieri precari, che la Regione Calabria per esempio, ha risolto con la stabilizzazione, senza farsi intimorire dai paletti, imposti dall’Europa prima e dallo Stato centrale poi.
Il coraggio della Calabria
La Puglia, diversamente dalla Calabria non ha ancora compiuto la sua scelta. Emiliano aveva fatto sapere mesi fa, che entro dicembre 2019, avrebbe indetto un concorso per l’assunzione di 1000 infermieri. Cinquecento sarebbero stati i posti assegnati a chi é di ruolo da anni e aspetta di avvicinarsi finalmente a casa, dopodicchè resterebbero altri 500 posti, da distribuire ai disoccupati e ai precari, che solo nell’azienda sanitaria di Lecce, si aggirano intorno alle 200 persone.
“Sono infermieri che, pur avendo i requisiti previsti dalla legge Madia, come tali avrebbero il diritto di essere stabilizzati, dovranno partecipare alla selezione, con il rischio di non farcela e vedersi così disoccupati a casa. Già i primi lavoratori che hanno raggiunto i 48 mesi, hanno terminato il loro rapporto di lavoro con l’asl Lecce e questo – aggiunge Polimeno – per evitare che l’azienda sia sanzionata, per aver contravvenuto alla sentenza della corte di giustizia europea, che sanziona quelle pubbliche amministrazioni, che favoriscono il precariato con assunzioni a tempo, reiterate oltre i 48 mesi.”
Senza assunzioni, non ci sono i servizi
La Regione Calabria ha preferito contrastare la sentenza europea e tutelare gli ammalati, garantendo i servizi essenziali sanitari, attenendosi al principio costituzionalmente sancito, del diritto alla salute. Senza infermieri, molti servizi e prestazioni non possono essere assicurate. La Puglia non ha ancora avuto questo coraggio di scegliere. Emiliano ha due strade: ridurre i posti riservati alla mobilità dal 50% al 20%, incrementando quelli da destinare ai precari oppure lasciare la riserva del posto agli infermieri in mobilità e individuare un’altra strada per stabilizzare i precari, non con il concorsone, ma semplicemente con un provvedimento per cui: chi ha già maturato i tre anni di servizio, ha diritto alla stabilizzazione, così come è avvenuto in Calabria. Una scelta dettata dalla grave carenza di personale infermieristico, se si pensa che mancano all’appello circa 5000 infermieri.
Si chiama dalla graduatoria e man mano che gli infermieri chiamati maturano i 48 mesi, si mandano a casa
Quello che invece sta succedendo, è che l’asl sta chiamando man mano gli infermieri precari da un a graduatoria, ad oggi si trova ad aver chiamato sino alla posizione numero 2500 – 2700, nel frattempo, con un atto deliberativo ha chiamato altri 24 infermieri per coprire assenze lunghe per malattia, nei vari ospedali. “Intanto da Bari non c’è stata ancora alcuna convocazione dei sindacati – dice Polimeno – aspettiamo – aggiunge – questo giorno, per poter manifestare le nostre perplessità. Lecce che ha una situazione particolare, si ritroverà tra qualche mese una platea di 400 persone precarie che andranno a casa.
“Emiliano – dice il segretario della CGIL – preferisce attenersi alla sentenza della corte di giustizia europea, rispettare i vincoli di spesa, per i quali non potrebbe assumere, piuttosto che appellarsi all’urgenza di garantire i servizi essenziali sanitari. C’è il timore di contravvenire ai paletti imposti dal ministero, che a sua volta deve attenersi ai vincoli di spesa dell’Europa, per cui la Puglia, come altre Regioni, non può spendere più di un tot e quindi assumere, pena la sanzione. io però – conclude Polimeno – ho consegnato al presidente la delibera adottata dal suo collega calabrese e mi auguro che abbia lo stesso coraggio di compiere una scelta libera.”