Integrazione scolastica, mancano assistenti: 15 bimbi disabili affidati ad un solo OSS

Integrazione scolastica, mancano assistenti: 15 bimbi disabili affidati ad un solo OSS

Quindici ragazzi con gravi disturbi e handicap affidati ad una sola assistente che si dovrebbe dividere in tre istituti scolastici diversi. “Non sono bambini con handicap lievi – ci riferisce la donna in questione – sono persone che vanno seguite passo, passo, mi sono stati affidati ragazzini autistici, c’é Paolo che é iperattivo, la piccola Laura che soffre di epilessia e quando le vengono le crisi, bisogna saperla gestire. C’é Luca che é un bambino non vedente, come posso lasciarlo, per andare magari nell’altra scuola, da dove parte una chiamata per accudire qualcun altro ? Non sono situazioni facili ed è assurdo che l’asl assegni ad una sola persona 15 bambini con gravi handicap da assistere a scuola, quando uno solo di loro richiede l’assistenza anche di due persone.”

“Siamo tutte rovinate – fa notare Rosalba – dopo tanti anni, abbiamo chi più chi meno ernie del disco, contusioni, acciacchi alla schiena più o meno gravi per aver sollevato bambini, divenuti poi ragazzi anche più pesanti di noi stesse. Li abbiamo presi in braccio per calmare le loro crisi, sostenuti perchè non camminavano o presi di forza per trasferirli da una carrozzina al fasciatoio per cambiarli.”

“E’ assurdo che il nostro referente, che dovrebbe conoscere molto bene che cosa significa prendere in carico queste persone, visto che parliamo di pazienti di neuropsichiatria infantile, ne affidi ad ognuno di noi più di due, tre alla volta, spesso piccoli, frequentanti la scuola dell’infanzia” – conclude una lavoratrice

L’assegnazione di un numero così eccessivo di ragazzi speciali per ciascun assistente, è l’effetto della grave carenza di organico mai risolta per davvero e che da anni si registra nelle scuole in modo ancor più grave per gli studenti con handicap. “A ciò si aggiunge il paradosso che quei pochi dipendenti asl che sono rimasti – chiarisce Dario Cagnazzo rappresentate UIL – non potrebbero neppure svolgere le mansioni di assistenza alle persone. I lavoratori in questione infatti, circa 250 splamati nelle scuole del Salento, pur avendo la qualifica di operatore socio sanitario (OSS), è inquadrato dall’azienda sanitaria come operatore tecnico assistenziale (OTA), una categoria che c’era un tempo, ma che oramai da quasi un decennio non c’è più.

Anche giuridicamente – ci conferma Cagnazzo – questo personale si espone a rischi di natura penale nella presa in carico degli studenti con handicap. Una situazione che dura da 30 anni – come dicono gli stessi lavoratori – che nei giorni scorsi hanno protestato davanti alla palazzina di via Miglietta dell’asl, per chiedere una volta per tutte, il giusto inquadramento contrattuale rispetto alle effettive mansioni svolte.

Dopo qualche ora di attesa, il direttore amministrativo Antonio Pastore insieme al responabile del servizio di neuropsichiatria infantile dell’asl di Lecce, dottor Antonucci, hanno ricevuto una delegazione dei dipendenti oltre ai rappresentanti sindacali della UIL: Dario Cagnazzo e Antonio Tarantino.

Dall’incontro è venuto fuori che l’asl si impegnerà a rivedere le assegnazioni per ciascun lavoratore cercando di verificare il livello di gravità di ciascun studente. Verrà inoltre effettuata una ricognizione del personale, individuando l’effettiva forza lavoro e l’organico che invece ha diritto a esoneri o simili. Stabilire quindi l’eventuale possibilità di riqualificare l’organico ad OSS, categoria BS, corrispondente alle mansioni svolte effettivamente.

Si tratta di trovare le somme sufficienti per incrementare la retribuzione, somma che dovrebbe arrivare dalla Regione Puglia, così come le 600 mila euro che l’azienda sanitaria leccese ha anticipato quando l’anno scorso è riuscita a far passare i dipendenti da ausiliari a OTA. Come ausilairi infatti i lavoratori non avrebbero potuto neanche avvicinarsi ai ragazzi, potendosi occupare soltanto della pulizia degli ambienti scolastici.

Per completare l’iter di riqualificazione dell’organico – spiega Antonio Tarantino – i lavoratori secondo l’asl avrebbero dovuto parteciapre al concorsone di Foggia per OSS, cosa che non tutti hanno fatto. L’asl infatti come risulta anche dai verbali delle riunioni svoltesi sia nel 2019 che nel 2018, ha ribadito l’intenzione di impiegare gli OSS negli ospedali o servizi territoriali. L’idea quindi è quella di lasciare man mano il servizio di integrazione scolastica ai soli comuni dei vari ambiti di zona, visto che si tratta di un servizio sociale di competenza oramai delle amministrazioni comunali.

Molti dei lavoratori hanno passato una vita intera nelle scuole, fianco a fianco con gli scolari disabili. In tanti casi li hanno cresciuti, non si sentono di andare lavorare negli ospedali dopo trent’anni di servizio nella scuola. Dopo tanto tempo di lavoro in cui questa gente ha assittito i ragazzi, anche quando il loro contratto non lo avrebbe consentito – aggiunge Tarantino – si chiede il giusto inquadramento con una progressione verticale di questo personale, attraverso un bando che è già pronto.

Bisogna ricordare però – sottolinea Piccinno della CISL – che i lavoratori hanno firmato una transazione extragiudiziale in cui accettavano il passaggio dalla categoria A a B1, ovvero da ausiliario a OTA, con l’impegno di continuare il proprio lavoro in virtù delle legge regionale 16 con la quale sono stati assunti come assistenti ai ragazzi disabili.

Il personale infatti nel 2019 ha vinto una prima battaglia, anche se non ha vinto la guerra contro una errore burocratico dell’asl, che ha qualificato i lavoratori con un conratto inidoneo. Quando a Bari è stato suggerito loro, di conseguiere il titolo di OSS tramite un corso regionale, i dipendenti l’hanno fatto con la promessa di vedersi portati alla categoria corrispondete alle loro funzioni (OSS) e invece nulla. Hanno continuato a lavorare in modo improprio dice Cagnazzo. Per Piccinno però l’OTA ha una funzione assistenziale, pertanto queste persone possono tranquillamente svolgere la propria attività nelle scuole, se poi qualcuno aspira alla categoria superirore – sottoinea l’esponente CISL – dovrà accettare l’idea di essere spostato negli ospedali, come l’asl ha già fatto sapere vista la grande necessità che c’è di OSS in corsia.

Roberta Grima
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