La sanità che non va, la protesta dei sindacati

La sanità che non va, la protesta dei sindacati

Sono sempre più numerose le persone che non riescono a pagarsi le cure, specie le persone anziane, che hanno solitamente più problemi di salute e più difficoltà a sostenere le spese per prestazioni mediche – specialistiche, che il sistema sanitario pugliese, non riesce a garantire. C’é una mala organizzazione che porta a disservizi, costringendo i cittadini a rivolgersi al privato. Questa la denuncia dei sindacalisti confederali che hanno manifestato davanti al vecchio ospedale di Lecce, nei giorni scorsi. “Una manifestazione di protesta che – riferisce Salvatore Giannetto seretario generale della UIL – si sposterà il 12 dicembre, davanti alla sede del governo regionale, colpevole – a suo dire – di non aver rispettato gli accordi sottoscritti nel protocollo di intesa firmato due anni fa. In quell’occasione – ricorda Giannetto – avevamo segnalato le criticità più urgenti da risolvere in ambito sanitario e sociale, proponendo anche delle possibili soluzioni, a distanza di due anni però, Emiliano non ha realizzato alcunché. Segno che a Bari c’é una percezione diversa della realtà, rispetto a quello che vive quotidianamente la gente.” “La sanità non è quella dei social, dai quali Emiliano dovrebbe uscire – afferma Floriano Polimeno segretario provinciale della CGIL – è emblematico che, il presidente, dopo l’articolo apparso su SanitàSalento relativo all’ostetricia di Lecce, pubblicato su Facebook, abbia dato mandato di provvedere, tanto che l’Asl salentina ha trasferito in un solo giorno cinque infermieri al “Vito Fazzi” dalle strutture ospedaliere di Galatina e Copertino, sguarnendo i reparti di medicina di quei nosocomi. Manca una programmazione seria, così come per gli ospedali da riconvertire in presidi territoriali, 33 in tutta la Puglia, di questi solo 11 sono in fase di riconversione e per metà, gli altri 22 – dice Polimeno – sono degli ex ospedali, ovvero edifici chiusi senza dare alternativa sul territorio.”

“Medici, infermieri, oss, lavorano sempre in emergenza – ha detto Giuseppe Melissano, segretario regionale della CISL – senza studiare a monte un’organizzazione del sistema sanitario e delle necessità più impellenti. La settimana scorsa il presidente Emiliano ha parlato di omologare in tutta la Puglia, i laboratori di anatomia patologica, per rendere ancor più efficiente la rete oncologica. Mi chiedo se la gente ha veramente bisogno di questo e non piuttosto di un centro di ricerca sul territorio, nelle falde acquifere, sull’inquinamento ambientale e la possibile relazione con le malattie neoplastiche.
Non solo, manca un piano sulla riduzione delle liste di attesa, manca una programmazione sull’attività intramoenia dei medici, abbiamo decine e decine di primari che svolgano attività in extramoenia, venendo meno alla noramtiva perché non c’é un serio controllo.”

È necessario far capire alla Giunta Regionale Pugliese ed in particolare al suo Presidente che la sanità – dicono i sindacalisti – e le politiche sociali vanno migliorate anche confrontandosi sulle questioni reali: prestazioni, liste d’attesa, turnover, ADI ecc.. 2 anni di attesa per questo confronto sono troppi, ora il governo ascolti i lavoratori, i pensionati e i cittadini. Da qui la manifestazione del 12 dicembre, quando – dicono i sindacalisti – a parlare sarà la piazza sotto la porta della Presidenza della Giunta.

Tra i disagi più sentiti le liste di attesa, ma anche la rete del servizio di emergenza e urgenza, la chiusura degli ospedali senza un reale potenziamento dei servizi territoriali. Quanto al welfare i problemi si registrano soprattutto sull’assistenza domiciliare, dove le ore offerte al paziente per essere accudito e curato, si riducono sempre di più venendo meno la continuità del servizio.

Non solo, ma i confederali denunciano anche azioni dell’Asl poco chiare, in particolare, facendo riferimento all’azienda sanitaria leccese, Fabio Orsini della CISL, riferisce di aver scritto una lettera alla Regione, elencando una serie di disposizioni adottate dall’azienda sanitaria salentina, al di fuori delle regole, prima tra tutte le mobilità del personale che rispondono a logiche politiche e non ad una reale necessità delle unità operative ospedaliere. “Ci sono zone franche – dice Orsini – come il distretto di Nardò, dove il trasferimento del personale, avviene in maniera alquanto discutibile, soprattutto senza rispettare la graduatoria esistente.”

Il malcontento però non riguarda solo Lecce, la questione é regionale come dice Valentina Fragassi segretaria generale della CGIL.

Roberta Grima
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