“Se il mille proroghe diventerà legge definitivamente, allora faremo l’accordo con i sindacati e prorogheremo i contratti degli oss precari, che raggiungeranno i 36 mesi di lavoro, entro la fine del 2021.” Così il direttore del dipartimento regionale della salute Vito Montanaro, a proposito degli operatori socio sanitari precari e in servizio nelle asl pugliesi. Montanaro ci tiene a sottolineare che quanto detto é una possibilità, ma é tutto ancora da definire. Si aspetta quindi il decreto del governo, che sarà varato nel giro di pochi giorni.
Intanto però i sindacalisti fremono per tutelare i precari, a fronte della richiesta di chi invece, è risultato idoneo nella graduatoria del concorso di Foggia. Si tratta sempre di operatori socio sanitari, che non sono vincitori della selezione, ma sono nell’elenco degli idonei e che avanzano il diritto di essere assunti dalle asl, con la precedenza rispetto ai colleghi precari.
Le dichiarazioni di Montanaro
“In effetti – dice Montanaro – gli idonei del concorso di Foggia, avrebbero la precedenza, poiché per le nuove assunzioni la legge impone di attingere personale dalla graduatoria della selezione, valida per tre anni.”
La FSI – USAE
“Tuttavia – dice Franco Perrone, segretario regionale della FSI -USAE – chi é già in servizio nelle aziende sanitarie e ha alle spalle uno, due anni di attività, seppure a tempo determinato, non merita di essere mandato a casa. Sarebbe – dice Perrone – una pugnalata a queste persone, dopo che hanno affrontato la prima ondata del Covid e ora stanno affrontando anche la seconda.” Negare la proroga del contratto ai dipendenti a tempo determinato, significa per Perrone, togliere loro la possibilità di raggiugere i requisti per la stabilizzazione.
Secondo la legge Madia infatti, per essere stabilizzati dalla pubblica amministrazione, occorre aver maturato 36 mesi di lavoro e aver superato una selezione pubblica. Quest’ultimo requisito è stato raggiunto dai dipendenti che sono in servizio attualmente in forma precaria, avendo partecipato nel 2017 ad un avviso pubblico, mentre i tre anni di servizio vengono maturati, nella stragrande maggioranza dei casi, entro il 2021.
Maria per esempio dopo 12 anni di servzio in ADI (assitenza domiciliare integrata), tra l’altro non riconosciuti perchè dipendente all’epoca di una cooperativa, anche se erogava il servizio per conto dell’asl, dopo essere stata chiamata dall’azienda sanitaria nel 2018 con contratto a tempo, aver prestato servizio 15 mesi in pneumologia, 11 in medicina, e poi in medicina Covid, al 31 di questo mese, rischia di avere il ben servito. L’unica speranza che le rimarrebbe, é quella di essere chiamata dalla graduatoria del concorso di Foggia, al quale ha partecipato, ma dove é arrivata 6400ntesima! “Mi mancano – dice la donna – appena otto mesi, per raggiungere il requisito dei tre anni di servizio e avere la possibilità di un lavoro stabile. Dopo il Covid che ho affrontato come tanti miei colleghi precari, che continuo ad affrontare, sarebbe bello dare un senso a questo sacrificio, con il riconoscimento da parte del sistema sanitario, di quanto abbiamo fatto. Siamo stati mandati in trincea, senza un minimo di formazione, abbiamo imparato sul campo mettendo a rischio la nostra vita e quella dei nostri cari.” Maria ha scritto una lettera come altri suoi colleghi al presidente Emiliano, affinchè prenda in considerazione la vertenza degli operatori precari e dia loro dignità. “E’ umiliante accettare il lavoro quando nessuno vorrebbe farlo, rischiare, aver paura, per poi essere mandati a casa perché i colleghi in graduatoria al concorso, reclamano la priorità.”
“Una guerra tra poveri – dice Floriano Polimeno, segretario provinciale della CGIL – che si ridimensiona ad una questione puramente politica, di promesse fatte in campagna elettorale e che ora attendono risposte.
C’è da dire che i precari sono circa un centinaio per ogni singola asl, dunque per i rappresentanti sindacali di FSI – USAE, CGIL, CISL, UIL, FIALS, non sarebbero in numero tale da occupare tutti i posti vuoti. Ci sarebbe spazio per tanti quindi.
La CGIL
“Se si aggiornasse l’effettivo fabbisogno di operatori socio sanitari nelle asl – sottolinea Polimeno – si riuscirebbe a dare risposte ad entrambe le parti. Oggi il numero degli oss nella nostra azienda sanitaria salentina, è pari allo 0,5 per posti letto. Il che significa che su 1500 letti, abbiamo 720 operatori socio sanitari. In realtà questi numeri vanno aggiornati, perchè risalgono al 2019. Ogni tre anni infatti, l’asl stila il fabbisogno, l’ultimo è scaduto un anno fa e ancora nulla é stato scritto. Bisognerebbe adeguarsi alle nuove direttive che stabiliscono un operatore socio sanitario per letto, quindi non più 720, ma 1500. Ne mancherebbero pertanto all’appello la metà.”
La FIALS
“Sin’ora però, l’asl – continua Polimeno – si é limitata a seguire le indicazioni della Regione che inizialmente aveva stabilito, di portare i precari a 36 mesi. Poi però si é rimangiato quanto detto. “Con una nota ai direttori generali – ricorda Vincenzo Gentile della FIALS – si é deciso di non prorogare più alcun contratto, ma di assumere nuove persone dalla graduatoria di Foggia, seppure per soli quattro mesi.”
“Quattro mesi che non danno neanche la disoccupazione dopo – fa notare Polimeno – Contratti ridotti al minimo, proprio perché come detto, non risultano posti vacanti da assegnare in via definitiva al nuovo personale e ciò perchè manca il fabbisogno aggiornato.” Così si scontenta tutti: i precari in servizio che vanno a casa senza raggiungere i tre anni e i nuovi assunti dalla graduatoria che lavorano per pochi mesi. Bari ha fatto sapere alle asl quindi, di far scorrere la graduatoria di Foggia, “ma é un’assurdità – afferma Gentile – perché non solo si nega la possibilità ai lavoratori precari di essere stabilizzati, in linea con il decreto nazionale e gli accordi con la regione nel 2017, ma si nega anche la continuità assistenziale che si avrebbe ricofermando il lavoratore già in servizio, senza ricominciare da zero.”
La UIL
Per i precari assunti prima fuori dalla graduatoria del concorso di Foggia – dice Dario Cagnazzo della UIL – non dovrebbe esserci alcun problema ad ottenere la riconferma dei contratti sino a tre anni. E’ un diritto sancito dalla legge e dagli accordi tra sindacati e regione, che prevedono la proroga sino a 36 mesi più 12, salvo assunzione a tempo indeterminato. Il problema si pone per coloro che sono nella graduatoria di Foggia come idonei, perché alcuni come detto sono stati chiamati per quattro mesi, altri non hanno ricevuto dall’asl alcun rapporto di lavoro e aspettano l’assunzione definitiva, che reclamano al posto di un’eventuale proroga dei colleghi in servizio a tempo. Aspettiamo – conclude Cagnazzo – la convocazione a Bari prevista l’otto gennaio, quando si discuteranno le ragioni e i diritti di chi é nell’elenco di Foggia, di chi appartiene invece ad una graduatoria precedente e di chi è stato chiamato dall’elenco foggiano per pochi mesi.”
Un pasticciaccio che si risolverebbe per Polimeno, tenendo conto dei 1500 oss che servono complessivamente in pianta organica, secondo il fabbisogno aggiornato ai nuovi parametri.
“Dopo le feste – ha detto Montanaro – aspettiamo dalle aziende sanitarie il fabbisogno del personale aggiornato, per poi sederci con i sindacati e decidere il da farsi.”
“Se lasciamo in servizio i precari – dice ancora il segretario della CGIL – si potranno assumere nella rete ospedlaiera, a occhio e croce, solo nel Salento, altri 800 operatori che andrebbero ad aggiungersi ai 720 già assunti, per arrivare a 1500. Oltre a questi c’è tutta la rete della sanità territoriale, che é all’anno zero in termini di organico da assumere. Così facendo si eviterebbe tra le altre cose, che lavoratori precari come medici, infermieri, tecnici, vengano confermati sino al raggiungimento dei tre anni e invece gli oss vadano a casa, come da indicazione ultima della Regione Puglia che ha invitato le asl a fare contratti a 4 mesi, ma solo per le figure degli oss. Strano e sintomatico che accada solo per gli operatori socio sanitari -conclude Polimeno-.”
“Se poi teniamo conto che la Puglia ha 10 asl di fatto, tra Lecce, Brindisi, Taranto, Bari e strutture ecclesiastiche, i posti da assegnare ai candidati di Foggia sarebbero migliaia.”
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *