Ospedale ecclesiastico con contratti pubblici, ma i dipendenti non hanno il premio produttività

Ospedale ecclesiastico con contratti pubblici, ma i dipendenti non hanno il premio produttività

Se la Regione fosse nelle condizioni di poter riconoscere all’ospedale accreditato “Panico” di Tricase, un budget adeguato ai servizi sanitari offerti, non avrebbe remore a investire in una delle eccellenze sanitarie pugliesi – l’ha detto Vito Montanaro, direttore del dipartimento regionale della salute – Siamo assolutamente convinti – ha continuato il manager – che il “Panico”, insieme agli altri due ospedali ecclesiastici di Acquaviva delle Fonti e San Giovanni Rotondo, rappresentano tre eccellenze della nostra regione e assicuro – ha aggiunto – che l’attuale tetto finanziario versato ai tre centri, é già ben superiore a quello che effettivamente potremmo versare. Facciamo enormi sforzi per il “Miulli”, il “Panico” e l’ospedale di San Giovanni Rotondo, riconoscendo loro, anche più di quanto previsto dalla legge, perché siamo consapevoli, che si tratta di tre strutture di assoluto rilievo per il sistema sanitario pugliese pubblico e quindi noi abbiamo il dovere di investire.

Da 2020 nuove valutazioni per i centri privati accreditati
Purtroppo però – ha sottolineato Montanaro – siamo una regione che dal 2010 é stata in piano di rientro e poi in piano operativo. Abbiamo avuto ben nove anni per dolerci, perché non abbiamo le possibilità, di riconoscere a queste strutture, un incremento di tetto meritatissimo, per effetto della loro capacità produttiva. Aspetto quest’ultimo, sul quale tuttavia concentreremo le nostre attenzioni a partire dal 2020.

Trattenere nei nostri centro medici i cittadini, sarà uno dei parametri per avere l’incremento finanziario.
“Il nuovo patto della salute 2019 – 2021 infatti, sul quale stiamo lavorando – ha spiegato Montanaro – sarà approvato dal ministero entro l’anno, ci darà la possibilità, con un articolo di legge, di fare delle valutazioni diverse rispetto al passato, sulla mobilità sanitaria. Verrà esaminato come criterio per assegnare un aumento di budget, il numero di persone che una struttura sanitaria è in grado di attirare a sé. Sarà presa in considerazione, per distribuire le risorse finanziarie, la capacità di trattenere i cittadini in loco, evitando che vadano fuori regione per curarsi, riducendo così la mobilità passiva.” Questo significa, poter ridurre gradualmente i 300 milioni di spesa che la Puglia versa ad altre regioni, per le cure prestate ai pugliesi nelle asl del nord. “Il risparmio ottenuto – ha aggiunto Montanaro – verrebbe così investito nelle strutture virtuose. Stiamo aspettando che si avvi questo processo, tant’è che siamo in stretto contatto con tutti i centri privati accreditati.”

“Qui al “Panico”, mai visto in dieci anni un premio produttività”.
Il tetto assegnato al “Panico” oggi, da parte della Regione, é una somma inadeguata che certamente non consente all’amministrazione un incremento di fascia contrattuale per i dipendenti, che da dieci anni non hanno alcun avanzamento. “Da quando sono entrato nel 2007 – riferisce un lavoratore – sono sempre nella stessa posizione contrattuale. Fa scalpore il ritardo di un anno da parte dell’asl nel pagare ai dipendenti il premio produttività, quando da noi non é mai stato percepito, almeno da quando sono io qua dentro oltre dieci anni.”

Dare ai giovani prendendo da chi è andato in pensione
“Tanti infermieri – continua il lavoratore – sono rimasti nella categoria D0, anche dopo un decennio di attività. In quindici anni, solo il 20% degli infermieri ha avuto un avanzamento di fascia. Il motivo non é ben chiaro, a Luglio si è tenuto un incontro tra i vertici dell’ospedale e i rappresentanti sindacali, quello che è emerso, é che la Regione sarebbe inadempiente verso lo stesso ospedale che non percepirebbe il budget adeguato. tuttavia noi dipendenti riteniamo che qualcosa l’azienda potrebbe fare, considerato che parte del personale è andato in pensione e che quindi quelle somme prima versate, potrebbero essere ridistribuite agli infermieri che attendono in un avanzamento di fascia.”

Stesse figure, stesso contratto, due stipendi diversi
La rabbia degli infermieri del “Panico”, é che ci sono colleghi che lavorano nel pubblico e che a parità di età anagrafica e anni di servizio, hanno due posizioni contrattuali, peggio ancora chi è nel pubblico da qualche anno si trova in categoria D4, D5 ovvero più avanzata rispetto a chi nel “panico” lavora da oltre dieci anni in una posizione pari a D0. La differenza é soprattutto economica, l’infermiere che lavora nel centro di Tricase senza aver mai percepito un premio produttività, di fatto ha una busta paga con circa 1200 euro all’anno in meno, che invece riceve il collega in servizio nel pubblico. Eppure Tricase, vanta l’applicazione del contratto pubblico ai suoi dipendenti, pur essendo una struttura privata, cosa un pò incosueta. La differenza di stipendio tra colleghi a parità di servizio, si traduce anche in distinzione ai fini pensionistici: ogni avanzamento di fascia, equivarrebbe a circa 80, 90 euro in più nette.

“Non saremmo arrivati a questo punto – esordisce un infermiere – se i sindacati fossero stati più incisivi presso i vertici dell’ospedale, che rimandano il tutto a Bari.”

La risposta della direzione amministrativa
Taglia corto Maria Grazia Coluccia, direttrice amministrativa del “Panico”: “che io sappia qui non è mai stato contemplato il premio produttività, il fatto che i dipendenti abbiano lo stesso contratto della sanità pubblica, é già una grande opportunità per i lavoratori; dopodicché, la Regione non riconosce un tetto commisurato a quanto viene offerto agli utenti e pone allo stesso livello delle strutture sanitarie private, che lavorano in elezione, ospedali come il “Panico” che ha un pronto soccorso, un centro trapianti di midollo, due terapie intensive: una neonatale e un’altra cardiologica, un centro di ricerca per le malattie neuro degenerative. Tutto questo non può essere paragonato alla struttura sanitaria privata, che lavora programmando ricoveri o appuntamenti. La Regione deve capire chi ha di fronte insomma e fare delle scelte, altrimenti chiudiamo ad agosto e così diamo il premio produttività ai dipendenti, all’utenza spieghiamo che avendo terminato il budget e dovendo pagare anche i lavoratori, non possiamo dare continuità nei servizi.”

La replica della Regione
“Come direttore del dipartimento della sanità della Regione Puglia – ha riferito Montanaro – devo pensare prima al pubblico, perché teoricamente il privato lavora pur lavorando per il sistema sanitario pubblico, per questo accreditato dalla Regione che compra delle prestazioni a pagamento, tuttavia il “Panico” svolge anche un’attività puramente privatistica, per dare servizi ai cittadini paganti, da questa attività puramente privata, il “Panico” potrebbe ricavare delle somme per i propri dipendenti. Stiamo parlando di 50, 60, 100 mila euro per il rinnovo del contratto al personale del comparto.” Il fatto che Montanaro sottolinei l’aspetto privatistico del nosocomio di Tricase, pur riconoscendo che la struttura eroga servizi per conto del sistema sanitario pubblico, fa ricordare che la struttura ospedaliera é prima di tutto di natura privata ecclesiastica, non é dipendente dallo Stato, quindi dalla Regione, anche se questa acquista alcuni servizi, pagandoli probabilmente in modo inadeguato.

“Oggi non possiamo fare nulla – ha detto Montanaro – basti pensare che anche nel pubblico, tutti i dipendenti del comparto, per non parlare dei medici hanno avuto il rinnovo del contratto a giugno del 2018 e stiamo parlando di 20, 30 euro netti. Così i medici ad oggi, non hanno avuto il rinnovo del contratto, pertanto i dipendenti del “Panico” che lamentano il mancato incremento di fascia e del premio produttività, non possono sentirsi tanto diversi dai loro colleghi, anzi sono tutto sommato dei privilegiati, avendo un contratto uguale a quello nazionale, pur lavorando nel privato, come ha detto la direttrice amministrativa. Trovo però scorretto e poco etico – ha continuato il direttore del dipartimento della salute – che la stessa direttrice Coluccia, attribuisca al governo pugliese, la responsabilità di questa situazione.

“Detto ciò – ha proseguito Montanaro – é chiaro che se avessimo più soldi, alzeremo il tetto ai centri privati, se avessimo qualche milione in più saremo più contenti, perché per esempio ridurremmo le liste di attesa. L’aumento del budget e il riconoscimento ai dipendenti di un aumento della retribuzione, non sono grandezze omogenee. Certo con una somma adeguato al “Panico”, forse l’ospedale avrebbe una marginalità sulla produzione che riconoscerebbe quel surplus ai lavoratori. La volontà della Regione c’é – ha sottolineato Montanaro – e questa volontà passerà per il miglioramento generale della sanità. Non appena sarà affrancato a breve il patto della salute e il programma operativo al quale siamo ancora costretti. Ad oggi non possiamo ancora permetterci di andare fuori dalle regole che Roma ci ha imposto, ma con il nuovo patto della salute, ci sarà una nuova contrattazione della mobilità fuori e dentro la regione. Oggi invece non possiamo sforare un limite di spesa per la mobilità passiva, con il nuovo anno, se dimostriamo di aver evitato i viaggi della salute fuori dalla Puglia, verremmo premiati con un aumento del fondo sanitario e quindi i centri sanitari più produttivi pugliesi, saranno premiati con più investimenti.

Sapere chi fa cosa per premiare correttamente la produttività
E qui entra in gioco la politica locale, che ovviamente deve poi investire nei “pezzi da novanta”, ovvero nelle capacità e meriti dei professionisti che stiano nel pubblico o nel privato, ma che attirano cittadini, invece di farli andare verso il nord a curarsi e in Puglia di medici competenti ce ne sono tanti. Per troppo tempo però, gli stessi amministratori non sanno chi sono i pezi , cosa fanno e quale casistica hanno. Tutti elementi importanti se davvaro come dice Montanaro si vuole investire sulla produttività.

Roberta Grima
ADMINISTRATOR
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