La realtà che arriva dai reparti Covid dell’Asl Lecce non é confortante, con corsie ormai piene da giorni di pazienti colpiti dal Corona virus e personale ridotto all’osso, che fa fatica ad assisterli. Nessuna comunicazione arriva dalla direzione Asl e dei presidi, nei reparti che stanno andando in tilt, dove é difficile garantire anche le normali attività quotidiane di igiene e cura dei pazienti, compiti propri degli Oss. Molti di loro, a tempo determinato, sono stati mandati a casa dall’Asl, su indicazioni regionali, lasciando corsie sguarnite di assitenza.
Il caso più recente quello degli infettivi del “Fazzi”, organizzato su due piani con 36 persone ricoverate, per 40 posti letto in tutto. Lì c’è un Oss per piano, con enormi difficoltà a garantire l’assistenza adeguata a tutti e 36. Il reparto vedrà a breve sette operatori socio sanitari venir meno, perchè con contratto in scadenza il 31 marzo. Situazione simile anche in altri reparti critici, per cui per far fronte all’emergenza assistenziale, l’Asl invece di prorogare i contratti agli Oss precari e mandare avanti l’assistenza ai pazienti, ha deciso di chiudere alcuni servizi ospedalieri, per ricavare personale da inserire nei reparti dove c’è più bisogno.
Nel Dea, ospedale Covid di Lecce, l’altra sera alle 21, si contavano 37 pazienti con Corona virus, in attesa di un posto letto. Tutti ricoverati di fatto nel pronto soccorso che reparto non é, ma che si trova a dover assistere in tutto e per tutto 40 persone, con un medico e un solo Oss per turno. Erano due sino a poco fa, ma il secondo é forzatamente in ferie, con contratto in scadenza a fine mese. La situazione é ormai fuori controllo, mentre nel Salento, aumentano i casi di cittadini infettati: circa trecento al giorno.
A Galatina, altro ospedale Covid, l’Asl pensa di rispondere all’emergenza, aggiungendo posti letto nelle malattie infettive, ma il personale al momento è insufficiente. Anche qui però l’Asl manda a casa gli Oss precari che hanno contratti a termine il 31 marzo, senza prorogarli. Il governo regionale permette il lusso di mandarli via in piena emergenza, quando anche girare un paziente da supino a prono, per farlo respirare, diventa difficile farlo, quando non ci sono operatori sufficienti. Il paradosso è che l’azienda sanitaria chiede turni straordinari ai pochi Oss rimasti in servizio, pagando loro gli straordinari, eppure potrebbe lasciare nei reparti i dipedenti precari, prorogandoli senza costi aggiuntivi, ma utilizzando i fondi europei destianti all’emergenza sanitaria
Oltre il danno la beffa perchè, come dice Dario Cagnazzo rappresentante sindacale della Uil, l’Asl leccese sta reperendo forza lavoro, chiedendo turni aggiuntivi a chi è in servizio, mentre é notizia dell’altra mattina – ci dice l’esponente della Uil – che alle Asl della Bat e di Bari, è possibile fare domanda per essere assunto nella campagna vaccinale. Al bando però, non può partecipare chi é già assunto nelle aziende sanitarie, sono esclusi quindi per una sorte beffarda, anche questi Oss precari che mandati in ferie forzate, risultano ancora dipendenti delle Asl, sino a scadenza del contratto al 31 marzo.
A pagare le conseguenze di queste scelte politiche non solo i lavoratori, ma anche i pazienti.
Intanto martedì a Bari, i rappresentanti sindacali sono convocati al tavolo Sepac con la task force del governo pugliese. La speranza è che si possa fare ancora in tempo a recuperare i lavoratori precari, che sono già vaccinati, formati, che sanno come affrontare questa pandemia, avendo già superato la prima e la seconda ondata.