Dopo Brindisi anche Lecce é pronta a liquidare gli operatori socio sanitari in servizio a tempo determinato nelle corsie degli ospedali, mandandoli a casa. La notizia è arrivata il 19 marzo nella direzione generale di via Miglietta, dove il direttore generale dell’Asl Rollo, ha incontrato i rappresentanti sindacali, i quali hanno riferito dopo la riunione, che gli Oss in servizio a tempo determinato, saranno sostituti dall’azienda sanitaria, da altri colleghi precari.
Mentre era in corso un’acceso dibattito tra le parti, fuori dalla direzione generale, una delegazione di lavoratori aspettava trepidante, manifestando contro la mancata proroga dei contratti, in scadenza al 31 marzo. Chi lavora in terapia intensiva Covid, chi negli infettivi o nella pneumologia del Dea, chi ancora nel 118. Chi più, chi meno, sono tutti in prima linea. Hanno affrontato la prima e seconda ondata, accettando la chiamata dell’Asl quando aveva bisogno di loro, quando ancora non c’erano i dispositivi di protezione, quando molti hanno rifiutato la chiamata alle “armi” per paura, mentre loro, che si sono anche ammalati di Covid, dal 1 aprile saranno buttati fuori, dopo le promesse di Emiliano che secondo la Uil e non solo, aveva assicurato in campagna elettorale, di voler stabilizzare questa gente precaria, anche come riconoscimento del loro lavoro in emergenza.
A distanza di cinque mesi dalle ultime promesse elettorali, la situazione – da quanto riferito da Tarantino – si è capovolta: nessuna indennità Covid, nessuna stabilizzazone se non per chi riuscirà a maturare i tre anni entro la fine di questo mese, dopodicchè a sostituire i dipendenti precari, saranno altri operatori socio sanitari presi dalla graduatoria degli idonei, del concorso di Foggia. Una selezione sul quale sta indagando al procura e da dove l’Asl leccese è già pronta a chiamare 181 nomi idonei, che dovrebbero essere affiancati dai colleghi in uscita.
Una decisione quella di mandare a casa chi ha affrontato la pandemia, ammalandosi in alcuni casi, che ha scatenato la rabbia di tanti contro il governo di Emiliano, ritenuto responsabile di quella che sarebbe una decisione puramente politica.
La frustazione e precarietà degli oltre 200 Oss nel Salento, si traducerebbe per i sindacati, in un servizio assistenziale precario anche per i pazienti, interrompendo una continuità di servizio, che in questo momento proprio la Puglia non può permettersi. Da qui la proposta dei sindacalisti di mantenre personale in servizio, piuttosto che mandarlo via come chiarisce Enzo Cortese della Usb
A sentire la Cgil nel leccese, come a Brindisi, i dipendenti che subentraranno con contratti anche loro a tempo, non solo sono da vaccinare, ma anche da formare, cosa che invece non si pone con gli attuali Oss in attività.
Un clima tesissimo non solo nel Salento, ma in diverse Asl della Puglia e che oltre alla rabbia ha lasciato tanta delusione e disperazione. Alex, operatore socio sanitario a bordo dell’ambualanza del 118 di Lecce, ha negli occhi la delusione di chi non sa cosa dire a casa. “Allora papi ?” Così gli ha scritto in un messaggio sul cellulare la figlia tredicenne, speranzosa per una nuova assunzione definitiva, nel giorno della festa del papà. “Che le dico ?” chiede Alex, guardandosi attorno.
Prende tempo e intanto si sfoga. Ha gli occhi lucidi, ma di nervosismo, per aver vissuto un anno e mezzo come un cane dice lui. “Ho dormito e mangiato in un garage, per non far correre rischi ai miei due figli e a mia moglie, che mi portava da mangiare e adesso mi buttano via”. C’erano delle promesse, c’erano anche degli accordi tra sindacati e Asl salentina, in delegazione trattante, che stabilivano la proroga dei precari sino al raggiungimento dei 36 mesi, requisito per ottenere la stabilizzazione.
Invece é andato all’aria ogni impegno preso, mentre tutto quello che queste persone hanno vissuto e afforntato tra prima e seconda ondata del Corona virus, resta per loro soltanto un ricordo. Ore interminabili in quelle tute bianche che sono diventate le loro corazze.
“Non si possono dimenticare – dice Maria Antonietta, una delle 141 operatrici sociosanitarie (Oss) brindisine mandate a casa – gli occhi smarriti di chi imprigionato a letto, affamato d’aria, cercava un contatto umano in noi, unico punto di riferimento, noi Oss bardati dalla testa ai piedi e che di umano non avevano più alcuna sembianza.”
Un esercito di 800 operatori socio sanitari precari solo a Brindisi, ma che si aggiungano a quelli delle altre provincie pugliesi e che, insieme a medici e infermieri, hanno mantenuto in piedi un sistema sanitario al collasso.
“Nonostante ciò – fa sapere Maria Antonietta in una lettera inviataci qualche settimana fa – il governo pugliese tramite le Asl, ci dà il ben servito, liquidandoci. Eppure – scrive la donna – eravamo risorse preziose per gli ammalati, l’unico legame con il mondo esterno a sua volta barricato dentro casa, l’unico legame con la vita, per alcuni purtroppo l’ultimo, perché in tanti non ce l’hanno fatta, in tanti se ne sono andati via dentro un sacco senza un saluto d’addio, in quel sacco ce li abbiamo messi noi e non senza coinvolgimento emotivo.”
A Brindisi la situazione è drammatica. “Qui nel Perrino – dice Chiara Cleopazzo della Cgil – i contagi aumentano e Oss non ce ne sono, moltissimi si sono ammalati, non c’è personale da nessuna parte e tra poco si sentiranno gli effetti drammatici – Non è questione di incrementare i posti letto, è questione di arruolare uomini e donne, Oss in questo caso, invece li mandano a casa. Non si capisce che fine hanno fatto i fondi Covid destinati alle assunzioni in pandemia.”
Diversa la situazione a Taranto dove il direttore generale Stefano Rossi ci chiarisce che su 564 posti di Oss, indicati come fabbisogno dell’Asl, ce ne sono di ruolo 433. La differenza sarà colmata con le prime 99 assunzioni di idonei nelle prossime settimane, ma a tempo indeterminato. “Non si sostituisce – dice Rossi – precariato con altrettanto precariato, ma con organico di ruolo. Poi seguiranno le altre assunzioni a tempo indeterminato man mano che scadono i contratti dei precari. Questi ultimi vedremo dopo, se e come ricollocarli.” Saranno pochi, circa 14 persone, perchè un centinaio appartengono all’elenco degli idonei e rientraranno quindi nelle assunzioni definitive.
Una situazione quella tarantina, molto diversa da quella di Lecce, Bat e Brindisi, dove nelle corsie la situazione é grave. “Siamo stati mandati via – scrive Maria Antonietta Oss brindisina precaria – senza essere rimpiazzati da altri operatori e non abbiamo visto nessun intervento a tutela, non nostro, ma dei pazienti, ai quali, in tutto questo tempo, è venuto a mancare il supporto della nostra importante figura. Il sindacato ha fatto denuncia ai NAS, ma nessuno li ha visti…eppure la situazione è molto grave.”
“Che governo é – conclude Maria Antonietta – quello che per anni ci ha ingannato, sfruttato durante la pandemia, costrigendoci a turni massacranti, per poi darci un calcio nel sedere ? Veramente lo si vuole definire GIURIDICO e CIVILE senza provarne IMBARAZZO ?”
Accuse dai toni dure arrivano anche da Antonio Tarantinos egretario provinciale della Uil che critica duramente Vito Montanaro, direttore del diaprtimentor egiaoneld ella salute e il presidente Emilinao. Il primo
che avrebbe rimangiato quanto detto una quindicina di giorni fa sulla autonomia dei direttori delle Asl, di prorogare i contratti a tempo, vista poi la nota a sua firma che obligherebbe le Asl a mantenere i rpecari sino alla fine del mese, il presidente della Regione invece, da uomo di legge qual’é , avrebbe secondo sempre il sindacalista, violato ogni norma, con la decisione politica di lasciare fuori dalle assunzioni i precari, impedendo loro di maturare i tre anni di servizio per arrivare alla stabilizzazione.
Ora quello che sta accadendo in Puglia é una lotta tra poveri in piena emergenza Covid
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