Partiranno a breve le procedure per la progressione orizzontale di carriera del personale sanitario dell’asl di Bari. Si tratta di un’integrazione economica, che verrà riconosciuta a partire dal 1 gennaio 2021. A darne notizia i segretari regionali delle sigle sindacali CGIL, CISL, UIL e FIALS, rispettivamente Lonigro, Stellacci, Longo e Albenzio.
I rappresentanti sindacali, erano pronti a scendere in piazza con i lavoratori, per reclamare il diritto sacrosanto – dicono – di vedere attivata quell’istituzione prevista dal contratto nazionale, del passaggio retributivo alla fascia economica superiore. Una procedura prevista nel pubblico impiego, in base all’esperienza acquisita dal lavoratore, ai risultati raggiunti, alla formazione e aggiornamento individuale.
La vertenza é giunta ad un accordo positivo, prima di arrivare sul tavolo della prefettura, dopo un lungo confronto tra sindacati e direttore genale dell’asl, Antonio Sanguedolce e che ha fatto sospendere lo stato di agitazione che avevano in mente di proclamare i lavoratori.
Si é raggiunto l’accordo di sbloccare le procedure di riesame delle schede di valutazione individuale, relative agli anni 2017, 2018 e 2019, per il riconoscimento della performance, che serviranno per capire a chi assegnare l’incentivazione economica. “Non c’é motivo – ha detto Stellacci della CISL – di non adottare l’integrazione salariale. Già l’anno scorso, per tanti problemi burocratici, non si è provveduto ad attivare la progressione economica, quest’anno, salvo sorprese, la questione andrà in porto.”
Più complicata invece la situazione a Lecce, dove la direzione dell’asl non ha trovato un’intesa con le organizzazioni sindacali. C’è – spiega Franco Perrone della FSI -USAE – una circolare del MEF (ministero di economia e finanza), che chiarisce come l’integrazione economica, va riconosciuta al 50% degli aventi diritto, questo per evitare di distribuire a pioggia risorse aggiuntive, se non per merito.
“Avevamo chiesto alla direzione strategica – aggiunge Perrone – di fare presto individuando i primi 2027 dipendenti su un totale di 4055, ai quali erogare il contribuito, per poi fare lo stesso ala restante parte nell’anno successivo. Niente da fare, per la direzione dell’asl, la circolare va intesa diversamente: il 50% dei lavoratori è da considerare come platea complessiva, per cui in due anni l’asl assegnerebbe l’integrazione salariale al 25% e poi nella seconda annualità all’altro 25%.” Interpretazioni che i sindacati non accettano, ma sulla quale l’azienda sanitaria ha chiesto un parere “pro veritate” per la corretta interpretazione.
Il parere di esperti è stato rilasciato all’asl, che quindi ha convocato per il 25 novembre prossimo – conclude Perrone – noi sindacalisti. Le premesse però non promettono nulla di buovo, nella comunicazione c’è scritto infatti: “stato dell’arte”, come a dire che ancora manca una definizione degli aventi diritto.
Il problmea é che si rischia di perdere il diritto se dovesse sopraggiungere una nuova classificazione del eprosnale. Una spada di damocle sui ,avoratori che chiedono di non eprdere tempo.
Non solo, ma nell’incontro del 19 novembre, si è deciso anche gli iter amministrativi per le mobilità di urgenza, poste in essere dalla direzione aziendale, saranno immediatamente riportate nell’alveo del vigente regolamento aziendale sulla mobilità interna. Infine è stata condivisa la scelta di istituire immediatamente un monitoraggio sull’efficacia dei protocolli per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro tra Direzione Generale, organizzazioni sindacali e R.S.U.
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