Una vita sospesa dal Covid-19

Una vita sospesa dal Covid-19

Una vita sospesa dal Covid-19. E’ quella di una donna di Nardò, che da oltre un mese attende di poter fare un intervento per evitare l’amputazione dell’arto. L’operazione alle gambe è necessaria anche per poter fare a maggio una risonanza magnetica con contrasto e controllare eventuale recidiva del tumore che l’ha colpita tre anni fa.

Il 27 febbraio scorso, la donna é stata sottoposta ad un intervento nell’ospedale di Copertino, dove l’anestesista insieme ad un ingegnere, ha collegato alla spina dorsale della signora, un elettrostimolatore midollare per poter ridurre il dolore alle gambe affette da un’ischemia, dovuta dall’effetto della radioterapia che ha danneggiato le vene. Un vero e proprio pacemaker del dolore, che dà impulsi agli arti, favorendo l’apertura delle vene e migliorando la circolazione sanguigna. L’intervento era necessario per evitare che le gambe andassero in cancrena, tuttavia era temporaneo perchè una parte dell’elettrostimolatore rimaneva esterna per regolare la frequenza degli impulsi. Una volta individuata la giusta potenza dell’elettrostimolatore, sarebbe dovuto essere installato sotto cute, con una seconda operazione. Questa secondda sarebbe stata poi quella definitiva da effettuare sempre a Copertino i primi di marzo.

Il medico si ammala di Covid e la paziente non trova alternative
Sfortunatamente l’anestesista che avrebbe dovuto eseguire l’intervento, si è ammalato di Covid-19, i tempi si allungano, il medico finisce in terapia intensiva, viene trasferito poi agli infettivi di Lecce, passano settimane e successivamente c’è il trasferimento nell’ospedale post-Covid di San Cesario. Trascorre un mese e la signora resta sospesa e insieme alla nuora si auto isolano in quarantena, non appena vengono a sapere che proprio il medico che aveva applicato l’elettrostimolatore, si era ammalato di Covid-19. Quindi gionri di ulteriore angoscia a quella che già si viveva, tutto diventa più difficile, la nuora Stefania cerca disperatamente un’alternativa e contatta telefonicamente tutti i medici con i quali sua suocera, aveva avuto a che fare negli ultimi tre anni. Nessuno però si fa avanti. Il Coivid-19 ha reso tutti irrintracciabili.

Giusto in tempo per togliere i punti, poi tutto chiuso
“Abbiamo fatto in tempo solo a togliere i punti – racconta Stefania – perchè poi l’ospedale di Copertino ha chiuso e il personale è andato tutto in quarantena. La ferita però dell’intervento andava medicata, l’elettrostimolatore controllato, troppo tempo in attesa significava rischiare una qualche infezione. L’apparecchio è sempre un corpo esterno collegato al midollo con fili che restano fuori. Era previsto che questa situazione durasse solo una settimana, perchè poi ci sarebbe stato – conclude Stefania – l’operazione definitiva. Operazione che però non é mai arrivata

Un mese per avere la medicazione della ferita da un medico in pensione
Gli unici contatti che Stefania aveva, erano telefonici con l’anestesista che aveva operato sua suocera e che lentamente si stava riprendendo. Il medico però non può materialmente fare nulla e le indica un paio di suoi colleghi, sempre di Copertino irreperibili, fino a quando l’anestesista in quarantena, trova la disponibilità di un collega in pensione, a medicare la ferita della signora. La settimana scorsa, dopo un mese di disperazione e dolori, la donna finalmente riesce ad avere la medicazione dal medico pensionato.

Non si trova personale specializzato
Non finisce qui perchè serve l’intervento definitivo e Stefania fa un appello perchè non sa a chi e dove rivolgersi per aiutare sua suocera. “Non so a chi chiedere e dove andare, perchè non basta qualsiasi anestessita o chirurgo, ma é necessario che siano specializzati in questo tipo di operazione e conoscano l’elettrostimoaltore.”

Roberta Grima
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